Capitolo 9- Primo cliente e una bella ragazza

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Qualcuno bussò alla mia porta facendomi sobbalzare tanto ero concentrata su ciò che stavo facendo. Riconobbi Matt Simon, il mio primo cliente, dalla foto segnaletica che mi aveva procurato una segretaria che aiutava sempre Harry.

"Prego si accomodi" lo invitai ad entrare con un cenno del capo indicandogli il posto di fronte al mio.

"Buongiorno" disse l'uomo sedendomi lentamente davanti alla mia scrivania.

"Salve" risposi stringendogli la mano e sedendomi a mia volta sulla comoda poltrona nera davanti a lui.

"Io sono Megan Hall e sarò il suo avvocato per la causa di mercoledì prossimo" lo informai guardandolo con un lieve sorriso, lui abbassò lo sguardo con una lieve disperazione.

"La ringrazio molto signorina Hall per aver accettato il mio caso, è da più di un anno che aspetto questo momento" continuò quasi commosso, avrei quasi voluto abbracciarlo ma dovevo mantenere un certo distacco professionale.

"Allora, mercoledì verranno in tribunale due suoi ex compagni di cella" lessi i loro nomi scritti su un foglio di carta. "Jared Grace e Jonas Smith"

"Jared, Jonas" ripeté felice. "È da molto che non li vedo" si lisciò la poca barba incolta che cresceva disordinatamente sul mento.

"Non ha più frequentato le persone che aveva conosciuto in carcere?" Domandai interessata, queste informazioni avrebbero potuto essermi d'aiuto in aula.

"No" scosse la testa velocemente. "Sa ho voluto venirne fuori da quel mondo di delinquenti. Per quanto possa voler bene ai ragazzi devo riconoscere, in luce dei fatti, che non mi sarebbero stati d'aiuto nel mio...problema"

"Problema?"

"La droga" sospirò piano. "Sono stato dentro perché qualche anno fa hanno trovato un po' di cocaina nella mia macchina..."

Matt Simon, quest'uomo, era stato condannato per tre anni a stare nel carcere della città ma poi, dopo qualche mese, glien'erano stati aggiunti due in più poiché qualcuno aveva fatto il suo nome alla polizia. La prima volta non aveva voluto un avvocato, aveva deciso di confessare e subire la pena, ma questa volta, voleva vincere e vedere i suoi figli.

"Ha più fatto uso di sostanze vietate dalla legge?"

"No" rispose secco con un certo orgoglio. "Sono pulito da più di due anni, sono riuscito a disintossicarmi"

"Bene. Sa che questo gioca pienamente in suo favore" lo informai per dargli un po' di sollievo, anche se lo sapeva già benissimo.

Parlammo ancora per una buona trentina di minuti prima che mi lasciasse per raggiungere un centro d'aiuto in cui stava continuando con la terapia di gruppo.

"Pivella" Harry fece irruzione nella mia stanza sedendosi sulla sedia scura davanti a me e facendola girare velocemente.

"Mi fai girare la testa" gli dissi seccata aprendo il cassetto della scrivania e sistemando alcuni documenti che erano ancora sparsi sul ripiano di vetro.

"È divertente" sospirò fermandosi e trascinando la sedia più vicino a me. "Allora questa sera verrai?"

"Dove?" Domandai poco interessata alzandomi e riordinando, in ordine alfabetico, alcuni nomi dentro uno schedario colorato che tenevo in un armadio a muro.

"Come dove?" Chiese perplesso.

"Devi girarci ancora intorno per molto oppure arrivi al punto?" Sbuffai in modo scorbutico risedendomi davanti a lui.

"Nervosa Meggie?" Mi derise con un ghigno. "La pressione del primo caso si fa sentire"

"Non ricordarmelo ti prego" lo implorai tenendomi la testa fra le mani e massaggiandomi le tempie con i pollici.

"Staccare un po' ti farà bene vedrai..." sorrise alzandosi e stiracchiandosi facendo movimenti per allungarsi la schiena e le braccia.

"Potresti evitare di fare stretching nel mio ufficio Styles" risposi alzando le sopracciglia e corrugando la fronte. Era ridicolo vedere questo ragazzo fare ginnastica con un abito così elegante.

"Ne ho bisogno, l'altra sera ho conosciuto una moretta molto..."

"Okay non voglio sentire altro!" Lo interruppi, mi fece l'occhiolino continuando tranquillamente la sua attività, lo guardavo divertita e ammetto, leggermente irritata, mentre gli altri nostri colleghi ci lanciavano occhiatacce sconcertate.

"Harry" richiamai la sua attenzione alzando leggermente la voce.

"Mh" mormorò alzando lo sguardo con un'espressione serena sul volto.

"Sto ancora aspettando di sapere i piani per questa sera in realtà..." gli feci sapere ridacchiando.

"Oh sì" smise di allungarsi e ritornò più serio.

"Questa sera alle otto c'è una cena al Grand Hotel vicino a Buckingham Palace, per tutti quelli dell'ufficio" estrasse dalla sua giacca elegante un invito con il mio nome scritto con una calligrafia molto raffinata con le rifiniture dorate.

"Uh figo" mi lasciai scappare, Harry mi guardò divertito.

"Si Maggie è davvero figo" concordò prendendosi gioco di me, ancora una volta. "Il vestito elegante è d'obbligo"

"Come ci arrivi là?" Domandai esaminando il contenuto della busta.

"Vado in macchina con Liam, se vuoi possiamo darti un passaggio..." propose, annuii velocemente.

"Grazie mille, la mia auto è ancora in riparazione" spiegai gesticolando, ero andata a sbattere contro un albero lungo il viale per non prendere sotto uno scoiattolo che stava attraversando la strada. Per fortuna, data la mia bassissima velocità, i danni erano minimi.

"Figurati, allora a dopo pivella" uscì dal mio ufficio lasciandomi con aria soddisfatta sul viso.

Mi guardai attorno: tutti erano molto indaffarati, ovviamente tutti tranne Harry che ora stava flirtando con Lily nel suo ufficio. Mancavano più di trenta minuti alla pausa pranzo, così decisi di mettere a posto alcuni file sul mio Mac.

La porta davanti al mio ufficio, quella cioè appartenente a quello del mio capo, si spalancò improvvisamente, rivelando una figura femminile. Era una ragazza mora con gli occhi scuri che indossava uno splendido vestito nero che gli arrivava fino alle ginocchia. Le scarpe con il tacco di un colore rosso lucido, proferivano alla sua figura un che di ancora più elegante. Gli occhiali da sole, la borsa e la giacca completavano il look rendendola impeccabile ai miei occhi.

"Ci vediamo questa sera" disse semplicemente la ragazza lasciando un bacio sulla guancia a Niall Horan, che intanto era uscito dal suo ufficio e la stava guardando con occhi sognanti.

"Certo" le sorrise guardandola dall'alto in basso, lei ricambiò il gesto prima di andarsene via frettolosamente. Altri ragazzi dello studio la notarono, guardandola con interesse.

Riportai lo sguardo davanti a me, dove trovai il biondo a guardarmi assiduamente. La poca distanza che c'era tra noi, all'incirca quattro metri, mi permetteva di vedere bene i suoi occhi e l'espressione che aveva, ma non riuscii a decifrarla.

The lawyer [n.h.] (#Wattys2015)Where stories live. Discover now