Capitolo 17

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In your eyes, I am enough.

BLAKE

La musica era così fastidiosa e tutti sembravano essere così ubriachi e spensierati mentre continuavano a bere, fumavano le loro canne, ballavano sotto le note di canzoni commerciali decisamente scadenti. Sembravano essere felici di trovarsi lì, con i propri amici e forse avrei dovuto esserlo anche io, peccato che quelli non fossero miei amici e soprattutto non fossi felice da un bel po' di tempo.

Stavo sorseggiando la mia bottiglia di Beck's quando lo sguardo di Connor si proiettò alle spalle mie e di Asher. Willow era al suo fianco, mentre Violet continuava ad avvinghiarsi come un polipo al mio braccio libero.

«La principessa ha lasciato la torre», disse mentre un sorriso furbo gli illuminò il volto.

Non dovetti nemmeno girarmi per capire che si stesse riferendo ad Olivia perché subito la presa di Violet si fece più forte, come se stesse cercando di marcare il territorio. Patetica. Contavo i giorni per non rivedere mai più le loro facce. Non erano poi molti.

«E sembra proprio che non sia affatto sola».

Il commento di Asher, che al contrario mio si era subito voltato per guardare, mi fece irrigidire all'istante e quando mi voltai, per poco la bottiglia che tenevo con la mano non si frantumò in tanti minuscoli pezzi.

«Sbaglio o quello è Brown?» La voce acuta di Violet mi fece ribollire il sangue nelle vene, ma nulla in confronto a vedere le mani di quel coglione fisse sui fianchi di Olivia.
La cosa che mi faceva andare in bestia, tuttavia, era il fatto che a lei non sembrava dispiacere, per nulla. Era lì a parlare con Luke, mentre quel coglione poggiava il suo mento sulla sua spalla. Il clou lo raggiunse quando la voltò nella sua direzione e prese a lasciare dei viscidi baci sul collo, lì, davanti a tutti come se Olivia fosse...

«Blake!» la voce di Willow mi riportò alla realtà e quando mi accorsi della mano sanguinante e dei cocci di vetro sul pavimento, non potei fare a meno di incazzarmi ancora di più.

«Vado, ho capito», annunciò Asher ridacchiando alzando gli occhi al cielo. Non aspettò nessuna risposta e in pochi secondi, si ritrovò a interrompere un bacio che sicuramente sarebbe scattato.

Non riuscivo a scorgere le espressioni che passavano sul volto di Olivia, la luce stroboscopica era davvero fastidiosa e nemmeno riuscivo a sentire quello che Asher le stava dicendo dato il volume della musica lì dentro. Eppure, quando vidi Brown fare due passi indietro, non potei fare a meno di ringraziare mentalmente il mio amico.

«L'avevo già inquadrata», disse Violet con un tono saccente. «Un chiaro esempio di sgualdrina che si farebbe nei cessi Brown».

Non persi tempo a voltarmi verso di lei e risponderle con le rime, non ne valeva la pena. Non conosceva Olivia, non sapeva proprio un bel niente di lei, del suo carattere e delle sue abitudini. Non ero più stato presente nella sua vita, era vero, ma sapevo riconoscere le ragazze facili e Olivia non rientrava sicuramente in quella categoria. Brown se ne stava approfittando, come sempre professava bene, ma razzolava male in quanto stile di vita. Poteva sembrare il ragazzo perfetto, ma dietro quella facciata di bravo ragazzo e giocatore di baseball affermato, si nascondeva una persona decisamente differente. Aveva un paio di anni in meno di me, ma sin da quando era alle superiori si divertiva alle feste a passarsi quante più ragazze possibili e scaricarle, proprio nei bagni dei locali o delle case, come aveva detto Violet.

Olivia non avrebbe mai fatto quella fine e avrei fatto di tutto per proteggerla da quel genere di persone.

«Non ci credo!» esclamò Connor prima di scoppiare a ridere di gusto.

Invisible string    ✔️ - CARTACEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora