Lui non c'è tra la lista

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Immobile e deciso.

Con gli occhi di chi brama ardentemente qualcosa, il lupo osserva la sua preda.
Prende posizione, muove i primi passi in modo cauto e silenzioso, socchiude gli occhi.
Con estrema velocità il suo corpo è ormai sopra il suo premio.

Ho visto questa scena molte volte, i lupi tendono a cacciare presto, infatti sono solo le sei di mattina. Guardando queste cose ho capito che la natura tende ad agire sempre nel modo più semplice.
Ed è giusto così, questo è il ciclo della vita.
In questo momento sono lontana da casa, ogni sabato mi godo la giornata nel punto più alto di questa montagna.
Sono seduta su un ramo robusto di un albero massiccio. Le foglie mi nascondono, ma riesco a vedere quasi l'intera foresta che ora è completamente avvolta dalla neve.
Da quassù si respira aria fresca e pulita.
Ho dato un nome a questo posto, ovvero...

La montagna del silenzio

L'ho soprannominata così perché è raro che qualcuno passi da queste parti. Inoltre ci sono gli animali più pericolosi, tra cui lupi e orsi.
Per me non è un problema, ci vengo da quando ho 10 anni e mi rilassa molto vedere i misteri della natura.

Osservo il lupo leccarsi i baffi, deve essere stata una preda molto succulenta.
Il suo manto è bianco macchiato da diverse sfumature grigie. I suoi occhi sono così azzurri che sembrano essere fatti di vetro.
Si guarda un po' attorno annusando l'aria per poi decidere di incamminarsi nella direzione opposta alla mia.
Colgo l'occasione per scendere dall'albero stando attenta ad appoggiare i piedi nei punti giusti in modo da non scivolare.
La presa della mia mano sul tronco è forte. Anche se è piena di graffi sanguinanti non provo alcun dolore.
Lo faccio talmente tante volte che ormai ci sono abituata.
Una volta a terra riprendo a camminare cercando di fare meno rumore possibile.

Passano una decina di minuti e mi accorgo di essere già arrivata nella zona della baita abbandonata.
È lì da un secolo, non ci abita nessuno da chissà quanto tempo. È vecchia, inquietante e immagino sia anche lurida.

Un forte rumore mi porta sull'attenti, mi nascondo dietro un albero dal tronco robusto e inizio a guardarmi in giro.
Non vedo nessuno
Sono sicura di aver sentito qualcosa...

Senza fare il minimo rumore mi sposto tra un albero a un altro e in pochi minuti ho girato tutta la baita. Mi inginocchio all'altezza di un cespuglio e socchiudo gli occhi quando vedo la porta aprirsi. Per precauzione afferro un bastone abbastanza appuntito che si trova alla mia destra.
Sembra un uomo, tra le mani porta diversi kili di legna che gli coprono il viso.
Riesco però a vedere qualche ciuffo dei suoi capelli e dire che resto sorpresa è poco.

Bianchi, i suoi capelli sono completamente bianchi.

Scuoto la testa cercando di rimanere concentrata. Non bisogna distrarsi, mai.
È un errore troppo grande da commettere.
Una volta posata la legna, prende l'accetta e inizia a tagliarla. È di spalle, perciò non riesco ancora a vedere il suo volto.
Dal fisico però credo sia abbastanza giovane.

Che diavolo ci fa qua?
Ma sopratutto, chi è?

Conosco Undredal come le mie tasche, conosco ogni luogo e persona. Lui non c'è tra la lista.
All'improvviso inizia a muoversi qualcosa tra il cespuglio, proprio dove sono nascosta io.
Posso solo sperare che la smetta, qualsiasi cosa sia. Il ragazzo dai capelli bianchi si gira e solo ora posso guardare bene il suo viso.

I suoi occhi sono azzurri, talmente chiari da sembrare trasparenti.
Le sue labbra sono carnose e rosee.
Lentamente si avvicina, perciò faccio la prima cosa che mi capita.
Mi infilo in mezzo al cespuglio cercando di prendere quell'animale implacabile. Dopo pochi minuti eccola che la vedo sgattaiolare via.

Stupida lepre.

I passi del ragazzo cessano, sospiro e spero che abbia visto l'animale correre via.
Ad un certo punto il respiro mi si blocca, una sensazione di familiarità mi avvolge completamente.
Nella mia testa non capisco quello che succede. Sbatto violentemente gli occhi e cerco di scacciare questa strana sensazione. Lentamente sposto i rametti del cespuglio per vedere meglio e noto che il ragazzo non è molto lontano.

Una scossa.
Due scosse.
Tre scosse.

Delle fitte mi trapassano il petto, mi porto le mani nella parte dolorante e inizio a massaggiare sconvolta. Mi mordo le labbra per non urlare dal dolore, tanto da far uscire il sangue.
Oggi è la giornata dei misteri forse?
Da sotto la mia maglietta noto una strana luce azzurra che cerco di coprire in tutti i modi possibili. Dopo minuti di ricerca, ecco che trovo la causa. Confusa osservo la pietra azzurra della mia catenella.

Sta letteralmente brillando.

La metto subito nella tasca nera del giubbino e ritorno a guardare il ragazzo.
Osserva tutto con molto sospetto, poi però fa una cosa che mi lascia un po' destabilizzata.

Sorride.

Sorride, non credo per felicità, sorride per qualcosa che non riesco a comprendere.
Lo vedo allontanarsi per tornare dalla legna.
Quando ormai ha ripreso il suo lavoro esco dal cespuglio piena di neve, gattono tra un albero e un altro.

Dato che ormai sono abbastanza lontana mi alzo e inizio a correre via, lontano dalla baita.
Solo quando sento il rumore familiare del fruscio del fiume rallento la corsa.
Appoggio le mani alle ginocchia e riprendo fiato, nel frattempo osservo l'acqua che scorre interrottamente.
Cerco di mettere i pensieri in ordine e provo a ricapitolare gli avvenimenti di questa giornata al quanto bizzarra.

Che cosa ci faceva quel ragazzo proprio in quella baita?
Di solito non faccio mai queste cose, ma c'è qualcosa che mi incuriosisce.
Devo scoprire di più.

Il mio sguardo saetta nella tasca nera del giubbino. Prendo la catenella e la fisso in malo modo. Non era mai successo che brillasse così. Aveva una luce blu intensa, era fredda, la sensazione che ho sentito era inspiegabile, quasi...magica.
Con un calcio violento scaravento un sasso verso il fiume, poi un altro e un altro ancora.
Sono furiosa, non riesco minimamente a comprendere cosa sia successo.

Scuoto la testa e mi sento talmente stupida che mi tirerei uno schiaffo da sola.
Riprendo a camminare lentamente, ma non smetto di fissare la pietra azzurra.
Non ho immaginato niente, le scosse erano
reali, la sensazione l'ho provata.
Sospiro rassegnata e la mia espressione ritorna quella di sempre, dura e fredda.

"Stupida pietra" sussurro a me stessa.

L'Ultima Gemma                                          Where stories live. Discover now