CAPITOLO QUATTORDICI

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Trascorsero tre giorni da quell'ultima telefonata di Charles a Kiran. Lui e Isabel si videro solo una volta e per brevissimo tempo. Cercarono di mantenere il segreto con tutte le persone a loro intorno e decisero che avrebbero comunicato telefonicamente e che si sarebbero incontrati in luoghi sempre diversi. Richard, ancora ignaro del piano di Kiran e Isabel, si trasferì da lei come previsto e per la donna divenne sempre più difficile mantenere la calma e gestire quella situazione, desiderosa di porre fine a quella tortura. Ormai, esasperata da tutto, chiese a Kiran un incontro nel parcheggio sotterraneo della sua agenzia, in uno dei suoi tanti momenti di sconforto.
«Sono stanca, Kiran! Io non so per quanto ancora potrò resistere a questo inferno» gli disse con le lacrime agli occhi, visibilmente disperata «fingo di volerlo intorno, fingo di apprezzare la sua cena, il suo pranzo, la sua dannata colazione. Fingo di volerlo nel mio letto e chiudo a chiave la porta del mio bagno, per impedirgli di raggiungermi sotto la doccia. Vuole di più, vuole il mio corpo ed è sempre più sospettoso» si portò una mano sul viso, affranta.
«Amore mio...» sospirò, abbracciandola «mi dispiace così tanto» la baciò sulla fronte «forse sarebbe meglio che tu lo lasciassi. Puoi fingere un litigio...in fondo, le persone si lasciano».
«E con Charles?! No, Kiran. Sappiamo entrambi che non è ancora possibile» si asciugò le lacrime, prendendogli il viso e portandolo contro il suo «solo le tue mani mi hanno toccata, Kiran. Lui avrebbe voluto farlo tante volte, ma io non riuscivo a sopportarlo...Anche mentre eravamo lontani ed io ti odiavo» ci tenne a fargli sapere, accarezzando la sua barba con le dita.
«E sarà così, per sempre» la baciò con desiderio «ti amo, Isabel. E ti prometto che farò di tutto per farti uscire da questo incubo».
Chiuse gli occhi e poggiò la fronte sul suo mento, annuendo. «D-devo andare...» sospirò, non riuscendo a lasciarlo «ci vediamo domani? Ti è possibile?».
«Ogni volta che vuoi» le accarezzò il viso «mi regali il tuo meraviglioso sorriso?».
Lo guardò e non poté fare a meno di sorridere con il cuore. «Sparisci dalla mia vista, Scott» imitò la sua voce, allontanandosi per lasciarlo andare «le auguro una buona giornata, Mr Scott. È stato un piacere rivederla» indietreggiò verso la porta antipanico, guardandolo incantata «ti porto qui...» si batté la mano sul petto, in direzione del cuore.
Le si avvicinò ancora e la baciò con passione. «Io ti apparterrò per sempre» le sorrise e andò via. Salì sull'auto di Tom e uscì dal garage, dirigendosi al suo locale.
Isabel smise di sorridere e sospirò, rientrando malinconica. Salì nel suo ufficio e cambiò nuovamente espressione, apparendo tranquilla e serena agli occhi dei suoi dipendenti. Lavorò ad un nuovo evento e verso le 19.00 tornò a casa, pronta ad affrontare l'ennesima farsa con Richard. Entrò nel suo appartamento e si aggirò per le camere, trovandolo in cucina.
«Ciao...» disse, lanciando uno sguardo ai fornelli «ti stai già occupando della cena?» si sforzò di sorridergli.
«Ciao, amore!» le si avvicinò, baciandola sulle labbra «questa sera ho deciso di portarti in India. Riso con pollo al curry» esclamò con entusiasmo, tornando ai fornelli «com'è andata la giornata?».
«È stata una giornata stressante. Sto lavorando ad un nuovo evento e questo mi porta via parecchie energie» si limitò a dire, osservandolo «vado...Vado a mettermi comoda» si allontanò da lì e si poggiò alla parete accanto alla cucina, cercando di non crollare.
Ogni qual volta trovava Richard ad attenderla, Isabel desiderava solo scappare il più lontano possibile con Kiran. Prese un grande respiro e si recò in camera da letto, spogliandosi e infilandosi velocemente in doccia, dopo aver chiuso la porta a chiave. Lasciò scorrere l'acqua sulla testa e recuperò un po' di forza mentale, prima di tornare da Richard.
«Non devi fare tutto questo per me ogni giorno. Posso cucinare io...» disse, afferrando un grissino dalla tavola.
«Oh, no! Va benissimo» mise le portate a tavola e si sedette accanto a lei «in fondo tu torni sempre stanca» le prese la mano «e mi piace viziarti e coccolarti».
«Come preferisci...» sorrise appena, liberandosi dalla sua presa «buon appetito» si sforzò di mangiare, nonostante il suo pensiero verso Kiran era costante.
Non disse più nulla ed evitò di incontrare i suoi occhi, notando Richard cambiare espressione a quell'ennesimo rifiuto. Rivolse lo sguardo alla tv e si limitò a terminare il piatto, rispondendo in maniera vaga ad ogni domanda che l'uomo le poneva. Si alzò dopo aver finito la sua porzione e si recò davanti al lavandino, chiudendo gli occhi per un istante, ormai esasperata.
Lui osservò ogni suo minimo dettaglio e la rabbia iniziò a crescere. Sapeva che c'era qualcosa e capì che era arrivato il momento di scoprire se avesse ragione. Si alzò e si avvicinò a lei, abbracciandola da dietro.
«Oh, Isabel. Ti desidero così tanto» le abbassò la spallina della canotta, iniziando a baciarla sulla spalla.
Si irrigidì immediatamente, scostandosi a fatica. «R-Richard...Richard, no!» si liberò dalla stretta, indietreggiando «non mi va, lo sai!» si rialzò la spallina, fissandolo infastidita.
«Perché no?» esclamò alzando la voce «non fai che evitarmi...perché? Mi hai perdonato, vuoi sposarmi, ma non ti fai toccare» le si avvicinò «io ti voglio, Isabel. Ti desidero con tutto me stesso» la prese per i polsi, tirandola a sé.
«Richard, smettila!» lo bloccò, poggiando le mani sul suo petto, respingendolo con difficoltà «smettila, per favore!» urlò ormai al limite, mentre lui continuava a non ascoltare il suo rifiuto «non ti voglio, Richard! Non ti voglio e non ti vorrò mai. Amo Kiran! Il mio cuore è suo, la mia mente è sua, il mio corpo è suo! Tu mi fai schifo, non riesco più a sopportare la tua dannata presenza» lo spintonò ancora, gettando fuori la verità senza rendersene conto.
«Lo sapevo! L'ho sempre saputo! Sapevo che eri la sua puttana...tu mi hai usato sin dall'inizio» le urlò di conseguenza «ho visto come vi guardavate quella sera, l'ho visto quando usciva dalla tua azienda e l'ho visto come ha reagito quando gli ho detto che ti avrei chiesto di sposarmi...mi hai mentito» la afferrò per le braccia «ma io ti amo. E capisco che ti sei voluta vendicare, ma ti prego ricominciamo» provò a baciarla.
Si dimenò ancora e lo spinse con tutta la sua forza, riuscendo a farlo indietreggiare. «Non ti voglio, Richard! Non voglio stare con te, non ti amo e non ti amerò mai. Amo lui...L'ho amato anche quando mi costringevo ad odiarlo. E non c'è nulla che potrà impedirmi di amare la sua persona» urlò a squarciagola, ormai al limite «non riesco a starti accanto, non riesco a sopportare la tua presenza, non riesco più a dormirti accanto» singhiozzò «non avrai il mio corpo né ora e né mai! Preferisco morire che donarmi ancora a te».
All'improvviso lui le tirò un sonoro schiaffo, facendola cadere di peso sul pavimento. «Mi hai mentito» si mise su di lei e provò a sfilarle la maglia, strappandola di poco «ma io ti voglio...ti voglio, Isabel».
«Lasciami...lasciami, Richard!» lo bloccò con le ginocchia, piangendo disperata «non farlo, ti prego! Per favore, non farlo. Non è ciò che voglio! Non puoi costringermi, ti prego» urlò impaurita, singhiozzando disperata.
«Dimenticalo!» le aprì le gambe, mettendosi al centro «ama solo me» le prese il viso con entrambe le mani e la baciò.
«Lasciami! Non voglio, non voglio» si dimenò, scostando il viso e battendo i pugni sulle sue spalle. Cercò di respingerlo ancora e gli sputò in faccia, odiandolo con tutta la sua anima «mi fai schifo! Tu potrai prenderti il mio corpo ma lui avrà la mia anima. Per sempre!» lo schiaffeggiò, cercando con tutte le sue forze di resistere.
Lui si bloccò e si alzò, fissandola con odio. «Ero disposto a tutto pur di riaverti...quello prima o poi ti mollerà per tornare a scoparsi chiunque» si ripulì dallo sputo «goditi la vita con quel coglione» si allontanò e andò a fare le sue valigie.
Isabel scoppiò in un pianto disperato e indietreggiò verso un angolo della stanza, chiudendo gli occhi affranta. Si portò le ginocchia al petto e restò in quella posizione, fino a quando non sentì la porta d'entrata sbattere. Sussultò impaurita e smise di singhiozzare per un attimo, rialzandosi a fatica. Afferrò il cordless accanto alla tv e digitò il numero di Kiran, portandosi una mano davanti alla bocca, cacciando un urlo pieno di disperazione.
«Isabel?» rispose lui, riconoscendo il numero.
«K-Kiran!» esclamò con un filo di voce, sentendo le forze venire meno «lui...Lui ha...Ha provato a prendersi il mio corpo» singhiozzò a quel ricordo «vieni qui, ti prego. Vieni qui!».
«Co...» spalancò gli occhi «arrivo subito. Aspettami» chiuse la chiamata e afferrò le chiavi della sua auto, fregandosene di tutto. Mise in moto e partì a tutta velocità.

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