32. Da quanto stai organizzando tutto questo?

627 72 14
                                    

JIMIN

"Ma...stiamo andando a derubare qualcuno?" chiesi in tono seriamente preoccupato a Jungkook non appena accostò accanto al vialetto sterrato di un'enorme casa a due piani, con, su un lato, un terrazzo con una balconata in ferro.
"No, scemo" mi rispose lui in tono divertito, invitandomi a scendere dalla macchina.

Compii il gesto da lui ordinato, non riuscendo a fare a meno, però, di fissarlo con aria confusa mentre percorrevamo tutto il vialetto, vedendolo, poi, aprire la porta d'ingresso con delle chiavi tirate fuori dalla tasca dei jeans consunti che aveva indosso.

"Puoi entrare" mi disse semplicemente subito dopo, seguendomi a ruota non appena misi piede all'interno di quella casa tanto maestosa quanto destabilizzante.

"Quindi hai due case?" supposi dopo un paio di minuti passati ad osservare la stanza principale e quella da pranzo, riposando lo sguardo su di lui con aria un po' scettica.
"Più o meno. Questa casa era di mia nonna" mi rispose lui con sincerità, alzando le spalle al termine delle sue parole.

"Quindi lei è..." iniziai a dire con cautela, non sapendo, però, come proseguire senza dire quella parola.
"Morta? Sì. Puoi dirlo, ormai ci ho fatto l'abitudine negli anni" terminò Jungkook al posto mio, prendendomi, poi, per mano ed incamminandosi fino al divano in pelle nera, dove ci accomodammo uno accanto all'altro.

"Mi...sono reso conto, dopo questo, che della tua famiglia non so proprio niente" mormorai dopo un paio di secondi di silenzio, facendo alzare il suo sguardo dalle mie mani, che stava accarezzando con dolcezza, ai miei occhi.
"Ti ho portato qui per questo, infatti".
"Okay. Ti...ascolto, allora".

Jungkook prese un lungo e profondo respiro, decidendo di iniziare a parlare, con calma e compostezza, subito dopo.

"Io...sono praticamente cresciuto qua, tra quelle altalene che vedi dalla finestra laggiù e le torte appena sfornate di mia nonna.
I miei genitori erano troppo impegnati con il lavoro per starmi dietro quando ero piccolo e, così, mi sganciavano sempre qui, dove mia nonna le inventava tutte per vedermi felice.
Suo marito, e quindi mio nonno, è morto qualche anno prima che io nascessi, quindi lei aveva praticamente solo me. Come io avevo solo lei, a pensarci bene...
Quando, poi, lei passò a miglior vita quando io avevo appena compiuto dieci anni...è stata durissima.
Ero troppo piccolo per comprendere pienamente la situazione e troppo grande per non capirla affatto, e...forse è per questo che mi ha destabilizzato così tanto.
Da lì, non volli più andare a scuola semplicemente perchè mi aveva sempre portato lei.
Feci talmente tante scenate davanti ai miei genitori, che, con quello che era successo, hanno dovuto diventare più presenti nella mia vita, che, alla fine, mi accontentarono ed iniziai a studiare a casa, con un tutor privato.
In tutto questo, nel testamento mia nonna scrisse che questa casa era mia, qualunque cosa fosse successa, e, visto questo, mi trovai le chiavi di questo posto in mano ad undici anni.
Ho sempre visto questa casa come un modo per colmare il vuoto lasciato da mia nonna. Insomma, è tutto pieno di lei qui.
E, dopo un po', riuscii a superare definitivamente la sua morte, venendo tra queste mura di tanto in tanto, giusto per rilassarmi e rivivere i più bei momenti della mia infanzia".

"K-kook, mi dispiace. Non avevo idea che..." iniziai a dire non appena riuscii a metabolizzare tutta la situazione, venendo, però, interrotto dalle sue parole successive.
"Lo so" mormorò solamente, attirandomi, poi, a sè con fare quasi protettivo, desideroso di uno dei miei abbracci stritolanti.

"Non...avevo mai raccontato questa cosa e non avevo mai mostrato questo posto nemmeno a Tae" mi rivelò dopo qualche secondo di silenzio ancora stretto alle mie braccia, facendomi praticamente sbarrare gli occhi.
"D-davvero?".
Scosse debolmente la testa, riprendendo a parlare subito dopo.

"Siamo diventati amici subito dopo che mia nonna è morta. Mi ha...praticamente tirato fuori dal vuoto in cui ero finito. Ed è per questo che ero, e sono tuttora, convinto di dovergli tanto" disse con sincerità, lasciando assumere alle sue labbra una delle sue piccole smorfiette solite.
"Almeno ora si siede di nuovo con noi a mensa e riesce a parlare con te tranquillamente" cercai di rassicurarlo rapidamente, posandogli una mano sul braccio in segno di conforto.

"Sì, è un passo avanti. Ma...ho paura che il nostro rapporto non ritornerà mai quello di prima che ci mettessimo insieme".

Dopo queste parole decisi semplicemente di prendere le sue mani tra le mie, rivolgendogli un sorriso di incoraggiamento e dicendogli che a Tae serviva ancora solo un po' di tempo, come gli aveva promesso, ormai, due mesi prima.
Lui, allora, ricambiò il mio sorriso, riprendendo ad accarezzare le dita delle mie mani in silenzio.

"Kook, ma...se a Tae, che è stato con te praticamente tre anni, non avevi mai detto niente di tutto questo, perchè a me sì?" gli chiesi dopo un po', volendo far aleggiare qualche parola tra noi due.
"Con te è diverso. Tu...non lo so, mi sembra di conoscerti da sempre. Mi sento a mio agio a confidarti di tutto" mi rispose con ovvietà e leggerezza, scaldandomi e facendomi sorridere il cuore.

"Comunque ti ho preparato una piccola sorpresa" aggiunse dopo qualche istante, cambiando completamente argomento.
"Cioè?" gli chiesi subito incuriosito, seguendolo non appena si alzò dal divano ed allungò una mano nella mia direzione, guidandomi nei tortuosi corridoi fino al terrazzo che avevo visto dalla macchina, agghindato con una gigante tovaglia al centro del pavimento in legno, sulla quale erano posati due cuscini blu notte ed un gigante cestino da picnic.

"Wow" commentai solamente, rivolgendogli uno sguardo colmo di amore e gratitudine.
"Ho deciso che lo chiamerò: "Picnic su tovaglia a quadri a lume del Sole di mezzogiorno". Effettivamente potevo fare un po' di meglio..." mi rispose leggermente imbarazzato, passandosi una mano sulla nuca.
"Ma smettila..." lo rimbeccai dandogli un leggero pugno sul braccio, trascinandolo, poi, sui due cuscini, lasciandolo tirare fuori due giganti muffin, che mi rivelò in seguito aver preparato lui, e la bottiglia di succo al melograno.

"C-come fai a sapere che è il mio preferito?" gli domandai in tono confuso, indicando la bottiglia, scuotendo leggermente la testa.
"Ti osservo più di quanto tu creda" mi rispose lui semplicemente, alzando le spalle.

"Da quanto stai organizzando tutto questo?" chiesi subito più serio, rendendomi veramente conto di quanto peso aveva quel gesto bellissimo.
"Da un po' di tempo".

"Ti amo" gli dissi con sincerità, cercando di trattenere le lacrime che stavano minacciando di scendermi dagli occhi.
"Ti amo anche io" rispose lui a sua volta, lasciando aprire le sue labbra in uno dei suoi sorrisi più belli.

E, dopo quelle rivelazioni che, nonostante fosse l'ennesima volta uscissero dalle nostre bocche, riuscirono a farmi tremare le ginocchia, decisi solamente di avvicinarmi a lui per baciarlo, consapevole del fatto che, di lui, non ne avrei mai avuto abbastanza.

SPAZIO AUTRICE:
Sono felice di dirvi che ieri, per la prima volta dopo più di un mese di vuoto, sono riuscita a scrivere un capitolo.
Certo, ormai sono agli sgoccioli con i capitoli in più che avevo deciso di impormi come margine nel caso sarebbero successe cose di questo genere, ma, almeno, il fatto che abbia iniziato di nuovo a scrivere mi consola un minimo.

Detto questo, grazie per le 6mila letture🥺❤️.
Questa storia è molto più "dura" rispetto a qualcuna delle altre che ho scritto, quindi non mi stupisco affatto e non ci sto nemmeno male se vedo che ha meno seguito rispetto ad altre.
A me, sinceramente, basta riuscire ad esprimermi. Anche se foste in tre a leggere i miei capitoli, credo che sarei felice comunque.

Non so perché io abbia parlato così tanto oggi. Scusatemi veramente😂😅.

•We will meet again {Jikook}•Where stories live. Discover now