CAPITOLO OTTO

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Trascorse una settimana da quella sera dove Isabel e Kiran si arresero al desiderio. I due non si rividero mai né si contattarono. La donna raccontò a Layla quanto successo e si rimproverò più volte di non essere riuscita a controllarsi con lui, imponendosi di non cercarlo per nessuna ragione.
Nonostante le sensazioni provate e il ricordo indelebile di quelle labbra sulle sue, Isabel stavolta sembrò davvero intenzionata a non rivedere Kiran, nemmeno per affari.
Lui al contrario provò a contattarla nei giorni a seguire e, ormai stanco della situazione, decise di presentarsi in azienda. Si recò a passo spedito da Layla e la guardò senza alcun interesse.
«Ho bisogno di parlare con Miss Moore».
La ragazza scattò in piedi e lo fissò come fosse un fantasma, non aspettandosi la sua visita così improvvisa. «S-Salve, Mr Scott» si sistemò la gonna «Miss Moore è al momento impegnata. N-non credo che...» si bloccò, conoscendo perfettamente il pensiero della sua datrice nei confronti di Kiran «posso farla richiamare, se vuole».
«Lei non è affatto impegnata...perciò deduco che è qui, che mi evita» sogghignò «bene!» si diresse verso l'ufficio di Isabel e spalancò la porta, senza bussare «noto con piacere come al momento è impegnata, Miss Moore».
Sussultò per quella irruzione improvvisa e lo osservò per alcuni secondi, sospirando rumorosamente. «Buongiorno a lei, Mr Scott! La ringrazio per aver appena donato al mio cuore quella scossa inconfondibile che precede un infarto» sbuffò, richiudendo i fascicoli sui quali stava lavorando «posso fare qualcosa per lei?!» seguitò, alzandosi e sistemandosi il pantalone del suo completo blu elettrico, che valorizzava l' incarnato e la sua bellezza.
Chiuse la porta alle sue spalle e le si avvicinò. «Perché non mi rispondi alle chiamate?».
Fece un passo indietro, non sapendo cosa dire. «Perché non abbiamo affari in corso e non ne avremo per un po'. Siamo colleghi e una settimana fa è successo ciò che non doveva accadere» strinse il bordo della scrivania nella mano.
Corrugò la fronte. «Ah...» si rilassò del tutto «ma quello è stato solo un errore dettato da tutto l'alcol che abbiamo buttato giù».
Lo fissò e si rilassò di conseguenza, sentendosi leggermente più tranquilla. «Perché sei qui, Kiran?» gli chiese, invitandolo ad accomodarsi e facendo lo stesso anche lei.
«In realtà pensavo di aver fatto qualcosa di male...e volevo invitarti a cena per scusarmi» mise le mani in tasca «ma a quanto pare non è successo nulla» ci pensò su «però una cena possiamo concedercela, no? Trasformiamola...una cena di ringraziamento per la splendida serata che hai organizzato» mostrò un ampio sorriso.
Alzò un sopracciglio. «Non mi stai proponendo un appuntamento sotto mentite spoglie, vero?!» lo osservò attentamente, analizzando la sua espressione.
«No! Non lo sarà...promesso» attese una sua risposta.
Fissò i suoi occhi e poi sospirò rassegnata, annuendo appena. «Accetto! Come collega. E senza fiumi di alcol» precisò, aprendo un cassetto e passandogli una busta lettere «inserisci anche questo nel ricavato per la beneficenza. È l'assegno che mi hai ridato per l'affitto».
Spalancò gli occhi. «N-no...perché? Hai già fatto tanto».
«Perché chi aiuta ragazzi come Matt, merita questo denaro. La mia agenzia è felice di poter dare il suo contributo a questa iniziativa, Kiran!» rispose semplicemente, regalandogli un sorriso «qui ci sono tutte le foto della serata» prese un'altra busta lettere più grande, porgendogliela «pensavo di fartela recapitare a casa, ma dato che sei qui...» fece spallucce.
Sospirò rumorosamente. «Li accetto solo per la motivazione» afferrò l'assegno e subito dopo le foto «tu le hai già viste?».
Annuì. «In molti scatti siamo insieme» fece una smorfia «quella sera siamo riusciti davvero a sopportarci più di quanto potessi immaginare».
Accennò un sorriso. «Mi sei stata davvero di grande aiuto...non l'avrei superata senza di te».
Scosse la testa. «Ce l'avresti fatta anche senza di me, Mr Scott!» gli fece l'occhiolino «dunque, parlando di altro. Questa cena quando dovrebbe avvenire, esattamente?» si avvicinò con il busto alla scrivania, accavallano una gamba.
Rubò una caramella dal vassoio sulla scrivania. «Avevo pensato a domani sera» la scartò, mettendola in bocca «che ne dici?».
Osservò la sua bocca e deglutì a vuoto, distogliendo lo sguardo poco dopo. «Domani sera?!» rispose con una domanda, controllando la sua agenda. Finse di leggere gli appunti e poi annuì «sono libera! A che ora devo venire da te?».
«Non devi proprio venire da nessuna parte» afferrò un foglio dal bloc-notes e glielo porse «scrivimi il tuo indirizzo. Passo a prenderti alle nove».
«Oh...» fissò il foglio stupita e poi lo afferrò, scrivendogli il suo indirizzo «ecco a te!» glielo ripassò «non ci stiamo dando un po' troppa tregua, vero?! Io voglio continuare a desiderare di non rivederti più, mentre mi urli di sparire dalla tua vista».
«La monotonia è noiosa» prese il biglietto, facendole l'occhiolino «a domani, Miss Moore» prese un'altra caramella e si diresse all'uscita.
«Sono caramelle personalizzate, Mr Scott» gli urlò contro, ridacchiando poco «del mio gusto preferito. Le farò avere una confezione a casa».
Si bloccò alla porta, voltandosi. «Grazie! Le accetterò molto volentieri» sorrise e uscì di lì.
Rise e guardò la porta ormai chiusa per alcuni secondi, tornando seria poco dopo. Si passò una mano sulla fronte e sospirò, sentendosi stranamente nervosa. Scosse la testa più volte e provò a non pensare a nulla, dedicandosi al resto del lavoro.
Nonostante Isabel avesse cercato di far prevalere la ragione in quei giorni senza Kiran, l'istinto la portava puntualmente a cedere a quell'uomo tanto diverso, ma con il quale riusciva a sorridere un po' di più.

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