CAPITOLO DICIASSETTE

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In tarda serata, mentre Isabel e Kiran si trovavano sul divano a guardare la tv, lo squillo del citofono li fece trasalire. La donna si alzò quasi subito e si recò davanti al monitor per capire di chi si trattasse. Non appena la figura di Jeremy si palesò dinnanzi ai suoi occhi, aprì immediatamente, attendendolo all'ingresso. Il ragazzo raggiunse l'appartamento in breve tempo e salutò sua sorella, che lo abbracciò forte. Ricambiò quella stretta e lasciò cadere il borsone al suolo, rassicurandola che sarebbe andato tutto bene. Fu attratto da un'ombra alla sua destra e lanciò uno sguardo in quella direzione, restandone sorpreso.
«S-Salve, Mr Scott!» esclamò, corrugando appena la fronte e non sapendo ancora della loro relazione. Si stupì nel trovarlo lì e lo osservò con circospezione, notandolo con indosso una semplice tuta e scalzo. Gli porse la mano e sorrise, evitando domande a riguardo.
«Grazie per essere qui» disse apparendo devastato «ho assolutamente bisogno del suo aiuto».
«Stia tranquillo, risolveremo tutto» afferrò il borsone, dandogli una pacca sulla spalla. Si allontanò un attimo per posarlo nella camera degli ospiti e tornò da Kiran, accomodandosi con lui in salone.
«Isabel mi ha raccontato in linea di massima quello che è successo. Ci sono stati riscontri nelle ore successive? Non avendo la possibilità di consultare internet e mia sorella, non ho potuto restare aggiornato a riguardo» lo guardò, poggiando la cartellina sul tavolino di fronte a loro, scrivendoci il cognome di Kiran.
«È stata trovata della droga nei cocktail e nelle ragazze che hanno avuto il malore...mi chiudono il locale» serrò la mascella «non sono stati i miei ragazzi. Sono stati incastrati, per fottere me».
Sospirò, scrivendo tutto sugli appunti dove aveva iniziato a scrivere una breve relazione, «Si può spiegare meglio? Ha già dei sospetti, dei nemici che sa potrebbero nutrire del rancore per lei?».
«Uno dei più grandi spacciatori di Miami, Charles Leone...l'artefice anche dell'incendio del Karribean» sospirò «non fa che minacciarmi da quando bloccai il suo festino».
Si bloccò improvvisamente, ricordando un particolare avvenuto alla serata di beneficenza. «Lo stesso che riuscì ad intrufolarsi all'evento dedicato a Matthew Holt?».
«Lui in persona!» lo guardò «per favore. Ho bisogno di parlare con i miei ragazzi. Ho bisogno di rassicurarli».
Si appuntò il nome e poi gli lanciò uno sguardo. «Sarà difficile ottenere un colloquio con entrambi, Mr Scott. È giusto che lei lo sappia. Se dovessi fare una scelta, quando mi chiederanno di farne una, quale dei due nomi dovrò fare?».
«Non posso fare una scelta» si alzò, iniziando a muoversi nervosamente «sono i miei ragazzi, sono tutti importanti per me».
Si passò una mano sulla fronte, apparendo riflessivo. «Il massimo che potremo ottenere, saranno due colloqui in due momenti differenti. Solitamente non si possono incontrare due detenuti in una sola stanza» gli porse alcuni documenti «dato che ho accettato il suo caso, deve firmare questi fogli, Mr Scott!» gli spiegò e poi si alzò anche lui, poggiando la mano sulla sua spalla «farò tutto ciò che è in mio possesso, per tirarli fuori e farle riavere il suo locale. Serviranno delle prove e molta pazienza. Ma ne verrà fuori, glielo prometto! So quanto mia sorella tiene a lei e credo nella sua buona fede».
Isabel, che era rimasta sulla soglia poggiata allo stipite, ascoltò quelle parole e non poté fare a meno di sorridere teneramente.
Annuì. «Grazie! Davvero» deglutì a vuoto e afferrò la penna, firmando i vari documenti «sarà meglio che torni a casa. Magari volete restare da soli» disse a Isabel.
Scosse la testa. «No, amore! Se hai bisogno delle tue cose, va pure! Ma sai che preferisco averti intorno, piuttosto che saperti solo».
Jeremy spalancò gli occhi per quella affermazione e guardò entrambi, capendo immediatamente. «V-voi... Insomma... State...» non riuscì a fare la domanda, notando sull'anulare di sua sorella il trilogy.
Isabel annuì e si avvicinò a Kiran, poggiando una mano sulla sua spalla. «Sì, Jeremy! Siamo ufficialmente insieme da due settimane. O, meglio, da ieri sera» gli mostrò l'anello «abbiamo preferito viverci in maniera tranquilla in questi giorni, senza grandi aspettative. Poi, quando meno lo credevo, Kiran mi ha chiesto di sposarlo».
Il ragazzo restò a bocca aperta e non riuscì a dire nulla per alcuni secondi, limitandosi a guardare entrambi con stupore. «Wow...Una bella notizia! U-una notizia alquanto inaspettata e... Wow!» farfugliò.
Riuscì a sorridere Kiran. «Saremo cognati» fece spallucce e guardò lei «allora vado a prendere qualcosa per cambiarmi e torno qui, ok?».
Annuì, non troppo convinta di lasciarlo andare da solo. «Fa attenzione, Kiran! Sai che non sono tranquilla nel saperti solo, dopo ciò che è accaduto» sospirò.
«Se vuoi, posso accompagnarti» si propose Jeremy, dandogli del tu «se non sono un disturbo, ovviamente».
«No, preferisco non lasciare Isabel da sola» la baciò sulla fronte «sta tranquilla. Non sarò solo a casa. Ho intenzione di far venire gli altri ragazzi. Ho bisogno di parlare con loro» non le diede il tempo di ribattere e andò in camera da letto per indossare le scarpe. Afferrò la giacca e, inviati alcuni sms agli altri tre ragazzi dando loro appuntamento a casa sua, andò via di lì.
Paul, Philip e Mark arrivarono sotto casa di Kiran circa mezz'ora dopo l'invio dell'sms e suonarono, in attesa di poterlo rivedere. Non appena riuscirono a raggiungere l'appartamento, entrarono e lo abbracciarono a turno.
«Non ci sono parole per ciò che sta succedendo, Kiran» esclamò Paul, sospirando e accomodandosi in salone.
«Lo so, lo so!» sospirò, versando un drink nei bicchieri e porgendoli loro «Charles mi ha colpito ancora una volta nel punto debole. E lo ha fatto sfruttando l'ex compagno di Isabel. Sono certo che sia stato lui a portare la droga nel locale. Devo trovare solo il modo per farlo cantare» si sedette «ho chiesto all'avvocato un incontro con Tom e Jean, volete che dica loro qualcosa da parte vostra?».
«Che crediamo nella loro innocenza» disse Mark «pensare che poteva succedere a uno di noi tre è devastante! Ci mancano e sappiamo che non hanno drogato quei cocktail».
«Non sarebbe successo a uno di noi tre. La sua idea era quella di colpire loro due, perché sono i più vicini a Kiran» ribatté Paul.
«Abbiamo sempre odiato quella merda! Siamo ragazzi puliti e non vogliamo avere nulla a che fare con quello schifo. Quindi riferisci loro che li aspettiamo e che festeggeremo alla loro liberazione» terminò Philip.
«Picchierei quella testa di cazzo fino a fargli perdere i sensi, se potessi! Non ha mai meritato Isabel» aggiunse schifato Paul «hai un piano a riguardo? Sai già come farlo cadere in trappola?».
«Ha tentato di violentare Isabel, voglio che lei lo minacci di denuncia» sorseggiò il drink «correrà immediatamente da lei, ma troverà me».
Lo ascoltò e annuì. «Mi sembra una buona idea...Ma non pensi sia rischioso fare tutto da solo? Se vuoi una spalla, noi ci siamo. Sai che puoi contare su di noi».
«Sarebbe un vero piacere...» aggiunse Mark.
Sorrise loro. «Lo so che siete disposti a tutto, ma ho bisogno di proteggere almeno voi» afferrò una sigaretta «siete disposti ad attendere che tutto torni alla normalità? Se volete lavorare da tutt'altra parte, io vi capirò».
«Scordatelo, Scott! Siamo al Karribean Blue da dieci anni. Siamo una famiglia ormai!»ribatté Paul, contrariato.
«Non andrei in nessun altro posto...Piuttosto, resto disoccupato» lo rassicurò Mark.
«Puoi contare su di noi, boss! Attenderemo il ritorno del Karribean ancora una volta e sarà il più bello di sempre» sorrise Philip.
«Mi dispiace per la tua sorpresa andata in fumo, capo! So che ci avevi chiesto un menù speciale per Isabel quella sera» sospirò Paul.
«Tranquillo, la sorpresa l'ha ricevuta lo stesso» si rilassò, felice del tempo che stava passando con i suoi ragazzi «non era il momento più bello, però l'ho resa felice. Le ho comunque promesso una festa di fidanzamento».
«Organizzeremo una festa con il botto, capo» sorrise Philip «bisogna solo attendere e poi sarà tutto finito».
«Come ti è parso l'avvocato? Ci si può fidare della sua esperienza?» chiese Mark, accendendosi anche lui una sigaretta.
«Sapere che è il fratello di Isabel basta come risposta?» sogghignò «ha preso il primo volo, non appena ha saputo».
Spalancarono gli occhi. «Cazzo! È sicuramente un tipo in gamba allora. È il ragazzo che abbiamo visto alla serata di beneficenza? Alto, ben messo fisicamente e biondo?» chiese Mark.
«La tua faccia parlava da sola quella sera!» sogghignò Paul «noi ragazzi stavamo letteralmente morendo dalle risate. Solo tu non ti accorgevi di quanto era diventata importante Isabel nella tua vita».
Corrugò la fronte. «Cosa sentono le mie orecchie? Vi stavate prendendo gioco del sottoscritto?» li fissò truce «sarete licenziati».
Scoppiarono tutti e tre a ridere. «Certo, capo! Poi come faresti senza più i tuoi camerieri super preparati?» sogghignò Paul.
«Eravamo solo desiderosi di vederti impegnato seriamente!» si giustificò Mark.
«Così finalmente avresti lasciato a noi le belle ragazze disposte a qualsiasi cosa» aggiunse Philip.
«Ah sì? Allora sarò ben lieto di vietare qualsiasi contatto con le clienti durante l'orario di lavoro» cercò di restare serio.
Smisero di sorridere, fissandolo. «Tu stai scherzando, vero? Dai, Kiran...Sai che abbiamo sempre rispettato gli orari di lavoro, rimandando tutto alla chiusura» esclamò Mark.
«Non sta parlando sul serio, tranquilli» rispose Paul, non scomponendosi.
«Piuttosto, boss...Tienici sempre aggiornati. Soprattutto dopo aver affrontato quel pezzo di merda» disse Philip.
Annuì. «Siete stati al locale?».
Paul confermò. «Sì, stamattina! Hanno affisso i sigilli definitivi» gli comunicò, sospirando dispiaciuto «non saranno definitivi, Kiran! Ne usciremo fuori ancora una volta e sarà una vera e propria rinascita» gli circondò le spalle con il braccio, sfilandogli la sigaretta di bocca, facendo un tiro «questa roba non ti fa bene, capo!» sogghignò.
«Ehi! Mi fa bene...mi rilassa» alzò gli occhi al cielo «sei il primo che licenzierò».
Gli stampò un bacio sulla guancia, rimettendogliela in bocca. «Come sta Isabel?! Ieri sera era distrutta tanto quanto noi» si fece serio.
«A proposito...Se hai bisogno di qualcuno che la tenga d'occhio quando è via, puoi contare su di noi. In fondo, adesso non abbiamo nulla da fare» disse Mark.
«Sarebbe bello. Saperla al sicuro, mi tranquillizza» sorrise «è una forza della natura. È riuscita a trovare un enorme coraggio per entrambi...forse sono più io quello da proteggere, che lei».
Scoppiarono a ridere. «Effettivamente lo è davvero!» fece una smorfia Paul.
«Non te ne saresti innamorato, altrimenti! Lei ti ha praticamente rifiutato per settimane...una cosa al quanto nuova per uno come te!» ribatté Mark.
«Soprattutto perché è quasi impossibile che tu non piaccia ad una donna, Scott» sogghignò Philip.
«Ora è sola o c'è suo fratello con lei?» chiese Paul.
«C'è suo fratello, non l'avrei mai lasciata da sola» terminò la sua sigaretta «quella donna ha letteralmente distrutto il mio charme. Ci credete che non riuscivo ad arrivare in fondo con le altre? Io, Kiran Scott!».
«Già... Per non parlare delle due sorelle disposte a qualsiasi cosa, fermate in uno dei momenti più importanti per un uomo» fece una smorfia Mark «ne hai avuto di coraggio, boss».
«Io ancora oggi mi chiedo come tu ci sia riuscito! Erano lì che... E tu... Insomma, se non è amore questo!» aggiunse Paul, guardandolo con ammirazione.
Alzò gli occhi al cielo. «Se è per questo ho anche detto "ti amo, Isabel" alla brasiliana» ammise del tutto.
Spalancarono gli occhi e la bocca. «Non ci sto credendo!» Philip lo fissò incredulo.
«Mentre stava...? O mentre tu...? Insomma, in quale momento esattamente?» chiese Mark.
«Non aveva sicuramente già infilato il würstel nel panino. Troppo tardi, altrimenti!» esclamò Paul con convinzione.
Scoppiò in una grassa risata. «Non guarderò più gli hot dog allo stesso modo, d'ora in poi» lo guardò «no, era ancora al suo posto quando è successo».
Sogghignò Mark. «E lei? Non ti ha picchiato fino a farti perdere i sensi?!» lo guardò.
«Come cazzo hai fatto a dire ti amo ad una completamente diversa da Isabel? Insomma, nulla togliere al Brasile ma...Quella bionda è proprio ben fatta» esclamò con totale sincerità Philip.
«Sono stato un coglione, ok?» esclamò rassegnato «e poi proprio grazie a Julia sono tornato da Isabel».
«Non lo avremmo davvero mai detto che ti saresti innamorato un giorno! Tu eri un tipo da 'il matrimonio mi fa ribrezzo'» gli ricordò Mark.
«Siamo felici per te, boss! Hai atteso quarantun'anni, ma ne è valsa davvero la pena» gli strizzò l'occhio Paul.
«Non ti abbiamo mai visto così distrutto, come in quei giorni senza Isabel! Hai fatto la scelta migliore a riprendertela. Seppur con tutte le conseguenze del caso» aggiunse Philip «almeno superate tutto insieme».
«Ho pensato che è più semplice proteggerla se ce l'ho accanto» fece spallucce «spero solo di riuscirci. Soprattutto dopo questa situazione».
«Ehi...Hai noi! Certo che ci riuscirai! Devi solo incastrare quel bastardo e potremo tutti tornare alla nostra vita» lo rassicurò Paul.
«Non sei solo, capo! Ora ci siamo anche noi a proteggerla» sorrise Mark.
Sorrise a tutti. «Grazie ragazzi. Tirerò fuori Tom e Jean, promesso».
«Lo sappiamo, boss!» gli diede una pacca sulla spalla Paul «ci rimandi a casa ora o hai ancora bisogno di noi?».
«Lui deve tornare da Isabel, amico! Colei che ormai rende la sua vita sessuale un po' più equilibrata e proiettata verso una sola direzione» lo prese in giro Mark, sogghignando.
«Ti consiglio di non provocare troppo, ragazzo. Siete tutti segnalati!» li indicò «grazie ragazzi, per tutto» disse seriamente.
«Tranquillo, boss!» gli stampò un bacio sulla guancia Paul.
«Non stare troppo in giro, capo! Raccogli le tue cose e fila subito a casa» gli diede una pacca sulla spalla Mark.
«Salutaci Isabel, mi raccomando! E falle le coccole anche da parte nostra» sogghignò Philip.
Kiran fissò truce quest'ultimo e poi si abbracciarono tutti e quattro prima di tornare a casa, dandogli il loro completo sostegno e supporto.

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