Capitolo 8

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❝You're my favorite scar to show.❞

La febbre.

Ero qui da tre giorni e mi era salita la febbre.

Avevo preso sonno sul divano la sera prima, dopo aver mangiato la pizza di Fatty's che, nonostante una vita trascorsa in Italia, riusciva ad essere sempre molto, molto buona.
Jhonny aveva continuato a inseguire velieri e bere rum anche quando ero crollata tutta rannicchiata su me stessa. Non mi ricordavo di essermi mossa, ma mi ero risvegliata verso le cinque del mattino con un gran mal di testa e con una coperta pesante fino al mento.

Mi ero trascinata verso la camera da letto ed ero crollata tra i brividi di freddo e un martello pneumatico dentro il cervello che non accennava a smettere.
Non avevo la febbre da circa un anno, ma avevo riconosciuto bene i sintomi. Sentivo la testa pesante come se fosse piena di mattoni, gli occhi gonfi e il naso che continuava a pizzicarmi come se dovessi continuamente soffiarlo anche se non avevo il raffreddore.

Papà mi aveva infilato in valigia - davanti al mio scetticismo - un paio di medicine e ancora una volta, avrei dovuto ringraziarlo. C'erano due aspirine, dovevo solamente trovare la forza di lasciare il caldo delle coperte e alzarmi per andare in cucina a prendere un po' d'acqua, ma mi sentivo totalmente priva di forze. Era quasi mezzogiorno, Ryan sarebbe rimasto via anche quella notte e sicuramente non potevo disturbarlo per della banale influenza. Avrei potuto chiedere a Blake un bicchiere di acqua, ma non sapevo nemmeno se fosse in casa, che lavoro facesse e in realtà non avevo nemmeno il suo numero.

Portai una mano alla fronte, sentendomi andare a fuoco.

Mi alzai svogliatamente, riavvolgendomi subito nella coperta che mi ero ritrovata addosso durante la notte. Ero quasi certa di non essere stata io a prenderla, ma trovavo impossibile l'idea che Blake mi avesse coperto di sua spontanea volontà. Dovevo averla presa mentre ero in dormiveglia.

A passi pesanti, strisciando i piedi per le poche forze, mi avviai verso il soggiorno, dove incontrai Blake, a gambe incrociate sul divano, intento a giocare alla Play Station.
Forse non era poi così cambiato.
Indossava una tuta nera e larga, i capelli erano scompigliati e gli occhi fissi sullo schermo che osservava con un'espressione estremamente concentrata. Il viso si era sgonfiato, tornato quasi alla normalità se non fosse stato per il taglio sullo zigomo e il colore violaceo intorno agli occhi.

Lo schermo della televisione era quasi l'unica fonte luminosa della stanza, così mi voltai verso la porta finestra, rimanendo incantata dalla vista. Breckenridge era totalmente ricoperta da un manto nevoso che continuava ad aumentare grazie al nevischio che scendeva dal cielo a ritmo regolare. Le vie illuminate rendevano quella piccola cittadina un panorama unico al mondo.

I ricordi della mia infanzia si fecero più nitidi, come se fossi in grado di riviverli in quel momento. Il viso felice di mia madre quando passeggiavamo tra le strade, le cioccolate quando faceva freddo e iniziava a nevicare insieme a Ryan e Blake, i racconti davanti al camino di mio padre prima di cenare e prima di dormire, le torte, i biscotti, i giochi da tavolo.

Mi mancavano così tanto quei momenti, eravamo tutti così felici.

«Ti serve qualcosa peste?» disse una voce alle mie spalle facendomi tornare - brutalmente - alla realtà.

Mi voltai, ma notai immediatamente che non si fosse nemmeno scomodato a mettere in pausa il gioco. Il suo sguardo era fisso sullo schermo.

Scossi la testa.  «Ho bisogno di un bicchiere d'acqua», dissi avviandomi verso la cucina e passandogli davanti nel minor tempo possibile. Ricordavo quanto si arrabbiassero lui e mio fratello quando interrompevo le loro partite piazzandomi davanti alla televisione.

Invisible string    ✔️ - CARTACEOWhere stories live. Discover now