-Capitolo 32-

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ROBERT'S POV

Un fioco raggio di sole attraversò le veneziane socchiuse, aprii gli occhi mormorando qualcosa di incomprensibile mentre nella mia testa ebbi l'impressione che ci fossero una trentina di scimmie con i piatti per quanto mi pulsava la testa.
Alzai la testa dal cuscino dolorante e mi guardai intorno e con mi immensa sorpresa mi ritrovai nella mia stanza. Mi voltai un paio di volte rendendomi conto dopo poco che indossavo ancora i vestiti della sera prima e puzzavo di alcol.
Chiusi una paio di volte le palpebre per abituarmi alla fastidiosa luce che entrava nella mia stanza, mi voltai verso il comodino per vedere l'orario ma non riuscii neanche a leggerlo per il mal di testa.
Accanto alla piccola sveglia vi era un biglietto. Lo presi con noncuranza e con molta fatica riuscii a leggere.

Ehy amico, spero tu stia meglio quando ti sveglierai, ho pulito il casino che hai fatto e ti ho portato a letto come una vera principessa, cerca di riposare e guai a te se vai a lavorare (se lo farai lo saprò). Quando ti svegli prendi un'aspirina e se hai bisogno di qualcosa chiamami.
Chris.

Sorrisi, Chris Evans, il mio migliore amico da sempre e c'è sempre stato per me quando nulla andava bene e per questo gli sono eternamente grato.
Mi alzai e barcollai verso bagno, presi la scatola delle aspirine e ne presi una e la ingoiai bevendo un po' d'acqua del rubinetto, so che è disgustoso ma in questo momento non è un enorme problema.
La situazione non migliorò ma non importa, sono abituato a stare in queste condizioni.
Mi levai i vestiti di dosso ed entrai in doccia, feci scorrere l'acqua sul mio corpo cercando di rilassarmi anche se il tentativo fu vano, uscii dalla doccia e mi vestii.
Feci tutto il contrario di quello che mi aveva scritto Chris, mi buttai sul lavoro, era l'unico modo per non pensarci, tirai fuori tutti i fascicoli possibili e immaginabili.
Hannah Brown, una ragazza con problemi di rabbia e odia chiunque gli stia attorno, tranne me e non ho idea del motivo.
James Miller, un quarantenne che ha ucciso i suoi genitori e poi per i sensi di colpa a cercato di uccidersi senza successo.
Emily Young, una ficcanaso per eccellenza, una volta la vidi parlare con Hope.
È incredibile come lei si insinui nei pensieri anche non volendo, perché adesso che l'ho nominata sto ancora peggio di prima. Sentii l'impulso di alzarmi e di correre verso la credenza dove tenevo gli alcolici e di berne ogni singolo sorso fino a non capirci più niente. Sono consapevole che non dovrei, ma seguii quell'impulso.
Mi alzai, camminai verso la credenza e presi quattro o cinque bottiglie di non so che cosa, ne avrei prese di più ma il telfono incominciò a squillare ininterrottamente. Posai le bottiglie sul tavolo e presi il telfono che era posato sul tavolo di quercia.
Era Chris, risposi.
-Ehy Chris.
-Ehy, allora sei vivo!
Ridacchiai nel sentirlo così allegro, lo era sempre a qualsiasi ora del giorno.
-Si, sono vivo, e ho voglia di ubriacarmi e mi stai intralciando.
Lo sentii sospirare e probabilmente stava cercando le parole per dargli una frase sensata che non mi offendesse.
-Ascoltami, intanto non bere troppo, so che è difficile da affrontare ma...
-Ti interrompo subito.
Dissi sbuffando, è molto carino che si preoccupi per me ma non sopportavo il modo in cui mi compatiscono e mi etichettato con "quello che è stato tradito da sua moglie e da un altra ragazza", un modo "carino" per dirmi che sono uno sfigato.
-Ti ringrazio, ma non ho voglia di sentire parole dolci che mi dovrebbero dare conforto, quindi hai tre scelte, la prima è lasciarmi bere in santa pace fino a vomitare l'anima, la seconda è venire qua a ubriacarti con me e la terza è dirmi come mai mi hai chiamato. Scegli tu.
Sospirò, so che voleva aiutare ma non era così che mi avrebbe aiutato.
-Va bene, scelgo la terza.
-Sono tutto ad orecchi.
Forse se lo avessi invitato a parlare mi avrebbe lasciato in pace.
-Domani c'è una festa, non ho con chi andare, quindi ti va di venire con me?
La verità? Non volevo andarci per nessuna ragione al mondo. Sono consapevole che se gli avessi detto di no lui avrebbe insistito fino a farmi dire di sì per l'esasperazione, non ho molta scelta.
-Va bene, mi devo mettere lo smoking?
-Si, mettilo, Harrison St 19, alle nove, non tardare.
-Ricevuto, ciao.
Detto questo chiusi la chiamata.
Non vedevo l'ora di bere fino a vomitare.
E fu' così che incominciai a bere senza sosta.


Scusate il capitolo corto ma anche questo serviva per la fine, sta a voi provare ad indovinare che succederà (;
Lasciate un commento ed una stellina se avete apprezzato e al prossimo capitolo!
Fabiana⚡

𝑷𝒔𝒚𝒄𝒉𝒐𝒍𝒐𝒈𝒊𝒔𝒕Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora