CAPITOLO TREDICI

548 35 7
                                    

Dopo quella sera dove Kiran si rese conto di amare Isabel, i due non si rividero mai. Trascorsero cinque giorni e Richard continuò a trattarla con dolcezza e a riservarle il massimo delle attenzioni, provando a dimostrarle che stavolta era davvero intenzionato a non volerla perdere per alcuna ragione al mondo. Si presentò sotto casa della ragazza verso le otto  di lunedì mattina e citofonò, chiedendole di poter salire. Isabel tentennò per qualche secondo e poi sospirò, comunicandogli il piano e lasciandolo entrare. Richard, felice più che mai, raggiunse in fretta l'appartamento della donna e le porse un bouquet di rose bianche, baciandola sulle labbra. Isabel lo ringraziò e lo lasciò passare, mostrandogli brevemente l'appartamento.
«Hai una casa davvero accogliente, piccola. Mi piace!» le sorrise e le cinse la vita con le braccia, baciandola sul collo.
«Grazie, Richard!» esclamò, scostandosi e andando davanti alla macchinetta, per preparargli un caffè.
Lui sospirò e la osservò, passandosi una mano sulla fronte. «Perché mi respingi, Bel? Lo fai continuamente...Cinque giorni fa, al Karribean, mi era sembrato che mi avessi perdonato. Dopo quella sera, sei tornata ad essere un ghiacciolo».
«Ho solo bisogno di tempo, Richard! Scusami se ho subito un tradimento e se sei tornato dopo due anni, chiedendomi di riprovarci come se non fosse mai accaduto nulla» ribatté stizzita, battendo una mano sul mobile, travolta da un fastidio inspiegabile.
«Ehi...Stavo solo chiedendo e cercando un dialogo con te. Non c'è bisogno di ricordarmi continuamente che sono stato un pezzo di merda, lo so già da me» si accomodò, restandoci male «dici di volermi perdonare, ma non lo fai mai. E se poi penso che lo hai fatto, finisce che mi riproponi sempre quell'errore del cazzo».
Isabel prese un grande respiro e provò a calmarsi, voltandosi verso di lui. «Sono solo nervosa per il lavoro. Non volevo essere dura con te e non volevo ricordarti ancora una volta quello che mi hai fatto» si avvicinò, porgendogli il caffè.
«Fino a quando continueremo a vederci per dieci minuti e ad ogni mio invito a cena, non potrò mai dimostrarti che ti amo e che è te che voglio...Per il resto della mia vita» prese la tazza e poi la portò di più contro di sé, tenendole la mano «sono giorni che penso ad una cosa, Bel...E sono arrivato alla conclusione che se non inizi a vivermi, vivermi nel quotidiano, non potrai mai capire né lasciarti amare a modo mio».
Lei corrugò la fronte, non capendo. «Cosa mi stai dicendo, Richard?».
«Di venire a stare da me o, se non vuoi, verrò io a stare qui» le disse di getto, facendole spalancare gli occhi.
«Richard! N-non...Non credo sia giusto al momento, non ora, non così» lo fissò confusa e smarrita, allontanandosi da lui.
«Isabel tu non mi stai permettendo di riconquistare la tua fiducia. E fino a quando ti accontenterai di poco tempo, non ci sarà modo e voglia di ricominciare. Che problema c'è? Siamo adulti abbastanza da decidere dove stare e con chi. Non ti chiedo di dirmi di sì adesso. Solo, pensaci!» si alzò e si fermò di fronte a lei, prendendole il viso e baciandola con passione.
Isabel si ritrovò a ricambiare quel bacio e Richard la strinse più forte, iniziando ad accarezzarle il fianco, scendendo e risalendo con la mano, desiderandola improvvisamente.
Lei non riuscì a lasciarsi andare e si liberò da quell'abbraccio, non desiderando quelle mani sul suo corpo. «N-non posso, scusami! Devo recarmi a lavoro e poi non...» si giustificò, deglutendo a vuoto «non riesco ancora a...» si bloccò, ricordando il tocco leggero e delicato di Kiran sul suo corpo.
L'uomo sospirò rumorosamente e afferrò la sua giacca, senza nemmeno bere il caffè che aveva poggiato sul tavolo. «Ti desidero da morire da giorni, sento che potrei impazzire, ma sto cercando di rispettare i tuoi tempi. Te lo devo! Almeno promettimi che penserai alla mia proposta» la guardò in attesa.
Isabel lo fissò e si limitò ad annuire, ancora visibilmente scossa. «Ci penserò, promesso!».
Lui la guardò e si avvicinò nuovamente, posandole un delicato bacio sulle labbra. «Mi manca la mia Isabel. Cerca di capirmi, ti prego» riuscì a sorriderle e preferì andare via, provando a non metterle troppe pressioni addosso.

Quello stesso giorno, Kiran finalmente convinto dal suo amico Tom, decise di recarsi da Isabel pronto a riconquistarla.
Acquistò un mazzo di rose rosse e si recò all'IM Agency.
«Ciao!» disse a Layla, guardandola.
La ragazza sussultò e lo fissò con gli occhi spalancati, non riuscendo a crederci. Passato lo choc iniziale, il suo sguardo si indurì.
«Non entrerà in quell'ufficio, Mr Scott! Ha già seminato abbastanza dolore, non le pare?».
«Certo! Facile giudicare senza sapere» sospirò rumorosamente «la informi tu, o entro di mia spontanea volontà?».
«Non vuole vederla!» ribatté freddamente, contattando Isabel sul telefono aziendale. Informò la donna della presenza di Kiran in agenzia e non ricevette risposta, corrugando la fronte.
Poco dopo, Isabel uscì dal suo ufficio con aria minacciosa e si fermò davanti a lui, alzando un sopracciglio. «Di cosa ha bisogno? Ha già esaurito la sua scorta di fidanzate, Mr Scott?» esclamò stizzita, incrociando le braccia.
«Ho bisogno di parlarti. In privato» la guardò incantato «ti prego».
Restò in silenzio per alcuni secondi e poi sbuffò, dirigendosi nuovamente nel suo ufficio. «Conosce la strada...» esclamò ad alta voce, tornando a sedersi al suo posto.
Lui sorrise e la raggiunse, chiudendosi la porta alle spalle.
«Mi dispiace, Isabel. Mi dispiace per tutto quello che ho fatto» si avvicinò alla sua scrivania «ma ho dovuto allontanarti. Era...era per il tuo bene» le porse il mazzo di rose rosse.
«Per il mio bene...» ripeté, senza afferrare le rose «quindi, vediamo se ho capito...» si alzò e gli andò vicino, camminandogli intorno con aria apparentemente riflessiva «è stato per il mio bene trattarmi da completa estranea, dopo aver fatto...Cosa, Kiran? Sesso?» non lo fece parlare, bloccandolo con la mano «ed è stato sempre per il mio bene, farti trovare nel tuo locale, in compagnia di donne ben disposte a farti entrare nelle loro mutande, mentre io disperata provavo a starti accanto?» alzò il tono di voce, avvicinando il viso al suo «ed è stato ancora per il mio bene, quando mi hai presentato la tua 'ragazza' prendendoti gioco di me?» si avvicinò ulteriormente, ritrovandoselo ad un palmo dal suo naso.
«Sì!» mantenne lo sguardo fisso nel suo «perché volevo che mi odiassi con tutta te stessa» disse con occhi lucidi.
Ascoltò quelle parole e fissò i suoi occhi, non riuscendo a ribattere immediatamente. Sentì il respiro di Kiran contro il suo viso e quella sensazione di smarrimento tornò a farle visita, rendendola quasi impotente di fronte a lui. Si allontanò istintivamente e deglutì a fatica, cercando di riacquistare il pieno controllo.
«Perché, Kiran? Perché mi hai fatto questo? Perché hai voluto che ti odiassi?» chiese con poca voce, mentre si sentì travolgere nuovamente dal dolore.
«Perché ti amo!» ammise improvvisamente «l'ho sussurrato a Julia, la ragazza brasiliana che hai conosciuto quella sera. Non riuscivo ad arrivare fino in fondo, perché l'immagine di te mi bloccava. E ho detto che ti amavo proprio a lei» sospirò «ed è grazie a lei e a Tom se finalmente sono qui» abbassò lo sguardo «ma so anche che questo mio sentimento è troppo pericoloso».
Smise di respirare, non riuscendo a crederci. Si poggiò alla scrivania e strinse il bordo tra le mani, fissandolo incredula. «T-tu...Tu non puoi...Non vuoi...» farfugliò «non hai mai voluto una storia con me» seguitò, sentendo il cuore esploderle dentro.
«Voglio te, Isabel. Ti ho sempre voluta...e sono stato un coglione a cedere alle minacce...» si bloccò, non riuscendo ad ammetterlo.
Corrugò immediatamente la fronte. «Minacce?! Di quali minacce stai parlando, Kiran?» si avvicinò a lui, afferrandogli il viso tra le mani per farsi guardare «se non mi dici la verità, puoi anche tornartene da dove sei venuto» lo fissò severa.
Serrò la mascella, fissandola con disperazione. «È tutta colpa mia...» inspirò a fondo «ti ho fatta soffrire. Ma non volevo, te lo assicuro».
«Perché non vuoi dirmelo?» il suo tono si addolcì, passando le dita sulla sua barba incolta «cielo, Kiran! Sei così...Così provato! Il tuo viso...Tu! Che sta succedendo?».
«Stava riuscendo nel suo intento. Distruggermi» deglutì a vuoto «la mia aggressione, l'incendio al Karribean...sono tutta opera di Charles. Quella sera che sono corso via, ho ricevuto la sua chiamata. Sa tutto di te e mi ha detto che ti avrebbe fatto del male...ho dovuto allontanarti. Solo così lui ti ha lasciato in pace. Quando ti ho vista con quell'uomo, ho sperato che fossi felice. Ma so che non lo eri. Ti rivoglio nella mia vita, Isabel».
Trattenne il fiato per quella confessione e si portò una mano al petto, totalmente sconvolta. «Lui ti ha...?!» non riuscì a terminare, guardandolo con dispiacere e dolore. Ripensò a quei giorni senza lui e a Richard, scuotendo la testa esasperata. Si allontanò ancora e continuò a riflettere su quelle ultime parole, rivolgendogli uno sguardo poco dopo «m-mi ami? Hai davvero detto questo?» chiese, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
«Sì, ti amo Isabel Moore. Ti amo e ho una fottuta paura di metterti in pericolo» non le staccò gli occhi di dosso.
Non ci pensò oltre e corse da lui, gettandogli le braccia intorno al collo, non desiderando altro che le sue labbra e le sue mani sul corpo. Premette la bocca sulla sua e si nutrì di quel sapore, tornando improvvisamente a vivere.
«Amore mio!» la strinse forte a sé, sorridendo finalmente anche con gli occhi «mi sei mancata così tanto».
Isabel sorrise a sua volta e lo strinse forte, annusando a fondo il suo collo, riempiendo i polmoni di quel profumo che sapeva di rifugio, di pace e serenità. Gli riempì il viso di baci e accarezzò i suoi capelli, perdendosi nei suoi occhioni scuri e veri. «Ho avuto così tanto bisogno di te. Tu non c'eri e io mi sono sentita morire».
«Mi dispiace! Mi dispiace così tanto» le accarezzò il viso «Isabel...lui non deve sapere. Dobbiamo fare molta attenzione» si rabbuiò «devo ancora proteggerti».
«Farò tutto ciò che vorrai, Kiran. Lo superiamo insieme...Come sempre» lo tranquillizzò, baciandolo ancora e ancora una volta «quelle donne non contavano nulla, vero? Tu non...Non sei riuscito a...?» chiese poco dopo, travolta dalla gelosia e dalla paura di restarne delusa.
Scosse la testa. «Hai letteralmente distrutto il mio charme» sogghignò, continuando a tenerla stretta a sé, come se avesse paura di lasciarla andare.
Scoppiò a ridere, poggiando la testa al suo petto. «Mi sei mancato così tanto, Kiran Scott» alzò il viso verso di lui «non sai quanto ho desiderato queste mani su di me. Non sai quanto io abbia sempre pensato a quell'unica notte insieme».
«È quello che ho fatto io ogni singolo giorno» la baciò sulla fronte «stavo pensando...come posso uccidere e occultare il cadavere di quella specie di uomo che ti ronza intorno?».
Provò a trattenersi e scoppiò nuovamente a ridere, afferrando le rose dopo averle guardate. «Tu mi conosci più di quanto sia riuscito a fare lui in dieci anni. Pensa che mi piacciono bianche, che amo il Cosmopolitan e che adoro il suo filetto alla Wellington» sospirò «il mio croissant preferito è al gusto crema. Lui me lo ha portato alla marmellata di mirtilli ogni giorno, per settimane».
Alzò un sopracciglio. «Mi congratulo con lui. Soprattutto per la sceneggiata in ginocchio» mise le mani in tasca.
Spalancò gli occhi, voltandosi immediatamente. «E tu come lo sai?!» lo fissò incredula.
«Ti ho tenuta d'occhio per un po'. Ero spaventato» fece spallucce.
Lo guardò incantata e sistemò i fiori in un vaso, tornando di fronte a lui, poggiandosi alla scrivania. «Richard deve restare con me, Kiran» esclamò poco dopo con convinzione.
«Perché?» chiese confuso «n-non...non mi vuoi?».
«Perché lui ora è nella mia vita e deve restarci inevitabilmente» gli spiegò, invitandolo ad avvicinarsi «Charles non vuole vederci uniti e tu non hai ancora una soluzione».
«Continuo ad essere confuso».
«Hai detto che Charles mi tiene d'occhio, no? Finché io sarò con Richard, non penserà che sei tornato e mi hai detto la verità. Ora che ci penso... Hai commesso un grosso errore a venire qui! E se ti avesse visto?» sospirò, passandosi una mano sulla fronte.
Scosse la testa. «Ho usato l'auto di Tom» si avvicinò a lei «una storia clandestina, quindi»la avvolse con le braccia e iniziò a baciarla sul collo.
Chiuse gli occhi per quel suo tocco e sorrise, piegando la testa di lato. «Kiran...Cosa stai facendo?» gli sussurrò, infilando le mani attraverso la sua giacca, accarezzandogli la schiena.
«Sto recuperando il tempo perso» continuò a baciarla, infilando le mani sotto la sua gonna e sollevandola.
Isabel lo lascio fare e si sedette sul bordo della scrivania, avvolgendogli i fianchi con le gambe. Lo baciò con passione e infilò le dita nei suoi capelli, pronta a farsi travolgere nuovamente dal vortice della passione. Si cercarono disperatamente e poi il cellulare di Isabel iniziò a squillare, facendoli sobbalzare.
«È... È il mio!» esclamò stordita, facendo indietreggiare Kiran. Scese dalla scrivania e lo afferrò, leggendo il nome «Richard...È lui!» gli mostrò il display «va via, Kiran. Ora! Tu sei troppo pericoloso per me» scosse la testa divertita, ripensando a ciò che stavano per fare poco prima.
Le si avvicinò nuovamente e la baciò ancora. «Continua ad odiarmi!» le accarezzò il viso «faglielo credere anche a Miss non entrerà nel suo ufficio» le fece l'occhiolino e andò via. Evitò Layla, fingendosi deluso, e corse via.
Isabel alzò gli occhi al cielo rassegnata e poi rispose, ricomponendosi. «Richard!» si toccò il collo poco prima baciato da Kiran, non potendo fare a meno di sorridere.
«Amore mio...Ti chiamo solo perché avevo bisogno di sentire la tua voce» ribatté con dolcezza, attraversando la strada che conduceva all' IM Agency «ti ho disturbato?».
«N-no! Certo che no!» tossì appena «ero...Ero con i ragazzi e stavo dando loro disposizioni per un prossimo evento al quale lavoreremo» mentì, passando una mano sulla fronte.
«Capisco...» esclamò, non appena si fermò poco distante l'agenzia, vedendo Kiran uscire di lì in quel momento. Contrasse la mascella e capì che gli aveva appena mentito, stringendo la mano in un pugno «a cena da te, stasera?!» chiese poco dopo, apparendo ancora sereno.
«Stasera?!» ci pensò, non sapendo cosa fare «va...Va bene!» seguitò, costretta ad accettare.
«Non vedo l'ora, piccola! Cucinerò io, tu dovrai solo rilassarti» un lampo di rabbia attraversò i suoi occhi ma continuò a fingersi tranquillo, mandandole un bacio e chiudendo la chiamata poco dopo. Restò fermo davanti all'agenzia e poi tornò indietro, salendo in auto e scaraventando sul sedile posteriore i cioccolatini preferiti di Isabel, battendo le mani sullo sterzo con rabbia. Fece dei grandi respiri e provò a calmarsi, travolto dalla gelosia e dalla paura di perdere la sua donna. Mise in moto ed effettuò una inversione, dirigendosi al Karribean Blue.

INSEGNAMI AD AMARE Where stories live. Discover now