CAPITOLO UNDICI

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Un'altra settimana trascorse da quel giorno. Isabel non rivide mai Kiran e si limitò a dedicarsi al lavoro, trascorrendo gran parte delle sue giornate in agenzia. Più restava lontana da casa, più riusciva a non pensare. Ormai tutto ciò che la circondava tornò a risultarle privo di significato. Layla, che conosceva perfettamente il suo carattere, le restò sempre vicino, nonostante Isabel si mostrasse agli occhi di tutti serena.
Nel giorno del suo compleanno, i primi di luglio, un regalo inaspettato fu recapitato in agenzia. Circa trentotto rose bianche, riempirono in breve tempo l'ufficio della donna.
«Chi le manda?!» chiese confusa, cercando il bigliettino da qualche parte.
«Non lo so, ma sono tantissime» esclamò Layla, con il suo solito entusiasmo.
«Non possiamo tenerle qui!» ribatté freddamente, temendo per un ritorno di Kiran. Riuscì a trovare il biglietto e lo aprì, leggendone il contenuto:

"A colei che non ho mai dimenticato e amato, nel giorno più importante della sua vita. Richard"

Restò senza fiato davanti a quel nome e si portò una mano al petto, sentendo le gambe cedere. Indietreggiò fino alla sedia e si accomodò, fissando Layla scioccata.
«Isabel...Isabel» Layla le si avvicinò preoccupata «che succede?».
«S-sono...Sono da parte di Richard» riuscì a dirle, mostrandole il bigliettino «n-non...Non può essere vero» deglutì a vuoto, fissando quelle rose sconvolta.
Spalancò gli occhi. «Ma...com'è possibile?» prese il bigliettino «cosa vuole ancora da te?» chiese duramente «butta quei fiori, Isabel!».
«Riferisci ai ragazzi di sistemarli in un'altra stanza. Non posso tenerli qui»ignorò l'affermazione della sua amica, ritrovandosi nuovamente con il biglietto tra le mani. Lesse più volte quella frase e poi si alzò, gettandolo nel cestino «per questa sera no, Layla! So che mi organizzate una festa post lavoro ogni anno ma...Stavolta preferisco festeggiarlo a casa, da sola» le comunicò, tornando al suo posto.
«Ma...hai bisogno di svagare un po' la mente» sospirò «dai, Isabel. Facciamo qualcosa di tranquillo».
Scosse la testa. «Sto bene, Layla. Ti preoccupi da giorni ma io sono quella di sempre! Ho solo voglia di terminare l'articolo per la rivista e guardarmi un film, mangiando chili di gelato davanti alla tv» le regalò un sorriso rassicurante «non restarci male, ok?!».
Annuì. «Va bene, avviso io gli altri» ricambiò il sorriso e afferrò i fiori, uscendo di lì.
Fissò lo schermo del suo pc e non riuscì a proseguire il suo articolo, ripensando a Richard e al suo ritorno inaspettato. Lanciò uno sguardo al biglietto nella pattumiera e poi scosse la testa, riprendendo a scrivere per la rivista, mentre i ragazzi liberavano l'ufficio da tutte quelle rose.
Nel primo pomeriggio, Layla e gli altri fecero una sorpresa a Isabel, presentandosi da lei con una piccola torta tra le mani e le candeline accese. La donna li guardò e scoppiò a ridere, come non faceva ormai da quell'ultima serata con Kiran. Si lasciò coccolare dai suoi dipendenti e decise di accontentarli, lasciandosi canticchiare 'happy birthday'. Espresse il desiderio di tornare ad essere finalmente serena e soffiò sulle candeline, ringraziando tutti e abbracciandoli con affetto. Dopo tanto tempo, tornò per un attimo a sorridere.
Verso le 19.00 raccolse le sue cose e abbandonò l'ufficio, dirigendosi alla sua auto.
Kiran, che ormai da tempo iniziò a tenerla d'occhio, non appena la vide non poté fare a meno di sorridere.
«Buon compleanno, meravigliosa creatura» disse tra sé, stringendo tra le mani lo sterzo della monovolume di Tom che aveva preso in prestito in cambio della sua auto.
Isabel salì a bordo della sua Audi e partì verso casa, totalmente ignara di avere gli occhi di Kiran costantemente addosso. Fece rientro verso le 19:30 e parcheggiò, sussultando. Si bloccò poco prima di arrivare al suo portone e notò Richard premere il pulsante del suo citofono, perdendo diversi battiti. L'uomo sospirò e camminò avanti e indietro sul marciapiede, attendo impaziente il ritorno di Isabel.
«Va via!» esclamò lei freddamente, non appena riuscì a prendere coraggio e dirigersi al suo portone.
Richard si voltò immediatamente e afferrò il suo polso, bloccandola. «Finalmente. Ti ho attesa per ore, Bel! Ti prego...Ti prego, non mandarmi via. Voglio poter parlare con te» la implorò, guardandola con circospezione «sei più bella di quando...» si bloccò, non riuscendo a continuare.
Lei lo fissò truce e si scostò, costringendolo a mollare la presa. «Un po' in ritardo per parlare un po', signor Thompson» ribatté stizzita «più bella di quando, Richard? Di quando mi hai tradita o della sera prima?» seguitò duramente, infilando la chiave nella serratura, non riuscendo ad aprirla immediatamente.
«È per questo che non sono più riuscito a tornare. Tu eri arrabbiata e hai fatto qualsiasi cosa per impedirmi di avvicinarmi a te. Sono riuscito ad ottenere l'indirizzo dopo un anno dal tuo addio, Isabel. Sono stato un codardo, hai ragione...Ho sbagliato e solo il cielo sa quanto ho sofferto per te! Quella donna non ha mai rappresentato nulla. Ero ubriaco e ho ceduto ad una debolezza».
«Ha rappresentato per me, Richard!» sbraitò, spingendolo via «tu mi hai devastata...Totalmente» lo fissò con rancore.
«Lo so. Hai tutte le ragioni per odiarmi, Bel!».
«Isabel, sono Isabel! Quel tuo abbreviativo mi ha sempre dato ai nervi» lo corresse, sbuffando.
«Sei bella persino quando ti arrabbi. Ti si forma questa piccola riga d'espressione al centro delle sopracciglia ed io me ne innamoro ancora oggi» le disse, guardandola totalmente incantato «cazzo quanto ti amo! Tu potrai odiarmi per sempre, ma io non riuscirò mai a dimenticarti, Isabel. Se solo tu mi permettessi di dimostrarti che sono cambiato, che non ho più intenzione di farti male e che ho voglia di riconquistarti tutti i giorni della mia vita, inizierei anche ora!» le afferrò nuovamente la mano, accarezzandogliela «non ho intenzione di lasciarti andare...e se mi hai amato anche tu, sai che può esistere il perdono. Un errore non può davvero far morire ciò che siamo stati per dieci anni» sospirò, porgendole il suo regalo. Isabel lo osservò e non lo prese, sfuggendo ancora una volta alla sua presa, facendosi lasciare la mano. Si portò una mano sulla fronte e si diresse nel suo portone, vedendosi afferrare nuovamente. Richard la voltò verso di sé e la strinse forte, senza vedersi ricambiare. Isabel restò ferma e non riuscì a reagire, mentre lui la teneva stretta a sé «ti amo...Buon compleanno, amore mio» le sussurrò all'orecchio, prima di lasciarla andare definitivamente.
Lei lo fissò smarrita e non disse più niente, entrando nel portone e richiudendolo poco dopo velocemente.
Kiran fissò la scena sconvolto, non sapendo chi fosse. All'improvviso un ricordo balenò nella sua mente. Il pensiero che lui potesse essere l'ex fidanzato di Isabel fu come un fulmine a ciel sereno. Sapeva che se lei tornava da lui, l'avrebbe persa per sempre. E questa idea lo dilaniava ancora di più.
Richard guardò quel portone per alcuni minuti e sospirò, non riuscendo ad andare via. Osservò il pulsante del citofono e il desiderio di suonare ancora una volta lo travolse, optando alla fine per la resa momentanea. Rivedere Isabel lo scosse profondamente e giurò a sé stesso che l'avrebbe riconquistata con ogni mezzo a sua disposizione, abbandonando quel luogo poco dopo e tornando alla sua auto.
Isabel varcò la soglia di casa stordita e si lasciò cadere lungo il pavimento, ripensando a quelle parole di Richard. Ogni ricordo con lui tornò a farsi vivo nella mente e una lacrima solcò nuovamente il suo viso, non sapendo più che fare.
Kiran invece si accasciò sul sedile e ripensò a quello che aveva visto. Nonostante sapesse di doverla proteggere, non riusciva ad immaginarla tra le braccia di un altro uomo. Rimase lì ancora per un'ora e ormai esausto, mise in moto e decise di tornare a casa.
Il resto della sera Isabel la trascorse davanti al computer, terminando finalmente l'articolo sul quale stava lavorando da giorni. Si sentì telefonicamente con i suoi genitori ed omise qualsiasi riferimento a Richard, per evitare loro preoccupazioni inutili. Si mise a letto verso mezzanotte e fissò il soffitto, tornando con la mente alle parole del suo ex fidanzato. Nonostante si era imposta di dimenticarlo, tutto ciò che avevano vissuto insieme e l'amore provato per lui, la indeboliva ancora oggi. Sospirò più volte faticò ad addormentarsi, sentendo che, in qualche modo, quell'uomo aveva ancora potere sulle sue fragilità.

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