Capitolo 19

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Stop thinking, kiss me to forget.

«Che ci fai tu qui?» domandai senza staccarmi dall'abbraccio che mi era mancato come l'aria.

«Ryan è venuto a prendermi all'aeroporto e ho preso qualche giorno di ferie da poter passare con entrambi i miei bambini, proprio come i vecchi tempi». La sua voce era calda, dolce e riusciva a rimettere insieme i pezzi.

«Mi sei mancato tanto», dissi in un singhiozzo. Stavo facendo la figura della bambina, ma non m'importava. Nessuno avrebbe potuto comprendere la felicità di riavere mio padre e mio fratello di nuovo insieme nella stessa stanza.

Immaginavo che anche papà fosse lì per la proposta di Ryan ed ora mi era chiaro il perché avesse insistito così tanto e dopo qualche giorno con mio fratello e la nuova notizia di Zoe, non gliene sarei mai stata abbastanza grata.

«Su non fare la piagnucolona ora, Olivia!» esclamò mio fratello ridendo ed abbracciando Zoe che aveva nuovamente gli occhi lucidi.

«Sta' zitto tu! Era tutto un complotto per portarmi fuori e non farmi scoprire che stava arrivando papà!» urlai indicando la sua figura con il mio dito indice e uno sguardo assottigliato che avrebbe dovuto metterlo in soggezione. Ryan invece scoppiò a ridere.

«Beh ti è fruttato un bel po' di shopping», disse indicando le diverse borse ora sparse per il pavimento.

«Vedessi il vestito di tua sorella, caro. E' la fine del mondo!» esclamò Zoe ancora estasiata da quel vestito, in realtà mi stava bene, ma a Milano ne avevo di più belli, elaborati.

Ryan storse il naso, proprio come papà. «Dovrò far saltare qualche testa?» domandò con una finta voce seria.

Non risposi, continuai ad abbracciarlo mentre Ryan disse: «Non se le faccio saltare prima io».

Scoppiarono tutti a ridere, tranne me che in un primo momento provai a mantenere una faccia contrariata. Ero la piccola di casa, ma ormai avevo vent'anni, non avevo di certo bisogno di quelle minacce, anche se non potevo ammettere che mi dispiacesse.

Mi erano mancate così tanto quelle risate spontanee e quel clima di allegria. Mancava solamente una persona e tutto sarebbe potuto essere come prima, ma in cuor mio ero ben consapevole del fatto che quella normalità non sarebbe mai più potuta tornare.

«Tesoro, tu e Zoe andate a cambiarvi. Ho prenotato un tavolo in un posto che sono sicuro ti piacerà», disse mio padre sorridendo e sciogliendosi da quell'abbraccio.

«Certo!» esclamai felice e curiosa.

Proprio in quel momento, la porta di casa si aprì catturando tutta la nostra attenzione e rivelando un Blake decisamente infreddolito che si stringeva nella sua giacca di pelle. Sotto indossava una felpa nera e un paio di jeans a sigaretta del medesimo colore che immaginavo essere il suo preferito. Fortunatamente era solo, così non avrei dovuto assistere ad altre effusioni con quella ragazza dai capelli blu.

«Blake!» lo chiamò mio fratello attirando la sua attenzione.

Non appena i suoi occhi passarono in rassegna la stanza e le persone presenti, il suo sguardo si fermò sulla figura di mio padre. L'espressione di Blake fu inizialmente indecifrabile, come se stesse realizzando che si trovasse davvero lì e quando il suo cervello probabilmente si rese conto che non si trattava di un fantasma, il suo sguardo si abbassò e un alone di colpevolezza si calò sul volto.

«Blake», disse con un tono davvero serio mio padre.

Quando incrociai il suo sguardo vidi una freddezza che avevo visto solamente in un'altra occasione molti, molti anni prima. Mio padre non era un tipo a cui piaceva esternare sentimenti, ma non era nemmeno una persona fredda, di quelle che ti trattano con apatia.

Invisible string    ✔️ - CARTACEOWhere stories live. Discover now