Capitolo 9

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Darling,
breaking is part of healing.

Meno male che Blake aveva utilizzato l'espressione "alcune persone", chissà che razza di chiasso avrebbero fatto se fossero stati di più.
Non avevo idea del numero esatto, avevo sentito suonare il campanello quattro volte, ma ero riuscita a distinguere cinque voci oltre a quella di Blake, di cui due più acute che credevo appartenere a due ragazze.

Avevano mangiato pizza, messo su della musica e alzato il volume della play talmente tanto da farmi comprendere perché mio fratello fosse preoccupato per le lamentele dei vicini. Cavolo, avrei voluto chiamare io stessa la polizia, ma riuscivo a sentire l'odore di canne anche da camera mia.

Ero rimasta a rimuginare ad ogni cucchiaio di minestra sulle parole che Blake mi aveva detto. Secondo lui ero una bambola in mano di altri e se all'inizio mi sembrava una frase detta giusto per darmi fastidio, con il senno di poi, non era poi così falsa come affermazione.

Vivevo da sempre sotto l'apprensione di mio padre, impaurita dal commettere qualche sbaglio o dal non fare le cose che lui si aspettava da me. Ero salita sul primo aereo non appena me lo aveva detto - complice sicuramente la mia mancanza di piani alternativi - ed ero atterrata in un posto che non riuscivo più a chiamare "casa" da molto, moltissimo tempo.
Nonostante tutti quegli anni mia madre aveva deciso, in pratica, che dovessi trasferirmi da mio fratello e io, come al solito, non avevo avuto il coraggio di affrontarla, nemmeno per chiederle delle spiegazioni che, forse, dopotutto, mi erano più che dovute.

Riflettendo a mente lucida - o quasi - non avevo affrontato nemmeno David e Clara. Avevo preferito guardarli bene in faccia, dirgli un semplice "mi fate schifo" e andarmene. Me ne ero andata così lontano da mettere di mezzo un fuso orario.

In fin dei conti forse aveva ragione Blake, non ero in grado di prendere delle scelte, mi adattavo a ciò che mi veniva chiesto di fare o essere.

Lui era l'unico a non trattarmi con particolare riguardo, anzi. Lui mi aveva da sempre trattata come una sua pari, persino quando eravamo amici e ancora di più quando ero diventata sua "nemica".

«Non solo, incontri migliaia di persone e nessuna ti colpisce veramente», iniziò Jake Gyllenhaal.

«e poi incontri una persona e la tua vita cambia, per sempre», terminai insieme a lui la frase, sentendo la tristezza montare dentro quasi fosse un fuoco d'artificio pronto ad essere sparato nel cielo.

Afferrai di nuovo il fazzoletto sepolto tra le lenzuola. Amore e altri rimedi era l'unico film in grado di farmi piangere così tanto ogni singola volta che lo riguardavo. Il mio subconscio guidava la mente e schiacciava 'play' ogni qual volta sentissi il bisogno di avere una scusa per piangere, anche se il pianto proveniva da ben altri motivi.

Il film era finito e ancora non sapevo quanto sarebbero andati avanti nel salone. Avevo sentito un paio di persone attraversare il corridoio per andare probabilmente al bagno, facendo ben altro che piano, ma forse non erano nemmeno a conoscenza della mia esistenza.

Dovevo andarci anche io, ormai da una mezz'ora, ma avevo il terrore di incontrare uno di loro nel mentre. Non riuscivo più a resistere, soprattutto dopo aver mangiato il piatto che mi aveva preparato Blake. Non sapevo se fosse stata una casualità o se lo avesse fatto apposta, ma aveva preparato la minestra con la pastina a forma di stelle, la mia preferita da quando ne avessi memoria.

Mi alzai dal letto, facendo movimenti lenti per non far tornare a girare tutto e decisi di indossare qualcosa di più decente in caso avessi dovuto - per mia sfortuna - incrociare qualcuno. Optai per un paio di leggins neri e una felpa di qualche taglia in più dello stesso colore.

Invisible string    ✔️ - CARTACEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora