CAPITOLO CINQUE

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Kiran riuscì a rimettersi in piedi e si trascinò piano verso il suo locale. Entrò barcollante e improvvisamente crollò sul pavimento, tra il panico generale.
I ragazzi si voltarono e riconobbero il loro capo, urlando il suo nome.
«Kiran...Ehi, Kiran» Tom scavalcò il bancone e corse da lui, prendendogli il viso tra le mani e urlando all'altro collega di chiamare un'ambulanza, controllando che ci fosse ancora battito. Tra la disperazione e il dolore per un amico, Kiran fu condotto d'urgenza al pronto soccorso dove fu assistito in maniera tempestiva dai medici, che si occuparono subito di verificare le sue condizioni per poter escludere una possibile emorragia interna.
Tom non abbandonò un solo istante l'ospedale e restò tutta la notte in sala d'attesa, attendendo notizie da parte dei medici.
Il mattino seguente, quando ormai la notizia iniziava a diffondersi, la ragazza, ignara di tutto, si svegliò e si vestì in fretta, optando per l'acquisto di due cappuccini al bar da consumare con Kiran nel suo locale. Verso le 8.00 e poco prima di recarsi a lavoro, entrò nel locale e corrugò la fronte, trovando solo Jean seduto sul divanetto che fissava lo schermo del telefono disperato.
«Salve... Kiran non è ancora arrivato?!» chiese, ritrovandosi il ragazzo con le lacrime agli occhi. Isabel corrugò la fronte e Jean si vide costretto a doverle raccontare l'accaduto, facendola trasalire e smettere di respirare. La ragazza lasciò cadere i due bicchieri dalle mani e, senza pensarci due volte, corse verso l'auto e si diresse all'ospedale, visibilmente scossa e spaventata. Quando arrivò, si guardò intorno smarrita e riuscì a scorgere Tom, dirigendosi da lui di corsa«dov'è?! Kiran dov'è? Cosa è successo?» gli chiese, sentendo il cuore scoppiarle dentro.
«Miss Moore...» Tom la fissò stravolto «non sappiamo cosa è successo. Fortunatamente non ha subito gravi lesioni interne. I medici dicono che sia riuscito ad attutire i colpi. Ha lividi sparsi e tre costole incrinate» sospirò «però non si è ancora svegliato».
«Cielo, no!» rispose, portandosi una mano al petto «non sei riuscito a vederlo? È possibile entrare in stanza?» chiese ancora, guardandosi intorno disperata «è tutto così surreale... I-io... Io non ne sapevo nulla. Sarei corsa qui altrimenti» si passò una mano sulla fronte, andando a sedersi un momento.
«Non poteva far nulla» si sedette accanto a lei «può chiedere al medico di guardia, che la accompagnerà da lui. Purtroppo non è un bello spettacolo...lo hanno ridotto veramente male» strinse la mano in un pugno, abbassando lo sguardo «maledetti bastardi» cercò di contenere la rabbia.
Gli accarezzò la spalla, annuendo. «Vado da lui. Ho bisogno di vederlo con i miei occhi» si allontanò e cercò il medico, chiedendo informazioni ad una infermiera che le passò davanti. La ragazza indicò un uomo e Isabel si diresse da lui, chiedendo di poter far visita a Kiran Scott. Il medico annuì e le indicò la stanza, chiedendole cortesemente di non restarci a lungo. Isabel si recò a passo spedito da lui e vi entrò, restandone sconvolta. Si portò una mano sulla bocca e faticò a riconoscerlo, avvicinandosi piano «Kiran...» proferì con un filo di voce, poggiando la mano sulla sua, osservando quel bellissimo volto ormai tumefatto e gonfio. Gli accarezzò delicatamente le nocche e sentì il cuore perdere un battito, tornando a guardare il suo viso «sono qui. Svegliati, te ne prego! I-io...Ho ancora bisogno di bisticciare con te» poggiò le labbra su quella mano e gli lasciò un bacio sul dorso, sentendosi mancare l'aria. Si alzò e non riuscì a restare lì dentro, uscendo e facendo grandi respiri. Si poggiò alla parete e chiuse gli occhi, visibilmente affranta. Ci mise un po' per tornare in sala d'attesa e, appena ci riuscì, si accomodò accanto a Tom, lanciandogli uno sguardo «è irriconoscibile..» proferì dispiaciuta, faticando a crederci.
«Lo so...lo hanno ridotto davvero male» disse con il magone «chi può avergli fatto questo?».
Sospirò, passandosi una mano sulla fronte. «Si tratta sicuramente di qualcuno che deve odiarlo davvero tanto. La pagheranno, Tom! Di chiunque si tratti, non finirà così» rispose, sentendo la rabbia aumentare «adesso voglio solo il suo ritorno. Non mi interessa altro...» seguitò senza rendersene conto, apparendo sincera e convinta.
Accennò un sorriso e annuì. «Siete belli insieme. Anche se vi punzecchiate ogni due secondi» la guardò «non ho mai visto il mio capo così preso da una donna».
Gli lanciò uno sguardo, non riuscendo a ribattere immediatamente. «Siamo solo... Colleghi d'affari!» fece spallucce «lui mi irrita e io lo infastidisco» ridacchiò appena, ricordando alcuni aneddoti «dite tutti che siamo belli. Ma io e lui non saremo mai una coppia, Tom! Non nel modo che pensate voi».
«Sarà!» sorrise e in quel preciso istante arrivò il medico.
«Il signor Scott è sveglio ed è vigile. Abbiamo fatto i dovuti controlli e fortunatamente non ha ulteriori complicazioni» li rassicurò «se volete, potete andare da lui».
«Che splendida notizia!» esclamò Tom, alzandosi «Miss Moore, mi preceda...io informo un attimo i ragazzi» afferrò il cellulare e si allontanò.
Annuì sorridente e tirò un sospiro di sollievo, recandosi da Kiran velocemente. Aprì la porta e la richiuse poco dopo, avvicinandosi al suo letto.
«Mr Scott...Con lei non ci si annoia mai, vedo!» fece una smorfia, sentendosi sollevata nel saperlo sveglio «ciao...» seguitò con dolcezza, avvertendo una stretta al cuore.
«I-Isabel?» la guardò confuso «sono morto per caso?».
Alzò un sopracciglio. «Se così fosse, significherebbe anche per me aver condotto una vita decisamente lussuriosa, Mr Scott» si accomodò accanto a lui, poggiando la mano sul suo dorso «chi è stato a farti questo, Kiran?» chiese, divenendo seria.
Chiuse un attimo gli occhi e li riaprì. «N-non lo so...non li conoscevo» mentì.
Sospirò. «Ti hanno detto qualcosa? Ti prego, Kiran... È importante! Ti hanno ridotto in fin di vita e non lo hanno fatto per errore. Chi ti ha picchiato, voleva esattamente questo!»sospirò, passando la mano sul suo braccio delicatamente, laddove c'erano lividi sparsi.
La guardò e riuscì a sorriderle. «Sta tranquilla...va tutto bene. Probabilmente erano rapinatori, ma hanno fallito nel loro intento».
«Il medico ha detto che hai attutito molti colpi» fece una smorfia di apprezzamento «sei ancora in forma per la tua età, non c'è dubbio» gli lanciò uno sguardo, ridacchiando.
Rise, ma si bloccò per una fitta. «Lo prendo come un complimento» fece una smorfia e in quel preciso istante, Tom fece capolino nella stanza.
«Capo! Ti trovo in forma» esclamò divertito.
«Ringrazia che non posso picchiarti».
«Hai fatto di peggio...ci hai spaventati a morte» sospirò.
«È rimasto qui tutta la notte, sai? Dovresti dargli un bel premio, Mr Scott» sorrise al ragazzo.
«Beh, sì...Potresti aggiungere mille dollari al mio stipendio, ad esempio» sorrise beffardo e Isabel ridacchiò.
«Vi lascio un momento soli» si alzò, cedendo il posto a Tom «se non ha altri impegni, più tardi potremmo conversare ancora, Mr Scott!»seguitò ironica.
«Penso che resterò qui per un po'» le fece l'occhiolino e non appena uscì, fece avvicinare Tom «erano due uomini di McCarter...ne sono sicuro».
Trasalì, smettendo di respirare. «Cazzo!» lo fissò sconvolto «per la storia della droga?» si passò una mano sul viso, non appena Kiran annuì «pezzo di merda!» sentì la rabbia travolgerlo «ti hanno detto qualcosa?» tornò a guardarlo, apparendo pensieroso.
«Me lo hanno fatto capire che erano stati mandati da lui...per una lezione» sospirò «vogliono che cambi le regole del mio locale».
Lo fissò attonito. «Cambiare le regole? Dovremmo cedere a tutta quella merda, solo perché è lui a deciderlo? No, Kiran! Non possiamo permettere a vermi come lui di rovinarci la carriera e il nome. Tu sei uno dei pochi qui a Miami che non si è mai sporcato con quella merda. Non devono vincere su di te, sui tuoi dannati sacrifici».
«Tranquillo! Non succederà mai» gli sorrise «credono di avermi sconfitto, ma non è così. Ogni volta mi rialzerò e sarò più forte di prima...il Karribean è tutto per me e non sarà di certo un coglione a distruggerlo».
Annuì, sorridendo. «Ti darei una pacca sulla spalla, ma ne hai già avute parecchie ieri sera» sogghignò, facendosi serio poco dopo «è davvero una brava ragazza, amico. Mi piace il suo temperamento» gli fece l'occhiolino, cambiando discorso per un istante «prima è venuta qui mentre dormivi...».
«Tom...non iniziare con i film mentali» alzò gli occhi al cielo «io sono più bastardo dell'uomo che l'ha fatta soffrire. Perciò evita».
«Infatti la nota dolente è che non te la darà mai. Però, sta di fatto che è proprio una gran bella donna» sogghignò «ad ogni modo, cogliamo il lato positivo della situazione. Adesso ci saranno molte crocerossine pronte a curare le tue ferite» lo guardò divertito «in fondo questo è il bello di essere te, amico».
«Qui ce ne sono? Sai ho un forte dolore alla testa...avrei bisogno di una splendida infermiera che allevi il mio malessere» fece una smorfia.
Scoppiò in una grassa risata. «Eccome se ci sono! Le tirocinanti sono dei bocconcini niente male. Prima una di loro è venuta proprio qui a cambiarti la flebo. Peccato che tu dormivi beatamente» fece spallucce e restò a conversare ancora un po' con lui, prima che i dottori tornassero per visitarlo nuovamente. Tom abbandonò la stanza e tornò in sala d'attesa, accomodandosi distrutto su un divanetto. Isabel lo guardò e gli passò un bicchiere con del caffè al suo interno, invitandolo a tornare a casa per riposare un po'. Il ragazzo inizialmente apparve combattuto ma poi si lasciò convincere, promettendole che sarebbe tornato lì dopo pranzo.
«Allora, Mr Scott...Le sue condizioni sono piuttosto buone. I dolori sono sopportabili?»chiese la giovane dottoressa che entrò in stanza, osservando la sua cartella clinica.
Lui la osservò attentamente. «Adesso che la vedo, non so perché ma sento il bisogno di lenire alcuni dolori» sorrise «magari lei potrebbe aiutarmi».
«Le farò portare degli antidolorifici, allora!» gli sorrise, controllando la flebo «sono sposata, Mr Scott!» seguitò, rispondendo alla sua allusione.
«Nessun problema, non sono geloso» sogghignò «sto perdendo il mio charme...c'è un medicinale che possa aiutarmi a ritrovarlo?».
La dottoressa rise inevitabilmente. «Tra poco le daremo un antidolorifico e qualcosa che possa aiutarla a ritrovare il suo charme. Magari riposando un po'» scosse la testa divertita, uscendo dalla stanza. La donna bloccò una specializzanda che passava di lì in quel momento e le chiese di portare a Kiran i medicinali, tornando al suo giro di visite. Qualche tempo dopo, una ragazza bruna e dal fisico minuto entrò in camera, sorridendogli. «Le ho portato alcuni doni, Mr Scott»ridacchiò, avvicinandosi a lui e porgendogli il vassoio con le pillole da assumere.
«Non sono droghe vero?» le osservò «sa, non amo quella roba» fece una smorfia.
«Non siamo dei pusher, Mr Scott» esclamò divertita «l'aiuteranno solo a stare meglio, si fidi di me» gli strizzò l'occhio «posso fare altro per lei? La fascia sull'addome è troppo stretta?».
«Non saprei...magari potresti controllare» afferrò le compresse e le assunse «è tuo dovere controllare, vero?».
Annuì, scoprendo il suo addome. Accarezzò i suoi fianchi e si piegò con il busto verso di lui, lanciandogli uno sguardo malizioso. «Sembra...Perfetta» passò le dita sulla fascia «non le faccio male, vero?!».
«Assolutamente no» infilò due dita nella scollatura «sei proprio brava...il dolore sta già passando» avvicinò il viso al suo e iniziò a baciarla.
La ragazza non riuscì a ritrarsi e si abbandonò al potere magnetico di Kiran, ricambiando quel bacio con lo stesso trasporto.
Isabel, nel frattempo, terminò il suo snack in sala d'attesa e decise di tornare da lui per fargli compagnia. Lanciò uno sguardo all'orologio e si diresse nella sua camera, aprendo la porta e sussultando. Fissò la scena con gli occhi spalancati e poi sospirò rumorosamente, alzando gli occhi al cielo. «Scusate... Non avevo notato il cartellino 'don't disturb' sulla maniglia!» proferì sarcastica, incrociando le braccia e facendo trasalire la ragazza che si ricompose immediatamente.
«I-io... Noi... Lui» divenne paonazza, morendo di vergogna.
«Vedo che si sente già meglio, Mr Scott» gli lanciò uno sguardo accigliato.
«Ho ancora un po' di mal di testa...potrebbe alleviarlo lei, Miss Moore» disse senza vergogna, senza lasciare la presa al polso dell'infermiera.
La ragazza provò a liberarsi dalla sua presa e sospirò, sentendo il viso andarle a fuoco. «N-non potevo sapere che sarebbe successo» si giustificò ancora con lei ma Isabel la ignorò, fissando Kiran.
«Sono sicura che questa ragazza saprà alleviare le sue sofferenze, Mr Scott! Mi piacerebbe una cosa a tre, ma non indosso l'intimo giusto» fece spallucce e richiuse la porta, scuotendo la testa rassegnata «è sempre il solito» disse tra sé, tornando in sala d'attesa.
«Che figura!» disse l'infermiera, portandosi una mano sulla fronte «n-non è la sua donna, vero?».
«No...è solo una nuova collega di lavoro non ancora abituata a me» la avvicinò nuovamente a sé «dove eravamo rimasti?».
«Potrebbe scoprirci qualcuno, Mr Scott! Esattamente come è accaduto poco fa...Non posso rischiare di non portare a termine il tirocinio» si allontanò da lui riluttante «lei è davvero pericoloso» gli posò un ultimo bacio sulle labbra e controllò la flebo, sistemandogli il lenzuolo nuovamente «cerchi di riposare un po'. I medicinali l'aiuteranno».
Sospirò, arrendendosi. «Puoi far entrare Miss Moore...sempre che lei lo voglia».
Annuì e andò via, cercandola e trovandola solo dopo qualche minuto, in sala d'attesa. Si scusò con lei ancora una volta e Isabel la tranquillizzò, recandosi da Kiran. «Ha fatto presto! Credevo fosse più un tipo dai venti minuti in su» fece una smorfia, richiudendo la porta.
«Sono rotto, Miss Moore» disse con serietà «sono giorni che non arrivo alla fine...ho perso il mio charme».
«Oh, tranquillo! Con l'età può succedere»ribatté ironica, accomodandosi accanto a lui «Tom è tornato a casa. Era davvero distrutto, ho preferito che riposasse un po'» lo informò, osservandolo «se devi andare in bagno, posso accompagnarti io...» si offrì di aiutarlo «fino alla porta» precisò.
«Vedi? Anche tu arrivi alla fine, ma poi non finisci» si alzò piano, restando seduto sul letto «ho perso davvero lo charme».
Scoppiò a ridere, alzando gli occhi al cielo ormai rassegnata. «Ti fa male?!» chiese preoccupata, notando le sue smorfie di dolore. Si alzò e si occupò di avvicinargli la flebo, attendendo che si mettesse in piedi.
«Un po'» scese dal letto e una fitta al fianco lo bloccò, facendolo trasalire «cazzo...».
Isabel accorse immediatamente, lasciando l'asta portaflebo e offrendogli il suo aiuto. «Poggiati a me!» si mise il suo braccio intorno alle spalle, sospirando dispiaciuta.
Si lasciò aiutare e arrivarono davanti alla porta del bagno. «Non vuoi proprio accompagnarmi dentro? Potrei avere un mancamento».
Incontrò il suo sguardo, alzando un sopracciglio. «Lascerò la porta socchiusa. Se accadrà quanto hai appena detto, ci sarà un botto ad avvertirmi» gli passò l'asta «buon incontro ravvicinato con il tuo animaletto selvatico, Mr Scott».
«Non sei molto brava come infermiera» entrò in bagno e socchiuse la porta. Si mise davanti allo specchio e restò sconvolto da quello che vedeva «maledetto bastardo» sussurrò tra sé, stringendo la presa al lavabo e cercando di fare respiri profondi per resistere al dolore.
Isabel restò tutto il tempo davanti alla porta e cercò di captare i rumori interni il più possibile, per assicurarsi che non avesse bisogno di aiuto. Ripensò per un istante a tutti quei lividi sul corpo di Kiran e sospirò, chiedendosi chi poteva odiarlo così tanto, da ridurlo in fin di vita.
«Tutto bene, Mr Scott? È riuscito a trovare il suo volatile o proseguono le ricerche?!» esclamò dopo un po', ridacchiando.
Lui sussultò, tornando in sé. «S-sì...va...va tutto bene» si allontanò dallo specchio e, dopo un po' uscì dal bagno, sorridendole «salve infermiera».
«Passerà, Kiran!» gli accarezzò una guancia con le nocche, facendo attenzione a non fargli male «tutto questo guarirà e tu tornerai più forte di prima» gli sorrise, come se sentisse di doverlo confortare.
Corrugò la fronte e poi sorrise. «Certo che passerà. Sono solo ferite che non fanno altro che rafforzarmi. Non mi importa di quello che ho visto allo specchio» mentì.
«Bene!» gli sorrise ancora e lo riaccompagnò a letto, sistemandogli il lenzuolo e aiutandolo con il cuscino «sei comodo, preferisci che te ne procuri un altro? O magari sollevo leggermente la spalliera?» gli chiese, assicurandosi che avesse una posizione tale, da non avvertire troppo dolore.
«È perfetto così» le prese la mano e la avvicinò a sé «non sei obbligata a restare qui... Perché lo fai?».
Si ritrovò vicina al suo viso e restò a fissarlo, senza riuscire a dare una spiegazione a ciò che stava facendo per lui. Lo guardò intensamente e poi scosse la testa. «Non posso rispondere ad un gesto che compiresti anche tu per me, Kiran!».
Le sorrise con dolcezza. «Grazie! Soprattutto perché non hai mantenuto la promessa di non volermi più rivedere» le stampò un delicato bacio sulla guancia e allentò la presa, mettendosi comodo a letto.
«Ma io sono ancora intenzionata a non rivederti più, Mr Scott» ridacchiò, dirigendosi alla porta «vado a vedere se puoi mettere qualcosa sotto i denti. Oh, a proposito... Stamattina ho acquistato due cappuccini e sono entrata nel tuo locale, per regalarti il secondo affronto da quando ci conosciamo»fece spallucce «peccato non aver potuto godere della tua espressione infastidita».
«Obbligherò i miei ragazzi a controllarti prima di entrare» la punzecchiò.
«Questo compito piacerebbe molto più a te, Mr Scott» gli fece l'occhiolino e si allontanò, andando a cercare un medico. Pochi secondi dopo, due persone entrarono da Kiran, visibilmente preoccupati.
«Oh, amore di mamma!» esclamò Deanna, una donna di sessant'anni dall'aspetto elegante e curato, non appena varcò la soglia «siamo arrivati con il primo volo disponibile»sospirò, avvicinandosi a suo figlio.
«Ci hai fatto prendere un bel colpo, figliolo!»aggiunse Nathan Scott, un uomo affascinante e molto somigliante a Kiran.
«Mamma, papà!» esclamò stupito «va tutto bene. Mi ha solo investito un treno» sogghignò, prendendo la mano di sua madre e baciandola.
«Non fare lo spiritoso, Kiran! Non puoi capire lo spavento che ci siamo presi» gli accarezzò il viso, avvertendo una stretta al cuore «chi è stato a ridurti così?».
«Qualcuno geloso della sua bellezza, cara!» ribatté sarcastico Nathan, accarezzando i capelli a suo figlio.
«Ora comprendo da chi ha preso nostro figlio, simpaticone» lanciò un'occhiataccia a suo marito, sedendosi accanto a Kiran.
«Ecco a te, Mr Scott! Ho recuperato il tuo cibo, da brava infermiera» Isabel arrivò con un vassoio tra le mani e sussultò poco dopo, facendo oscillare la bottiglietta d'acqua, fissando i due signori sorpresa.
Nathan e Deanna si voltarono quasi ad unisono verso di lei e la osservarono incantati, facendo un ampio sorriso poco dopo.
«Ma ciao, bellissima biondina!» proferì Nathan, arrivando da lei e aiutandola con il vassoio «allora c'è una pollastrella che ti ha rubato il cuore eh?!» si rivolse a suo figlio, sogghignando.
Isabel spalancò gli occhi e scosse la testa immediatamente, travolta dall'imbarazzo. «Oh, no no! C'è un errore! I-io e Kiran non siamo...» non riuscì a terminare la frase, chiedendo aiuto a lui con lo sguardo.
«Nathan! L'hai appena messa a disagio»l'ammonì Deanna, andando da lei e stringendole entrambe le mani «è un piacere conoscerti. Come ti chiami, cara?» la osservò attentamente, sorridendole con dolcezza.
«I-Isabel... Isabel Moore» deglutì a vuoto, tra gli sguardi innamorati della donna.
«È quella giusta, amore di mamma. Mi piace!» proferì con convinzione, voltandosi verso suo figlio.
Alzò gli occhi al cielo. «Mamma! Non iniziare con questa storia» sospirò «io e Miss Moore siamo solo colleghi. Dovevamo lavorare per un nuovo progetto oggi, ma qualcuno ha deciso di farmi la festa» mentì «non iniziare ad assillarla con le tue paranoie. Ha solo gentilmente dato il cambio a Tom che è stato qui tutta la notte».
«Oh...» lo ascoltò e poi si rivolse a lei, scusandosi.
Nathan si presentò con un baciamano e le sorrise, continuando ad osservarla.
«Io non sono timido come mio figlio! Possiamo andare a cena, se vuoi» gli strizzò l'occhio e Deanna gli lanciò contro un pacco di fazzolettini, colpendolo sul braccio.
«Non dargli retta, cara! Fa così con tutti»sospirò rassegnata e Isabel riuscì a sorridere, travolta ancora dall'imbarazzo.
«È-È un piacere fare la vostra conoscenza» riuscì a dire, portandosi una ciocca dietro l'orecchio «t-ti...Ti ho portato il pranzo. Non farlo raffreddare troppo o non riuscirai a terminarlo» gli disse, indicandogli il vassoio.
Deanna la guardò incantata e sorrise teneramente, nel notare con quanta dolcezza si rivolgeva Isabel a suo figlio.
«Grazie!» le sorrise e afferrò il vassoio «vieni qua! Lascia perdere i miei genitori. Io ci convivo da oltre quarant'anni ormai» li prese in giro, iniziando a mangiare.
Riuscì a ridacchiare e si accomodò accanto a Nathan, che le poggiò la mano sulla sua. «Qualunque posto hai nella vita di mio figlio, sappi che noi ti abbiamo già inserito nel nostro cuore. Ogni persona che fa parte di lui, che sia un amico o la ragazza del momento o un collega fidato, fa parte anche di noi» le sorrise e Isabel lo fissò sorpresa, riuscendo a sorridere teneramente.
«La ringrazio, Mr Scott...» lanciò uno sguardo a Kiran e subito dopo anche a sua madre, restando colpita dalla loro bontà d'animo.
Deanna aiutò suo figlio con il pranzo e poi gli riempì il bicchiere di acqua, ripulendolo ogni qualvolta si sporcava.
«Ma quindi non avete nemmeno fatto affari sotto le lenzuola voi due?!» chiese dopo un po' Nathan a suo figlio, distogliendola dai suoi pensieri.
«Vuoi smetterla?! Stai imbarazzando quella povera ragazza, Nat!» lo ammonì ancora una volta Deanna e Isabel divenne rossa in viso, scoppiando poco dopo a ridere.
«Nessun problema, Mrs Scott! Mi creda, in questi giorni sto imparando a gestire la sfrontatezza di suo figlio!» lanciò uno sguardo a Nathan e scosse la testa «solo colleghi! Colleghi autentici» guardò Kiran e scosse la testa divertita.
Fece spallucce. «Rassegnatevi! Per la prima volta, vostro figlio ha conosciuto una donna tutta vestita» si stese nuovamente e si sistemò il lenzuolo, lanciandole uno sguardo divertito «una collega. E basta».
Gli sorrise e si alzò poco dopo, lanciando uno sguardo all'orologio. «Sarà meglio che vada a cambiarmi, Mr Scott. Ho questi tacchi da troppe ore, ormai. Ti lascio in ottime mani ma ci rivediamo presto» strinse la mano a Nathan e subito dopo a Deanna, avvicinandosi a Kiran «magari, vengo a trovarti verso sera. Con del cibo migliore di questo, promesso!».
«Mi faresti un grande favore» le accarezzò un fianco «a più tardi allora».
«Lei allunga un po' troppo le sue manine, Mr Scott!» lo ammonì ma non si scostò, posandogli un bacio sulla guancia. Deanna e suo marito si lanciarono uno sguardo complice e la donna trattenne un sorriso, innamorandosi sin da subito di Isabel e della sua immensa eleganza e serietà.
La ragazza abbandonò l'ospedale verso le 14.30 e Tom arrivò pochi minuti dopo, facendo nuovamente visita al suo amico.
Dopo quel duro colpo, Kiran si dimostrò più forte di quanto chi lo aveva picchiato potesse immaginare. Quel gesto codardo non fece altro che scatenare in lui la voglia di non arrendersi, combattendo il male con il bene.

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