CAPITOLO DIECI

486 34 18
                                    

Tre settimane dopo lo scontro tra Kiran ed Isabel, il Karribean Blue fu finalmente completato. I restauratori lo riprodussero fedelmente e Kiran organizzò un evento per il ritorno del suo locale, senza chiedere aiuto ad Isabel. Furono introdotti i controlli serrati all'ingresso e una guardia notturna nelle ore di chiusura, affinché nessuno potesse toccare nuovamente il locale. I due non si rividero mai in quel frangente ma lei provò a cercarlo ancora e senza successo, come se percepisse che ciò che le aveva gettato contro non corrispondesse alla verità.

«Ehi, capo...Pronto per il ritorno?» gli chiese sorridente Tom, accarezzando il suo amato bancone.
«Sono nato pronto» accennò un sorriso che non si rifletteva nei suoi occhi. Si sedette ad uno sgabello, poggiando i gomiti al banco «dammi il solito...ho bisogno di bere» sospirò.
Tom gli riempì il bicchiere di bourbon e glielo passò, dandogli una pacca sulla spalla «andrà bene, non essere teso! La gente ti ama e non vedeva l'ora di tornare qui» gli fece l'occhiolino.
«Apriamo tra cinque minuti, boss» lo informò Jean «c'è già una fila immensa» sogghignò felice.
Annuì. «Preparatevi allora» si alzò e guardò Tom «non amano me, amano il Karribean» afferrò il bicchiere e se ne andò sul terrazzo.
Lo vide allontanarsi e lucidò gli ultimi bicchieri, prima che la serata avesse finalmente inizio. I ragazzi aprirono le porte del Karribean Blue e i clienti furono controllati con meticolosità, varcando la soglia solo dopo essere risultati privi di qualunque sostanza stupefacente addosso.
A poco a poco, il locale si riempì totalmente, dando inizio al divertimento.
Isabel, invece, venuta a conoscenza della serata tramite i giornali, decise che era arrivato il momento di parlare ancora una volta con Kiran, senza che lui potesse negarsi a lei. Si preparò in maniera impeccabile e, verso le 22:00 raggiunse il locale in taxi, facendo un grande respiro. Si mise in fila come tutti gli altri e superò i controlli circa trenta minuti dopo, varcando finalmente la soglia di quel luogo pieno di ricordi indelebili. Si guardò intorno e restò colpita dall'ottimo lavoro dei restauratori, non trovando alcuna differenza con il Karribean precedente. Si mescolò tra la folla e osservò ogni volto, provando a scorgere Kiran da qualche parte.
Lui chiacchierò con i vari clienti, dedicando loro le giuste attenzioni. Mentre salutava uno di loro, scorse in lontananza una figura a lui familiare. Riconobbe Isabel tra la folla e si chiese perché fosse lì. Pensò a come allontanarla ed ebbe un'idea. Doveva semplicemente comportarsi per quello che era. Kiran Scott, l'uomo che ci provava ogni sera con una donna diversa. Puntò un gruppo di giovani ragazze e si avvicinò a loro.
«Salve, meravigliose ragazze. Posso unirmi a voi?» sfoderò il suo solito charme.
Le ragazze si votarono verso di lui e fecero ampi sorrisi, annuendo. «Mr Scott...Che piacere!» disse una di loro, afferrando il suo bicchiere e sorseggiando il bourbon restante.
«Tutto solo anche a questo evento?» esclamò un'altra, accarezzandogli il papillon.
«Se vuole ammazzare la noia, noi potremmo accontentarla. In tutti i sensi» gli strizzò l'occhio la terza ragazza, leccandosi un labbro.
Isabel continuò a cercarlo disperatamente con lo sguardo e, ormai al limite, provò ad avvicinarsi al bancone, per chiedere a Tom se lo avesse visto. Nel preciso istante in cui i suoi occhi si spostarono verso destra, la figura di Kiran le si palesò davanti, ritrovandosi ad assistere ad una delle scene che più la ferì in quell'istante.
«Come posso essere tutto solo, se sono in vostra compagnia?» si sedette tra le ragazze, baciando una sul collo e toccando la gamba di un'altra.
Isabel fissò quella scena sconvolta e si sentì mancare il respiro, portandosi una mano al petto istintivamente. Faticò a credere ai suoi occhi e il mondo le crollò addosso in un attimo, vedendosi il cuore trafitto da mille lame. Il dolore lasciò ben presto il posto alla rabbia e cambiò espressione, divenendo dura in viso. Si fece spazio tra gli ospiti e arrivò davanti a lui, osservando le ragazze. Spostò nuovamente l'attenzione su Kiran e chiuse la mano in un pugno, fissandolo con disprezzo. «È questo che sono stata per te, una semplice scopata di una notte? Ottenuto ciò che hai sempre voluto, mi hai gettata in un angolo come uno straccio vecchio, dandomi la stessa importanza di queste qui?» gli urlò contro, indicandogli le ragazze con lo sguardo «mi fai schifo! Tu mi fai veramente schifo, Kiran Scott» seguitò travolta dal dolore «ed io, che come una stupida, non avevo ancora creduto alla tua voglia di non rivedermi più. Sono venuta fin qui per farti capire che non volevo arrendermi e invece tu...Tu sei solo una maledetto bastardo!» gli occhi si riempirono di lacrime, senza che potesse controllarle «io mi fidavo di te!» urlò con tutto il fiato che aveva dentro, impedendo persino alla musica alta di sovrastare la sua voce «sei stato l'unico al quale ho riposto la mia anima, il mio cuore. L'unico al quale avrei permesso qualsiasi cosa, senza aspettarmi nulla in cambio» singhiozzò, cacciando via le lacrime con la mano «sesso... Io sono stata solo sesso» abbassò di poco il tono di voce, fissando quegli occhi che apparivano privi di ogni emozione «tu non hai cuore, non hai anima e non hai dato minimamente peso alla mia sofferenza passata, facendo leva sulle mie debolezze, per entrare nelle mie dannate mutande» alzò nuovamente la voce, interrotta poco dopo da un altro singhiozzo «ti odio, Kiran! Io ti odio con tutta la mia anima. Non ci sarà più posto per te nei miei domani, nel mio cuore e nei miei pensieri. Tu sei solo un miserabile che non ha mai provato alcun rimorso nei miei confronti. E sapevi...Cielo, se sapevi! Tu hai avuto il mio cuore nella mano e lo hai accartocciato come fosse carta straccia» si bloccò un attimo, poggiando una mano sulla fronte, come se sentisse di stare crollando. Le ragazze la guardarono scioccate e non riuscirono ad alzarsi né a muovere un solo centimetro del proprio corpo, impallidendo. Isabel deglutì a fatica e lo guardò nuovamente, desiderando solo di non rivederlo più «non sei tu a mandarmi via dalla tua vita, Scott! Sono io che ti sbatto fuori da essa a pugni in faccia» smise di piangere, avvicinandosi a lui e mollandogli uno schiaffo così violento e sonoro, da costringerlo a voltare la testa «non provare mai più a farti vedere. Mi hai capita?!» gli urlò ancora una volta contro, con tutto il fiato che aveva in gola «goditi i tuoi trofei e continua a spassartela come hai sempre fatto. Dimentica il mio nome, la mia faccia, tutto ciò che ti ho donato e tutto ciò che ti ho detto. Dimentica la notte in cui ho deciso di farmi fottere a dovere e ricorda questo momento. Ricordalo, affinché possa sempre tornarti alla mente il mio viso pieno di odio per te. Volevi questo, Kiran?! Volevi che sparissi? Beh...Ci sei appena riuscito. Ho creduto fortemente che tu fossi più uomo di colui che mi ha spezzato il cuore. La verità, Kiran... È che tu hai fatto persino peggio!» fece una pausa, sentendo le lacrime nuovamente vicine «mi hai appena uccisa!» terminò, consapevole che, di lì a poco, avrebbe posto fine a tutto ciò che aveva rappresentato il loro tempo insieme. Indietreggiò di qualche passo e non gli volle dare il tempo di emettere una sola sillaba, uscendo da quel locale per l'ultima volta.
Lui restò immobile lì, fissando il vuoto. Le ragazze provarono ad attirare nuovamente attenzione, ma era tutto inutile. Si alzò e le guardò.
«Nonostante le parole di quella donna, voi siete ancora qui. Siete disposte a portarvi a letto un vero e proprio bastardo?» fece un sorriso amaro e le lasciò lì, allontanandosi e raggiungendo Tom al bancone «l'ho persa...l'ho persa per sempre».
Il giovane sospirò, non riuscendo a ribattere immediatamente. Gli riempì il bicchiere e glielo passò, servendo un altro cliente. Poco dopo tornò da lui e lo fissò dispiaciuto. «Quel segno che hai sul viso, mi conferma quanto hai detto. Kiran è per il suo bene! Ricorda solo che è giusto così. Isabel non merita la merda di Charles e se le avessi detto la verità, stai certo che non ti avrebbe mollato nemmeno se l'avessi allontanata con la forza».
Annuì. «Lo so» sorseggiò il bourbon «mi dimenticherà. E anch'io dimenticherò lei» lo guardò come se volesse trovare conferma negli occhi di Tom.
«Ti dimenticherà, Kiran!» rispose, non confermandogli l'ultima frase «ti dimenticherà perché ci sarà la sua rabbia a tenerla distante da te. Ma non chiedermi di dirti che scorderai quella donna. Sappiamo entrambi che non hai mai fatto alcun gesto verso una donna, prima che Isabel entrasse nella tua vita» gli diede ancora una pacca sulla spalla «ti riprenderai come hai sempre fatto. In fondo, tu non hai mai voluto darle ciò che meritava davvero no?!».
«No...credo...non lo so» abbassò nuovamente lo sguardo «ma lontana da me sarà protetta. Ed è questo ciò che mi importa davvero».
«Sarà questo pensiero a farti desistere dal cercarla e chiederle scusa» servì un altro cliente, tornando da lui poco dopo «non fartene una colpa, Kiran. Un giorno, vedrai che starà meglio e non soffrirà più. E tu la saprai al sicuro e serena. Conta solo questo. Non si può perdere qualcosa che non si è mai posseduto, amico. Non dimenticarlo mai» gli sorrise appena, notando il suo sguardo spento e senza alcun interesse.
«Eppure sento di averla persa» scosse la testa, sospirando «questa doveva essere una serata unica. Ma è come se avessi rivisto le fiamme di tre settimane fa».
«La serata procede bene, Kiran! È tutto come sempre, adesso. Forse sei tu che hai bisogno di stare un po' per conto tuo. Va' a rinfrescarti la faccia, prendi un gran respiro e torna quello di sempre. D'ora in avanti il tuo pensiero verso Isabel deve mancare. Ne uscirai...Sarà dura, ma ne verrai fuori! L'importante è non esservi amati neppure per un istante» disse, cercando di convincerlo a lasciarla andare. Lo osservò ancora e gli strizzò l'occhio, invitandolo a prendersi un po' di tempo per sé.
«Forse è meglio se torno proprio a casa» terminò il suo drink «stasera finirei solo per fare da tappezzeria» fece una smorfia «non penso si accorgeranno che io non ci sono più».
«Non preoccuparti, capo! Ci pensiamo noi qui» lo tranquillizzò «domani ti voglio carico, Kiran. Prenditi queste ore per metabolizzare e poi torna quello di sempre. Il Karribean Blue è tornato e ha bisogno anche di te».
Annuì. «Vado a ricaricare le batterie» riuscì a sorridergli e sgattaiolò via. Prese le sue cose e uscì dal locale, dirigendosi all'auto.
Poco dopo, il cellulare di Kiran iniziò a squillare, distogliendolo dai suoi pensieri.
Notò il numero privato e rispose. «Che cazzo vuoi ancora?» esclamò, intuendo chi fosse l'interlocutore.
Scoppiò in una grassa risata, beandosi della sua rabbia. «Ma come siamo nervosi, Kiran Scott...» lo prese in giro, sogghignando «eppure, dovrebbe essere un grande giorno per te. Il Karribean Blue è tornato a riaprire i battenti» lo sbeffeggiò, ridendo ancora di lui «tu non stai provando a fottermi, giusto?».
«Cosa dovrei fotterti?» chiese a denti stretti.
«Bada a quel che dici, Kiran Scott. Isabel Moore è proprio un bella direttrice di moda, sai?» seguitò, facendogli capire che aveva fatto ricerche su di lei «e, guarda caso, è uscita proprio dal tuo locale di merda solo poco tempo fa» il suo tono si fece cattivo «non provare a fare il coglione con me o lei ne pagherà le conseguenze. E sarai solo tu il responsabile della sua fine o della sua incolumità. Sta a te decidere. Cosa scegli, gigante Scott?».
Cercò di mantenere la calma. «Dovevi prestare bene attenzione a come è uscita dal locale...le sue lacrime non le hai viste?».
«Tu prova a giocare con il fuoco ancora una volta e giuro che ti farai molto, molto male!» ribatté aggressivo «mi auguro per te che sia stata l'ultima volta che ti è ronzata intorno, Scott! Se dovessi rivedervi insieme anche solo per sbaglio, Isabel Moore pagherà per te» gli sbatté il telefono in faccia, scoppiando in una risata isterica.
Serrò la mascella, restando fermo sul posto. «Maledetto...la pagherai cara!» entrò in auto e partì a tutta velocità.

Isabel, tornata a casa, si gettò in doccia e si accasciò, scoppiando in un pianto disperato e al quale non sapeva ancora dare un vero e proprio significato. Si sentì usata e provò a lavare via quella sensazione, sfregandosi più e più volte il corpo, come se volesse eliminare ogni minima traccia di Kiran dalla sua pelle. Si portò le ginocchia al petto e singhiozzò, perdendo totalmente fiducia negli uomini. Restò nel vano per circa mezz'ora e poi si fece forza, alzandosi e riprendendo il controllo della sua mente. Si guardò allo specchio e smise di piangere, giurando a sé stessa che non avrebbe più versato alcuna lacrima per lui.

Nonostante la notte insonne, il giorno seguente Isabel si preparò per recarsi al lavoro. Indossò un tailleur color crema e un paio di Louboutin nere, mettendo solo un velo di trucco sul viso, affinché potesse mascherare al meglio il suo malessere interiore. Verso le 8.00 raggiunse l'agenzia e salutò i suoi dipendenti, comportandosi come se non fosse mai accaduto nulla.
Layla andò da lei con una scatola tra le mani. «Isabel, come va?» chiese, richiudendosi la porta alle spalle.
«Tutto bene, grazie» rispose, mentre infilava la cornice e gli scatti con Kiran in un sacco della spazzatura «puoi gettare questa per me?» gliela porse, notando le mani della ragazza occupate. Corrugò la fronte e osservò la scatola, lanciandole uno sguardo. «Da parte di chi è?!»chiese freddamente.
Layla scosse la testa. «Non c'è il mittente» sospirò «se pensi che sia da parte sua, posso portarlo via».
«Nessun problema!» allungò le mani per afferrarla «e chiamalo con il suo nome, Layla. Evitarlo, non mi farà sentire meglio».
Fece spallucce. «Ti lascio sola» afferrò la busta e andò via.
Sospirò e si passò una mano sulla fronte, mettendosi la scatola davanti a sé. La osservò per alcuni secondi e poi si fece coraggio, aprendola senza troppo indugio.
All'interno, vi era un album in pelle con tutte le loro foto della festa di beneficenza. Nella prima pagina c'era una dedica: "Sorridi sempre! K.S."
Isabel osservò quella scritta e aprì l'album, ritrovandosi davanti lo scatto che più aveva amato con Kiran, mentre danzavano spensierati. Si irrigidii poco dopo e prese nuovamente la scatola, leggendo sul bordo il nome della tipografia e la data di commissione, scoprendo che si trattava di un ordine che Kiran aveva richiesto, poco dopo essere entrato in possesso degli scatti. Chiuse gli occhi per un istante e fece appello a tutto il suo autocontrollo, riaprendoli e riponendo l'album, senza visionarlo ulteriormente.
«Va' al diavolo, Kiran!» esclamò tra sé, allontanando quel regalo. Accese il pc e si dedicò al lavoro, impedendo a quei dolci ricordi di riaffiorare.

INSEGNAMI AD AMARE Where stories live. Discover now