Forse è meglio non fare domande

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Due giorni dopo.

<<Summer chiudi quella bocca altrimenti non risponderò più delle mie azioni!>>

<<Non è colpa mia se la notte non dormi! Ti da fastidio qualsiasi cosa Astrid...>> Non appena la vedo pronta ad imboccarmi, con un gesto brusco mi volto dall'altra parte del letto.
<<Ginevra ha detto che devi mangiare.>>
Stringo i denti arrabbiata.
<<Non mi interessa quello che dice Ginevra.>>
<<Allora te lo impongo io! Non ti interessa neanche quello che dico io?>> Nei suoi occhi grandi e verdi noto una triste speranza.
Dopo svariati secondi sospiro rassegnata.

<<Devo proprio rispondere?>>
Mi sforzo di sorridere, per poi vedere la sua preoccupazione.
<<Scherzavo!>> Un sospiro pesante invade i miei polmoni stanchi. <<Ma mangio da sola. E quella zuppa la puoi buttare. Passami l'insalata per favore.>>

<<Si, tieni.>> Appoggia il vassoio di legno sulle mie gambe stese. <<Poi riposati. Hai delle occhiaie spaventose.>>

<<D'accordo.>>

<<Vado a prenderti un'altro pò di acqua.>>
Ad un passo dalla porta si rigira verso di me per poi puntarmi uno sguardo minaccioso.
<<Non provare a scappare. Altrimenti te la farò pagare. Non sarò buona come Omar se ti becco in giro.>> Un po' sorpresa dal suo tono alzo le mani in segno di resa, leggermente divertita.

Non appena mi rendo conto di essere rimasta sola, chiudo gli occhi esasperata.
La stanchezza pervade il mio intero corpo. Osservo un punto vuoto di questa camera tanto bianca quanto snervante.
Il non sapere da dove arrivi quel pezzo di carta con sopra incise quelle due parole non fa che aumentare il mal di testa.
In queste due notti ho atteso e atteso senza alcun successo.

Una miriade di pensieri sovrastano la mia mente, rendendola più confusa del solito.
Ciò mi destabilizza. Mi destabilizza quello che sento, o meglio, ciò che scorre dentro di me.
Nelle mie ossa, nel mio sangue, nel mio respiro. C'è qualcosa di nuovo, qualcosa di spaventosamente diverso.

Fisso tutti gli angoli della stanza, ma ormai mi sembra di conoscerli già a memoria.
Lentamente mi siedo, rendendomi conto che il dolore è quasi sparito.
<<Devo uscire di qua...>>
Una volta scesa e vestita, lo scricchiolio della porta mi fa voltare verso di essa per poi trovarmi ad osservare una folta chioma rossa.
<<Bambolina!>>
Con pochissima delicatezza, finisco di mettermi le scarpe, cercando di ignorare completamente la figura appena entrata.
<<Sono contento ti sia ripresa!>> Dal tono sembra solo che divertito dalla situazione.
Si avvicina ulteriormente.
Serro i denti dal fastidio.
<<Vattene Chase.>>

<<Sai, quasi mi è dispiaciuto vederti in difficoltà l'altro giorno. Mi aspettavo...>> Riflette un po', gironzolando per tutta la stanza, per poi continuare <<di meglio.>>
Tutto ciò che faccio è cercare di non ascoltarlo. Innervosita finisco di allacciarmi le scarpe per poter uscire al più presto da questa scatola bianca.
All'improvviso si piazza davanti a me.
Appoggia entrambi i gomiti ai piedi del letto così da sorreggere il viso per poi sorridere in un modo inquietante.
Sento la sua attenzione su ogni centimetro di pelle. Mi lego i capelli colorati in una coda alta per togliermeli dal viso, dato il fastidio solletico che mi provocavano.
<<Non è facile stare qui.>>

<<Quello che faccio io non ti riguarda. Mi spieghi per quale ragione sei qui?>>

<<Ush...>> Si porta una mano al cuore con un un'espressione addolorata.
Idiota. <<Questa ha fatto male bambolina.>>

Una volta finito di preparare il tutto, anche se non in piene forze, faccio per andarmene ma la sua voce mi blocca di nuovo.
<<Non è facile stare qui vero?>>
Stranamente mi sembra del tutto serio.
Stavolta lo guardo per diversi secondi incredula.
<<Credi che io non l'abbia capito? Pensi veramente che mi piace stare qua?>>
La borsa mi cade a terra.

Hayden ritrova la sua compostezza prepotente infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.
<<Presto ti accorgerai che a nessuno piace stare qua.>> Ammette tra lievi risate.
Qualcosa non va. Perché i suoi occhi sembrano tremendamente disperati?

Alla fine quello che lascia prima l'infermeria è lui, ma non prima di aver detto due parole che rimbombano da due giorni nella testa.
<<Farai bene a non fidarti bambolina.>>

    ❄️             ❄️         ❄️

Non avrei mai pensato di dirlo ma ora più che mai desidero una televisione.
Sovrasterebbe il rumore del silenzio di questa stanza, che non sarà mai mia.
Ormai sento di non appartenere più a nessuno, nemmeno a questo posto che scommetto cela più bugie che verità da scoprire.

Fisso in continuazione le pagine bianche come il latte di questo quaderno, ma in realtà la mia concentrazione è rivolta alle parole del rosso.
Hayden e il biglietto. Sarà tutto una casualità?
Forse è meglio non farsi domande. Giusto?

<<La professoressa vuole che ognuno di noi faccia un tema dove spieghiamo come ci sentiamo quando utilizziamo i nostri poteri. Mi ha detto di dirtelo dato che sei la mia compagna di banco.>>
Mi aveva riferito Chloe qualche ora prima.
Era venuta a trovarmi in infermeria, ma Summer incredibilmente arrabbiata con me, data la mia disobbedienza, gli aveva detto che ero tornata in stanza.

Come mi sono sentita?
Viva? Potente?
Che compito inutile.
Malgrado la mia scarsa buona volontà afferro la penna e inizio a descrivere ogni mia sensazione, senza tralasciare nessun particolare.
Sorprendente la penna si muove sempre più veloce. Sempre più convinta di quello che sta scrivendo, e forse, forse per la prima volta dopo tanto tempo sento le lacrime intrappolate dentro ad un corpo freddo.

Dopo quasi un ora il mio stomaco decide di chiamarmi non avendo ingerito granché negli ultimi giorni.
Guardo l'ora e noto che sono le 20:30.
Forse faccio ancora in tempo a mangiare qualcosa.
Decido di indossare di decente ed esco nella speranza di non incrociare nessuno che conosco.

Non appena arrivo nella mensa con mia fortuna scopro che la maggior parte dei ragazzi si è già dileguata.
Per ora non vedo nessuno di familiare.
Meglio così.
Ordino gnocchi al forno e un piatto di verdure. L'acquolina inizia a sentirsi.
Il profumo del sugo è sempre così invitante che cerco di gustarmi il tutto al meglio.
Ma ahimè so già che la spensieratezza e la felicità non fanno parte di me.
La mia mente nel giro di pochi secondi è riuscita a ricordarsi del sugo che faceva la mamma. Era unico e speciale.
Questo non ha niente a che vedere con quello che mangiavo all'epoca.
Faccio cadere malamente la forchetta nel piatto.
<<E adesso che ti prende?>> Walter visibilmente annoiato si butta in un modo poco elegante sulla sedia di fronte alla mia.
Sospiro pesantemente non avendo neanche la forza di rispondere.
In risposta imita il mio senso di frustrazione con un'altro sospiro seguito da un morso alla barretta di cioccolato fondente al 50 per cento che ha tra le mani.
<<Mi prendi in giro?>>
Chiedo addentando con malavoglia altro cibo.
Non fa caso alla mia domanda.
<<Credi di essere in forma per sabato?>>
Sabato? E adesso cosa c'è?

Vedendo la mia espressione confusa da risposta alle mie domande.
<<Il giorno del coraggio.>>
Il giorno di cos...Ah!
<<Devo venire per forza?>>
<<Ovviamente.>>
<<È la scuola che ci obbliga?>>
<<Si tratta sempre di una celebrazione per ricordare i nostri eroi. E poi...>> sorride appena <<Io sono tra i volontari. Non puoi perderti il mio spettacolo.>>
Non avrei mai pensato di sentire parlare così tanto Walter, soprattutto mentre se la tira.
Stranamente la cosa mi diverte tanto che lui lo nota all'istante.

<<La cioccolata mi da la testa. E ora che io vada.>> Si alza per poi tastare la sua tasca della felpa verde.
<<Dimenticavo...>> Estrae un barattolo bianco. Osservo il contenuto all'interno e vedo una crema color salvia.
<<Per me?>>
<<Si, contiene estratti naturali che aiutano a combattere gli effetti di una bruciatura. Spalmala due volte al giorno. Nel giro di una settimana dovresti essere apposto.>>
<<Oh, grazie. Non dovevi.>>
<<Non è da parte mia. Prima nel corridoio ho incontrato...>>

<<Fox! Non ho tutta la sera, sbrigati!>> Delle urla provengono dai corridori. Deve essere Kan. Walter alza gli occhi al cielo per poi salutarmi con un cenno della testa e correre via.

<<A-asp...>>
Fisso la crema davanti a me chiedendomi chi sarà mai stato a regalarmela.
Ringrazio mentalmente.
Forse ancora una volta è meglio non farsi troppe domande.

L'Ultima Gemma                                          Où les histoires vivent. Découvrez maintenant