CAPITOLO DUE

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«Vieni nel mio ufficio, Layla!» esclamò Isabel appena arrivò davanti alla postazione della ragazza, salutando come ogni mattina i suoi dipendenti, consegnando ad ognuno di loro il lavoro da svolgere per quel giorno «Steve, chiama Malcolm appena ti è possibile. Deve ancora inviarmi i campioni degli abiti per la prossima sfilata».
«Sarà fatto, Miss Moore» rispose prontamente il ragazzo, sorridendo.
Lei entrò nel suo ufficio e si accomodò, poggiando la sua borsa sulla scrivania ed estraendo alcuni fascicoli.
Layla la seguì e si accomodò di fronte a lei, porgendole il bicchiere col cappuccino. «Com'è andata ieri sera?» chiese curiosa.
«Altre domande?!» sospirò, ringraziandola per il cappuccino «diciamo solo che...La mia curiosità mi ha condotta dritta dritta nella tana del lupo» fece una smorfia «ho conosciuto il proprietario in persona e dato una rapida occhiata al locale. Alcol e donne facili sono il menù preferito dei vecchi ricconi annoiati che popolano quel posto».
Spalancò gli occhi, fissandola come se fosse un alieno. «T-tu...tu hai conosciuto Kiran Scott? Kiran Scott in persona?».
Annuì. «Kiran Scott...il piacione!»aggiunse «quell'uomo è pessimo. Non ci metterò più piede lì dentro! Non ha fatto altro che mangiarmi con gli occhi e dirmi che sarei tornata sicuramente nel suo locale» scosse la testa a quel ricordo «troverò un posto. Credo, spero!» si passò una mano sulla fronte «mancano tre giorni, no?! Sono ancora in tempo. Lo sono, vero?» la guardò con la solita disperazione che l'accompagnava da giorni ormai.
«No! Non sei affatto in tempo!» esclamò, mettendosi in piedi «sei riuscita ad avvicinare quel pezzo grosso, per non dire altro, e sei ancora qui a piangerti addosso e a cercare altri locali?» iniziò a muoversi per la stanza «devi tornare lì» batté le mani sulla scrivania «sai quanta gente importante frequenta quel posto? È il miglior locale che abbiamo qui a Miami e tu sei a un passo dall'averlo tutto per te».
«Layla, non tornerò da lui! Piuttosto perdo l'evento» sbuffò, non credendo davvero a ciò che aveva appena detto «non potremmo accontentarci di un locale più piccolo, modesto ed economico, trasformandolo in un capolavoro?!» propose, osservandola aggirarsi per la stanza.
Si portò una mano sulla fronte, esasperata. «Ma non eri quella che desiderava un evento perfetto nei minimi dettagli, con una vista mozzafiato sul mare e in un locale top?» la fissò truce «già che ci siamo, possiamo organizzarlo nel mio monolocale. Che ne pensi?».
La guardò e scoppiò in una grassa risata, gettandosi contro lo schienale della sua poltrona, ormai esasperata. «Non voglio tornare da lui...» brontolò ancora, riflettendo sul da farsi. Restò in silenzio alcuni secondi e poi prese una decisione, pur faticando ad accettarla «cosa devo fare?!» chiese, ancora poco convinta.
La osservò dalla testa ai piedi. «Prima di tutto ti spogli di quegli abiti da suora e indossi qualcosa di veramente sexy. Mettiamo un po' di trucco su quel faccino d'angelo e torni in quel locale a conquistare la preda» mostrò un ampio sorriso.
La fissò sconvolta. «Layla!» la rimproverò «non devo chiedergli di portarmi a letto, ma di affittarmi il suo locale per una sera» si abbassò l'orlo della gonna istintivamente «tu dimentichi che ricopro un ruolo importante e che da lui non voglio assolutamente nulla. Nulla che faccia riferimento a ciò che si ritrova nelle mutande» scosse la testa più volte «lasciamo stare, ok?! Vado da lui, gli chiedo se può prestarmi quel posto e stop! E ci vado con i miei abiti, non servono indumenti succinti».
«Ok...però poi non tornare da me con le lacrime agli occhi» si accomodò, incrociando le braccia «sbaglio o ieri sera ti ha piantata in asso per tornare da donne vestite in modo sexy?» la provocò.
La fissò truce. «Quindi dovrei ridurmi ad una delle sue donnacce, per ottenere un locale che salvi l'evento?!» batté una mano sulla scrivania, sbuffando più volte. La guardò riflessiva e non disse nulla per alcuni secondi, battendo ritmicamente il tacco sul pavimento «mi sono davvero ridotta così a trentasette anni? Alla totale disperazione, dopo dieci anni di eccellente carriera conquistata con le mie sole forze?» non attese risposta e si alzò, mettendosi di fronte a lei «fa ciò che devi, ma fallo in fretta» seguitò rassegnata.
Batté le mani felice. «Evviva!» si mise in piedi «vado a rimediare un bel completo. Tu non muoverti di qui» la abbracciò «non sarai una di quelle donnacce. Tu non ci andrai a letto, ma mostrerai a quell'uomo che una donna sexy può essere anche elegante» le diede un bacio sulla guancia e sgattaiolò via.
La osservò allontanarsi e non poté fare a meno di sorridere, guardando fuori dalla vetrata. «Non sarò una delle sue donnacce» ripeté a sé stessa, faticando ancora ad accettare l'idea di tornare in quel locale e da quell'uomo che aveva promesso di non rivedere mai più.
Layla tornò pochi minuti dopo con degli abiti. Li posò sulla poltrona e iniziò a mostrarglieli. «Questa camicetta bianca è perfetta, così puoi slacciare solo i bottoni strategici. La puoi abbinare con questa minigonna a vita alta in tweed a quadretti bianca e nera. Indossa anche queste mitiche Louboutin nere lucide e sul tuo viso usiamo solo l'eye-liner e il rossetto rosso» mostrò un ampio sorriso, in attesa.
«Tu sei totalmente fuori di testa» scosse la testa più volte «non posso, non è nel mio stile. Non combacia con la mia persona. E poi, quella non è una gonna ma un pezzo di stoffa! Ti concedo solo la camicia»seguitò contrariata«non posso uscire da qui mezza nuda, Layla!».
Incrociò ancora le braccia. «Isabel...non otterrai mai un suo sì, se non ti fidi di me».
Sbuffò ancora un paio di volte, privandosi dei suoi indumenti. «Mi sto vendendo al nemico, sappilo! Ti dimezzo lo stipendio, sappi anche questo» infilò la gonna e indossò la camicia, privandosi del suo décolleté, per le Louboutin «contenta?!» si portò le mani sui fianchi, sentendosi troppo scoperta.
«Wow!» sussurrò osservandola incantata «guardati, Isabel...sei meravigliosa» le indicò lo specchio.
Si recò davanti ad esso, restandone sconvolta. «Oh cielo! Ma che sto facendo?! Sembro più disperata di quanto già non lo sia da giorni»sospirò, provando invano ad abbassarsi la gonna «sto indossando qualcosa di veramente osceno» provò ad abbottonare la camicia, scoprendo solo il collo «truccami e poi vado ad abbordare uomini ricchi e anziani» fece una smorfia.
Scoppiò a ridere, tirandola a sé e facendola accomodare. «Non è anziano, mia cara» le slacciò nuovamente i bottoni «e tu non sei disperata. Sei sexy da morire!» iniziò a truccarla.
«Sono soprattutto disperata!» precisò e chiuse gli occhi, per permettere alla ragazza di crearle la linea di eye liner «sto tornando da lui per questo, non dimenticarlo. E quando lo vedrò, marcherò l'accento su questo punto. Non deve assolutamente pensare che voglia il suo locale, in cambio di sesso sfrenato»brontolò ancora, ripensando alla sera prima.
«Fagli dire di sì prima» le mise anche il mascara e passò al rossetto. Disegnò le sue labbra e guardò il lavoro soddisfatta «secondo me dirà subito di sì».
Scoppiò a ridere, stampandole un bacio sulla guancia, alzandosi. «Ricordami di ucciderti al mio ritorno» scosse la testa divertita, afferrando la borsa «cercherò di tornare con la vittoria in tasca, non temere! Lo faccio solo per salvare tutti noi» le strizzò l'occhio e andò via, tra gli sguardi attoniti dei dipendenti.
«Che schianto!» esclamò il receptionist, facendo una smorfia di apprezzamento.
Isabel ridacchiò e salutò tutti, recandosi velocemente alla sua auto. Si diresse al Karribean blue e fece un grande respiro, abbassandosi istintivamente la gonna e abbottonando di nuovo la camicetta. Si fermò davanti all'ingresso ed esitò un istante, prendendo coraggio e varcando la soglia, entrando. Si guardò intorno e deglutì a vuoto, notando il cameriere della sera prima lucidare alcuni bicchieri. Si avvicinò a lui e si portò una ciocca dietro l'orecchio, chiedendo al ragazzo di poter parlare con Kiran Scott.
La guardò incantato e le sorrise. «È lì...» le indicò l'uomo seduto a un tavolo appartato, intento a lavorare al pc.
Si voltò in quella direzione e lo ringraziò, recandosi da lui. Si fermò alle spalle dell'uomo e strinse in una mano la sua borsa, tossendo appena, per richiamare la sua attenzione. «Partiamo dal presupposto che non sono qui per lei, Mr Scott» disse di getto, senza attendere che Kiran si voltasse.
Kiran voltò il viso verso lei e quasi trattenne il respiro di fronte a tutta quella bellezza. Si ricompose e la osservò attentamente. «Ci conosciamo?».
Lo fissò e ci restò male per un attimo, ricomponendosi poco dopo. «Oh, per fortuna!» esclamò con sarcasmo «sapere che soffre di memoria a breve termine mi risolleva davvero tanto, Mr Scott» si portò i capelli da un lato, poggiando la borsa sul tavolo «sono qui per affari, le interessa?!» alzò un sopracciglio, portandosi una mano sul fianco sinistro.
Chiuse il pc, improvvisamente interessato. «Non sapevo che venire a letto col sottoscritto fosse considerato come una questione di affari...mi piace».
Sussultò appena, fissandolo truce. «Affari veri, Mr Scott» sbuffò, accomodandosi e accavallando una gamba «arrivo subito al punto e la lascio al suo lavoro, ok?!» non attese risposta, afferrando un documento dalla borsa «ho bisogno del suo locale e ne ho bisogno al più presto. Diciamo pure tra tre giorni! C'è un evento importante che sto organizzando da mesi e al quale sto lavorando giorno e notte ormai da settimane. Il locale al quale avevo affidato il mio progetto, mi ha dato buca solo cinque giorni fa e, per quanto mi costi ammetterlo, lei ora è diventato la mia ultima speranza, Mr Scott» sospirò «ci tengo a precisare, però, che ho girato in lungo e in largo, per evitare di rivederla ancora» fece una smorfia «il destino a volte è davvero beffardo»terminò, attendendo una sua risposta.
La ascoltò attentamente, guardandole la gamba scoperta. Sorrise e afferrò il documento, leggendolo. Non appena lesse il suo nome, spalancò gli occhi e sollevò lo sguardo. «Adesso ricordo...lei è la donna imbronciata seduta al banco. Era ottimo il Miami Beach preparatole dal mio barman?».
Lo fissò accigliata, desiderando solo di schiaffeggiarlo. Ricordò il motivo del suo ritorno in quel posto e fece appello a tutto il suo autocontrollo, sforzandosi di sorridergli. «Ottimo, Mr Scott!» provò ad abbassare l'orlo della gonna, fallendo miseramente «deve firmare qui!» prese la penna dalla borsa, indicandogli i tre punti sul documento «all'allestimento penserò io, non le comporterà alcuna spesa. E anche per quanto riguarda il servizio catering, la mia agenzia se ne occuperà personalmente. Lei dovrà solo darmi la sua struttura e qualche dipendente» gli spiegò «mi sono anche permessa di inserire una cifra approssimativa sull'affitto del locale. Cifra che, se non dovesse essere di suo gradimento, potremmo modificare restando ovviamente nei limiti del possibile».
«Mh...è così convinta che accetterò» si poggiò alla spalliera del divanetto, continuando ad osservarla attentamente «io non affido il mio locale al primo che capita. Soprattutto dopo una situazione personale» si rabbuiò un istante, distogliendo lo sguardo da lei.
«Mr Scott...» si passò una mano sulla fronte, non sapendo come convincerlo «sono qui perché ho davvero bisogno del suo aiuto. Sono a dir poco esausta. Sono giorni che giro per la città, alla ricerca di un locale che mi salvi da uno scandalo che potrebbe farmi perdere molti, moltissimi soldi e persone che si sono affidate alla mia serietà. Questo posto è tra i migliori qui a Miami e io ho veramente bisogno del suo aiuto. Non sarei qui, se non fossi veramente disperata» lo osservò, ricordando le parole di Layla. Si sbottonò la camicetta e si avvicinò di più a lui, sfiorandogli un braccio con la mano «può, gentilmente, fidarsi della mia parola? Questo posto resterà immacolato, glielo prometto».
Le guardò la scollatura e sul suo viso apparve un sorriso sghembo. «Ci sta per caso provando con me, Miss non tornerò mai più in questo posto?» incrociò il suo sguardo.
«E lei sarebbe lo smemorato, vero?!» sbuffò, visibilmente irritata «sa, Mr Scott...» fece una pausa «è un vero peccato che lei non voglia accettare la mia proposta» si passò l'indice sulla scollatura, guardandolo di sottecchi «alla mia cifra, avremmo potuto aggiungere un po' di divertimento a modo suo» gli strizzò l'occhio, afferrando poco dopo i documenti «un vero peccato!» ripeté, provando a persuaderlo.
Si mosse appena, leccandosi istintivamente le labbra. «Sei proprio bella...» si avvicinò al suo collo, baciandola dietro l'orecchio.
Sussultò appena, spalancando gli occhi. «P-prima la firma...» deglutì a vuoto, colta alla sprovvista. Si spostò appena e gli sorrise, cercando di risultare il più possibile convincente «suppongo sia un sì, giusto?!»tossì appena, passandosi una mano sul collo, come se le mancasse aria improvvisamente.
Si ritrasse, ricomponendosi. «Crede che io sia stupido?».
Lo guardò confusa, capendo poco dopo. «Mi sta chiedendo di rispondere ad una domanda ovvia, Mr Scott» sentì la rabbia crescere, faticando a mantenere il controllo «cosa devo fare per farle firmare questi dannati fogli, me lo dica!» li poggiò nuovamente sul tavolo, incrociando le braccia.
«Dirmi la verità. Perché ha scelto il mio locale» cambiò totalmente atteggiamento, divenendo freddo e distaccato.
Sospirò. «Perché è ciò del quale ho bisogno, se voglio puntare al meglio. Ha una vaga idea del posto che ricopre in classifica il suo Karribean blue su TripAdvisor?» fece una smorfia, tornando seria poco dopo «è un locale molto amato dalla gente e vanta un buon nome. Io necessito del meglio e questo meglio può darmelo solo lei o sono finita» gli spiegò, abbottonandosi la camicia ancora una volta «se non fosse la mia ultima possibilità, non sarei qui. Non posso accontentarmi di qualcosa di diverso da ciò che ho immaginato per mesi. Il suo locale rispecchia perfettamente quello che voglio per il mio evento...» fece una pausa, fissandolo attentamente «io lo so di cosa ha paura. Ma, per quanto essa possa valere per lei, le do la mia parola che non ci saranno droghe alla mia serata» seguitò, rimembrando la scena alla quale aveva assistito involontariamente due giorni prima.
Sussultò, serrando la mascella. «La prossima volta si presenti con degli abiti più comodi. O finirà per consumare la stoffa della gonna, a furia di tirarla giù» sfilò una penna dal taschino interno della giacca «il Karribean Blue è a sua completa disposizione, Miss Moore» firmò il documento, restituendoglielo.
Osservò quella firma, faticando ancora a crederci. Sul viso apparve un sorriso ampio e spontaneo, dimenticando per un attimo il commento di Kiran sul suo abbigliamento. Mise il documento nella borsa e si alzò, senza sistemarsi la gonna. «Se volevo ottenere il risultato, dovevo adeguarmi allo stile che più cattura la sua attenzione, Mr Scott! Fa commenti del genere anche alle donne che siedono sulle sue gambe tutte le sere?» si piegò con il busto verso di lui, sfilandogli la penna dal taschino «un piccolo souvenir!»schioccò le labbra, dirigendosi all'uscita «è stato un vero piacere fare affari con lei».
Restò stupito dal suo atteggiamento e un sorriso mai visto prima apparve sul suo viso. «Il piacere è tutto mio...non vedo l'ora di vedere cosa combinerà al mio locale» si alzò, accompagnandola.
Isabel ridacchiò, stranamente divertita dalla sua ironia. «Sono una donna, Mr Scott. Trasformerò il suo locale in un enorme cupcake alla fragola» gli strizzò l'occhio, lanciandogli uno sguardo.
«Sta scherzando, vero?» chiese allarmato.
Scoppiò a ridere, poggiando istintivamente una mano sulla sua spalla. «Mi comporterò bene, glielo prometto!» si ricompose, salutando il barista «quando potrei iniziare a portarle gli scatoloni contenenti gran parte dell'allestimento?!» chiese, posizionandosi di fronte a lui, una volta fuori.
«Le direi da oggi. Ma i preparativi per la serata sono già in atto» mise le mani in tasca «però da domani può tranquillamente iniziare a lavorare...rinvierò i programmi, non si preoccupi».
«Perfetto! Domani mattina le porterò i primi scatoloni e nel primo pomeriggio cercherò di portarne altri» si voltò per recarsi all'auto «grazie per la sua disponibilità, Mr Scott. In qualche modo, lei mi ha salvata».
Le sorrise ancora. «Sarà una buona pubblicità per entrambi. A domani allora» le guardò le gambe, soffermandosi sul sedere e facendo un fischio di apprezzamento.
Sussultò, lanciandogli uno sguardo truce. «Le conviene memorizzare perfettamente questo momento, Mr memoria a breve termine. Perché sarà la prima ed ultima volta che mi vedrà dentro indumenti di questo genere» ribatté acida, tornando all'auto a passo spedito, sbuffando di tanto in tanto. Si recò al suo interno e abbandonò quella zona in breve tempo, felice per essere riuscita a salvare l'evento, nonostante avesse giurato a sé stessa di non rivendere mai più quell'uomo.
Lui guardò l'auto allontanarsi e, non appena scomparve dal suo cerchio visivo, rientrò nel locale. Riunì tutto lo staff e lo informò di ciò che sarebbe accaduto nei prossimi giorni. Tornò al suo posto e riprese ciò che aveva lasciato in sospeso, riportando inevitabilmente il pensiero a quella donna che poco prima era seduta accanto a lui.

Il mattino dopo, Isabel fece colazione molto presto e optò per abiti comodi, non dovendo recarsi al lavoro in vista dell'evento. Indossò un Jeans chiaro e una maglia nera, infilando un paio di sneakers. Legò i capelli in una coda alta e afferrò gli scatoloni da portare al locale di Kiran, riempiendo a poco a poco il portabagagli. Verso le 9.00 riuscì a raggiungere il Karribean blue, entrando al suo interno.
«Buongiorno, Mr Scott!» esclamò a gran voce alle sue spalle, facendo un ampio sorriso «pronto per un ottimo ed efficace risveglio muscolare?! Ho bisogno del suo aiuto ancora una volta».
Lui si voltò e le fece un ampio sorriso. «Buongiorno a lei» la osservò «questo look casual le sta molto bene. Ha già fatto colazione?».
«Se così non fosse, non sarei così in forma a quest'ora del mattino, Mr Scott» gli indicò l'auto attraverso la vetrate del locale «posso usufruire dei suoi bicipiti dunque?!».
«Li ha notati, eh?» la provocò e le fece cenno di precederla «prima le signore».
Cambiò immediatamente espressione, alzando gli occhi al cielo. «È galanteria o voglia di guardarmi nuovamente il deretano?!» alzò un sopracciglio, dirigendosi con lui all'auto e aprendo il portabagagli «non è colpa mia se ama indossare giacche di una o due taglie più piccole della sua».
«Sono giacche su misura, mia cara ragazza dal culo sodo» afferrò tre scatoloni «cucite appositamente per me...» tornò verso il locale, facendo un fischio ai suoi dipendenti e invitandoli ad aiutarlo con gli altri scatoloni.
Isabel lo osservò e toccò l'orlo della giacca, passando le dita anche sul colletto, facendole scorrere lungo tutto il profilo. «Lino!» proferì, accarezzandone il tessuto «c'è una boutique francese qui a Miami o se le fa inviare?!»chiese, incontrando i suoi occhi poco dopo.
«C'è una piccola sartoria con un'esperienza trentennale qui vicino. Sono loro cliente da quando ho aperto questo locale» posò gli scatoloni sul pavimento «dovrebbe farci un salto. Apprezzerà sicuramente».
Osservò il suo viso in silenzio e poi annuì, staccandosi da quel contatto. «Oh, a proposito... Lei non sarà presente all'evento, giusto?! Immagino si prenda la giornata libera, quando affitta il suo locale».
Fece spallucce. «Chissà...magari potrei decidere di venire a curiosare. In fondo è la prima volta questo tipo di evento nel mio locale».
«Magari avrà altro da fare. Con una delle sue donne di compagnia» ribatté, sorridendo beffarda «sono convinta che si divertirebbe molto di più. Ma se ci tiene ad esserci, sono convinta che un modo per far festa lo troverà comunque» fece una smorfia.
Alzò un sopracciglio. «È per caso gelosa? Mi vorrebbe tutto per sé?».
Lo guardò accigliata, poggiando una mano sul fianco. «Le piacerebbe, vero? Magari, se decidessi di farle io compagnia, raggiungerebbe l'apice della felicità» si avvicinò al suo viso, fissandolo attentamente.
Le rubò un rapido bacio sulle labbra e si allontanò sogghignando, afferrando le sue cose. «Si diverta e non mi distrugga il locale, Miss Moore. Purtroppo io devo andar via, per il suo dispiacere».
Lo fissò sconvolta, portandosi le dita sulle labbra. Il suo sguardo si indurì poco dopo, odiando profondamente quel suo modo di fare sfacciato. «Lei mi irrita così tanto, da trovare sollievo nella sua assenza» ribatté acida, indicando ai ragazzi dove poggiare gli ultimi scatoloni.
«Certo, certo! Buona giornata allora» le fece l'occhiolino e con spavalderia andò via fischiettando.
«Non lo voglio al mio evento! Non deve metterci piede» sbuffò e i ragazzi risero, tornando al loro lavoro. Isabel sospirò rumorosamente e si toccò ancora una volta le labbra, scuotendo la testa rassegnata.
Chiese a Tom un taglierino e iniziò ad aprire le varie scatole una ad una, osservando il locale nella sua totalità, per capire come predisporre l'allestimento. Si fece aiutare dai ragazzi e, in circa tre ore, gran parte delle pareti sulla sinistra presero finalmente vita. Isabel guardò il tutto incantata e scattò alcune foto, svuotando anche gli ultimi scatoloni. Abbandonò il locale verso l'ora di pranzo e vi tornò nel tardo pomeriggio, non trovando Kiran al suo interno. Tirò un sospiro di sollievo e si dedicò ad allestire le pareti di destra, facendosi aiutare da Tom e Jean con i vari faretti e proiettori. Il tanto sognato e quasi perso evento, iniziava a prendere forma, donandole un po' di serenità e pace. Il suo umore cambiò del tutto e sul viso ci furono solo tanti sorrisi, anche per merito di quell'uomo così sfrontato, che l'aveva letteralmente salvata, impedendole di finire nel baratro.

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