Capitolo 14

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She's the storm you never expected.

Se mi avessero chiesto di descriverlo, non avrei saputo da dove iniziare. Blake Moore era sempre stato un bambino differente dagli altri, ma da adulto, dopo tutti quegli anni, dell'innocenza di quel bambino era rimasto ben poco.
I suoi occhi scuri scrutavano incuriositi la mia figura appena apparsa dalle scale, studiando ogni più minuzioso particolare, come se stessero cercando disperatamente qualcosa. Quei riflessi dorati mi fecero vacillare un attimo soltanto prima di prendere posto a tavola. L'aria era carica di tensione e imbarazzo per il rapporto che si era venuto a creare durante quei giorni, un meccanismo di sfida che mi spingeva a dare il peggio di me e aspettarmi, paradossalmente, sempre qualcosa da lui, anche se ancora non ero riuscita a capire cosa.

Avanzò verso il tavolo con una teglia piena di patate dolci al forno da mangiare insieme alle due costate già pronte nei piatti. Le piccole luci di Natale che illuminavano la stanza insieme alla luce del fuoco dentro la stufa, rendevano l'atmosfera persino intima, ma il ricordo del ragazzo che avevo visto la notte precedente era fin troppo vivido per rilassarmi davanti a quella scena.

Non disse nulla, si sedette davanti a me e iniziò a tagliare la carne.

I suoi capelli erano ribelli come al solito e i lineamenti del suo viso sembravano più rilassati, ma il suo sguardo serio continuava a nascondere mille segreti. Non riuscivo a comprendere cosa gli fosse successo di così grave tanto da ridurlo a chiudersi in se stesso in quella maniera, ma dubitavo sempre di più che una qualsiasi spiegazione sarebbe mai uscita dalle sue labbra.

«Spero ti piaccia», disse prima di mangiare un boccone risvegliandomi da quei pensieri.

«Certo», risposi afferrando velocemente le posate. «Grazie mille».

Rimanemmo in silenzio, lui di tanto in tanto sorseggiava la birra mentre io continuavo a bere acqua. Mi sentivo in soggezione, non sapevo cosa dire o cosa fare. La bufera di neve non accennava a smettere e continuavo a pensare al fatto che Ryan avrebbe fatto fatica a tornare anche domani. Ero bloccata lì dentro con Blake e non avevo idea di cosa ne sarebbe venuto fuori.

«A che pensi?» chiese rompendo il silenzio e alzando il suo sguardo su di me. Avevamo quasi finito la cena ed era stata una delle migliori cotture che avessi mai provato.

«Ryan farà fatica ad arrivare domani», dissi pizzicandomi il labbro inferiore.

Lui non sembrò scosso da quella constatazione. «Già, lo avevo pensato anche io».

L'apatia nella sua voce era leggermente diminuita, per lo meno non ci stavamo urlando contro o usando il sarcasmo anche per chiamarci per nome.

«Stasera se vuoi puoi dormire giù accanto alla stufa, io posso usare uno dei due letti su», disse spiazzandomi completamente.

Il suo sguardo era fisso nel piatto dove continuava a giocare con la forchetta, cosa che ricordavo facesse da piccolo solamente quando era nervoso. Possibile che stessi mettendo in soggezione Blake Moore? Dov'era finito il ragazzo sfacciato e pieno di sé che fino a qualche ora prima mi rispondeva per le rime?

«Non ti devi preoccupare, al massimo metterò un maglione in più».

I suoi occhi profondi incontrarono i miei e per un attimo rimanemmo in silenzio a guardarci. Eravamo sempre noi: Olivia e Blake. Eppure, nonostante fossimo seduti uno di fronte all'altro, sembravamo ancora distanti anni luce. Non riuscivo a capire nulla di lui, non più.

Avrei voluto avere una sfera di cristallo e sbirciare tra i suoi pensieri, capire il perché di quelle parole, il perché di quel gesto. Avevo atteso per anni quel momento e lui era riuscito a rovinare tutto, mostrando persino una cattiveria che, ero più che certa, non gli appartenesse affatto.

Invisible string    ✔️ - CARTACEOWhere stories live. Discover now