-Capitolo 16-

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HOPE'S POV

La giornata sta prendendo la piega giusta, guardo il cielo macchiato da qualche nuvola bianca, vedo gli alberi di quercia scorrere veloci, come se fosse un solo albero ma davvero grande, il profumo di pino silvestre e tabacco è forte e piacevole.
Mi giro verso di lui che è intento a osservare la strada senza provare a distogliere lo sguardo, sembra un guidatore nato.
-È divertente sai?
Spezzai il silenzio, lo vidi accigliarsi immediatamente, sembro veramente pazza. Forse a volte lo sono veramente, non sono una pazza omicida, di quella ne sono sicura, ma quel posto infernale ha lasciato un segno indelebile sulla mia mente, quando non ho il dottore accanto a me sento come se l'ossigeno mi venisse a mancare, come se il mondo si stesse spezzando in due per farci dividere.
Se lui non c'è io sto male.
Se lui si allontanerà dalla mia vita potrei risentirne davvero tanto, troppo.
-Cosa?
Una leggera risata ne segui da entrambe le parti, la mia e la sua. E ho perso il conto di quante volte io lo abbia dettto, ma la sua risata mi manda in corto circuito, mi fa sentire più leggera e tranquilla.
-Beh, tu sai tutto di me ma io non so niente di te.
Lo vidi scuotere la testa e ridere leggermente, quel sorriso fece sorridere anche me, quel sorriso mi riempie l'anima di una strana sostanza chiamata amore.
-Che dire, mi chiamo Robert Downey Jr, sono irresistibile per la mia età e ho fame.
Ridemmo di gusto, come fa a farmi sorridere in questo modo? In quel modo automatico, dove non sei obbligata a farlo ma lo fai comunque.
-Si ok, sono pessimo con le presentazioni.
Ridemmo di nuovo, la mia risata è un tutt'uno con la sua, se messe uno accanto all'altra stanno bene insieme, benissimo.
Mi morsi il labbro e appogiai la mia mano sulla sua che era riposta sul cambio. Il moro guardò prima la mia mano sopra la sua e poi me.
-Credi che sia carino?
Si riferiva al mio gesto, ma egocentrico com'è so anche che si stesse riferendo a lui.
-Tu credi sia carino?
Il mio gesto era provocatorio, vidi che si morse il labbro, subito dopo lo vidi accostare la macchina e spegnere il motore. Senza allontanare la mano dalla mia si mise su un fianco. Guardai quegli occhi marroni e grandi, quelli di chi mi sta facendo diventare matta, quelli di 'un qualcuno' per cui valga la pena lottare. Lentamente ci avvivinammo facendo unire le nostre labbra, un bacio casto seguito da un'altro più passionale, il dottore morse leggermente il mio labbro e dopo di chè passò la sua lingua sulle mie labbra, le nostre lingue si intrecciarono, sentì il basso ventre pulsare. Il dottore incominciò a baciarmi il collo con passione mandandomi a vedere le stelle. Un bacio da non dimenticare, ecco come lo definirei.
Sentì le labbra di Downey allontanarsi dal mio collo, aprì gli occhi e lo vidi gesticolare con le mani in aria e il capo abbasato tenendo gli occhi chiusi.
-Mi dispiace ma è sbagliato, non posso.
Non capisco, sono confusa, non sarò mica il suo giocattolino? La rabbia coprì i sentimenti positivi, come sempre d'altronde.
Lo guardai negli occhi con rabbia, mi girai ed apri la portiera e incominciai a camminare, so che è dietro di me, so che sta correndo per cercare di fermarmi, non ne ho la certezza, ma lo so.
-Hope, fermati ti prego!
La sua voce supplicante quasi mi stava facendo girare e implorare perdono, ma non lo feci, non sono una che cede facilmente, sopratutto quando nel mio corpo circola la rabbia.
-Sai che ti dico? Vai a casa da sola!
L'urlo strozzato e sofferente del dottore mi fece molto male, ma nonstante ciò continuai a camminare senza sosta.
Vidi l'Audi R8 bianco panna del dottore sfecciare via, forse ho sbagliato nel reagire così, forse mi dovevo fermare e ascoltare ciò che aveva da dirmi, ma non ho fatto niente di tutto ciò.
I miei piedi mi portarono in un locale ancora aperto stile country, entrai senza farmi troppi problemi, controllai nelle mie tasche per controllare se avevo dei soldi e ne ebbi la certezza. Ho solo venti dollari, bastano per almeno tre bottiglie di birra.
Mi sedetti al bancone e in seguito ordinai una birra, non bevo qualcosa di alcolico da quando sono entrata in quell'ospedale psichiatrico dove ci sono i veri pazzi e non gente come me.
Una, due, tre birre, ormai sono completamente ubriaca, vedo un'uomo avvicinarsi a me e così di punto in bianco incominacia a presentarsi, lo guardo perplessa, dopotutto sono ancora ubriaca.
-Io mi chiamo Tyler e tu come ti chiami?
Sorrisi con gli occhi socchiusi, mi toccai i capelli vedendo poi lui che si morse il labbro, cosa vuole fare questo? Qualsiasi cosa voglia fare per me va bene.
-Io mi chiamo Hope.
Un'altro sorriso.
-Bene, Hope, sei evidentemente ubriaca e sono quasi certo che per esserti ridotta così non hai una casa, quindi ti porto a casa mia.
Mi prese sotto braccio e mi accompagnò alla sua macchina, non avevo detto nulla, avevo solo voglia di fare solo una cosa e nient'altro.
Entrammo nella casa di lui e chiusi la porta alle mie spalle. Lui mi prese per i fianchi e mi appiggiò al muro facendo aderire perfettamente i nostri corpi. Annullai le distanze facendo si che il bacio fosse passionale.
Si dice che quando si è ubriaci si vede la verità, ecco, la verità è che volevo che quell'uomo fosse il dottore e non un ragazzo in piena crisi ormonale in cerca da qualcuni per andare a letto, ci staccammo e al posto del ragazzo vidi il dottore ed è proprio per questo che andai oltre ad un bacio.
Mi butto sul letto e da li il vuoto più totale, non ricordo nient'altro.
Mi svegliai e mi accorsi che ero nuda con gli effetti dei postumi di una sbronza e con uno che neanche conoscevo accanto a me, peggio di così non può andare.
Mi vesti in fretta e furia e scappai da li, ora il mio pensiero è solo uno: Downey.

Io cattiva mood on (:
Lasciate un commento ed una stellina se avete apprezzato ed al prossimo capitolo!
Fabiana⚡

𝑷𝒔𝒚𝒄𝒉𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒔𝒕Where stories live. Discover now