-Capitolo 28-

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ROBERT'S POV

Vedo quella porta in legno scuro chiudersi, e con lei si è chiuso il mio cuore.
Fa talmente schifo stare così per una donna, di nuovo.
Perché? Perché mi devo fidare sempre di tutti? Perché mi faccio sempre così male? Perché mi sono innamorato?
Tutte domande senza risposta, ed intanto cadevo per terra inerme, con un bicchiere rotto accanto e con la faccia rivolta al suolo. Cerco di alzarmi ma non ci riesco, ed ora sono così, con le ginocchia al pavimento e le mani che mi sostengono e io miei occhi pieni di lacrime. Le mie braccia sono deboli, tant è che, non riuscendo a sostenermi, adesso sono i miei avambracci poggiati a terra. E con i pugni stretti incomincio a dare pugni al pavimento mentre piango.
E come un treno i miei ricordi vengono a galla, i ricordi del primo tradimento. Quando tornai a casa, andai nella nostra camera da letto e trovai mia moglie, o meglio, ex moglie, a letto con un tipo di cui neanche sapeva il suo nome, ed io mi sentì lacerare dentro mentre lui se la scopava su quello che prima era il nostro letto, e guardavo quella scena inorridito e arrabbiato.
Ma sta volta non è rabbia, è dolore puro.
"Fidati solo di te stesso" mi dicevano, ma io sono troppo stupido e testardo per ascoltare quello che dice la gente.
Mi inghinocchiai e guardai la lastra di vetro davanti a me e riuscivo a vedere le stelle, buttai fuori un urlo liberatorio mentre fissavo le stelle. E come un bambino ricominciai a piangere, lei era diventato tutte per me, è vero, ma ho voluto io che se ne andasse. Perché? Per puro egocentrismo. Mi ero promesso di non soffrire più eppure lei lo ha fatto, è riuscita ha abbattere le mie difese, si è presa il mio cuore ed adesso non sento più niente, neanche un solo battito, sento solo dolore.
Mi odio. Mi odio per aver permesso che entrasse nella mia vita e mi odio per averle dato la chiave del mio cuore, che adesso custodisce solo lei.
Mi alzai ancora sommerso tra le lacrime e mi avvicinai al tavolo dov'era riposto il whisky e presi la bottoglia dal collo. Guardai attentamente la bottiglia con disprezzo per me stesso, mi stavo riducendo uno schifo per 'un qualcuno'.
Scossi la testa mentre mi mordevo il labbro inferiore. Avvicinai la bottiglia alla bocca e mi lasciai andare, bevvi un sorso, poi un secondo, poi un terzo e probabilmente ero già brillo.
Quella sensazione. Quella sensazione di vuoto nel petto che solo lei riusciva a colmare e riusciva ha completarmi facendo emergere il meglio di me.
Mi gettai a peso morto sul divano, mi levai le scarpe lanciandole in un punto della stanza non definito, e guardavo il soffitto bianco mentre con l'altra mano avvicinavo la bottiglia di whisky e ne bevevo un sorso sapendo bene che era sbagliato, cercavo di togliermela dalla testa ma restava lì, nella mia testa e non se andava nemmeno per un secondo, perché alla fine sono queste le cose che ti fanno capire di esserti innamorato; le farfalle nello stomaco, il pensiero fisso di lei e del suo splendido sorriso o del fatto che è lei a dare senso alle mie giornate, neanche fossi uno stupido ragazzino del liceo con la sua prima cotta.
Bevvi un altro sorso di whisky e già era finito. Come la mia fiducia nelle persone.
E mi tornò in mente lei e il suo splendido sorriso.
Sono patetico, ne sono consapevole.
Strizzai gli occhi cercando di mandar via quei pensieri ma il tentativo fu futile, automaticamente mi alzai e lancia la bottiglia di vetro al muro di fronte a me facendolo rompere in mille pezzi. Urlai finchè la mia voce si fece roca e solo a quel punto portai le mani al volto e scoppiai nuovamente in un pianto disperato.
Starò esagerando? Forse, ma se sei consapevole del fatto che la persona più importante della tua vita adesso non è accanto a te ti uccide, come una lama che ti trafigge il petto e ti uccide lentamente.
In automatico presi il telefono e compongo il numero e faccio partire la chiamata.
-Ciao Chris, so che non è l'orario migliore ma...
-Rob che succede? Hai una voce strana. Sto venendo da te.
Sorridi automaticamente, mi conosce troppo bene.
-Grazie Chris, sei un vero amico.
Chiudo la chiamata e mi stesi nuovamente, ricominciai a piangere. Questa è una sensazione orribile, non lo auguro a nessuna persona al mondo.

Sentii la porta aprirsi e dei passi pesanti avvicinarsi a me.
-Per l'amor del cielo! Che è successo?
Si guarda intorno e poi si avvicina a me e si sedette per terra, giro la testa e incastro il miei occhi color nocciola velati dal pianto nei suoi color ghiaccio, noto che i suoi occhi diventano tristi. Le sue mani si muovono in continuazione, che gli prende? Non l'ho mai visto così.
-Che è successo?
Mi alzo di botto e appoghio la schiena allo schienale e lui mi segue a ruota. Continuo a guardare dritto e mi perdo nel vuoto sentendo i suoi occhi fissi su di me in cerca di una risposta.
-Mi ha tradito.
Spezzo il silenzio dopo vari minuti, vedo che si avvicina a me e mette le braccia intorno al mio collo ed io invece metto le braccia intorno alla sua vita e ricomincio a piangere. Chris c'è sempre stato per me, è sempre stato lui a consolarmi quando stavo male e viceversa. Quando Susan mi ha tradito lui c'era e c'è sempre stato per me, ed adesso c'è di nuovo per me e gliene sono infinitamente grato.
-Io ci sono e ci sarò sempre.
Lo stringo a me come se fosse peluche, ma a lui sembra che non dispiacergli, tant'è che fa la stessa cosa con me.
-Grazie Chris, ti voglio bene dell'anima.
In queste settimane non avevamo parlato tanto con lui perché avevo dato tutte le mie attenzioni al lavoro e a Hope.
Slacciamo l'abbraccio e lo guardai negli occhi.
-Se le cose vanno male, non tenermi lontano.
Sorrido a questa sue parole, sapevo che lui ci sarebbe sempre stato per me.


E già, non avete idea di quello che accadrà tra i due (:
Scusate i pochi aggiornamenti ma non ho  molte idee🙁
Lasciate un commento ed una stellina se avete apprezzato ed al prossimo capitolo!
Fabiana⚡

𝑷𝒔𝒚𝒄𝒉𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒔𝒕Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin