Capitolo 24- Discussioni importanti

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Niall's Pov

"Salve signor Horan" mi rivolse uno sguardo veloce, prima di fare lo stesso con Harry. Il modo in cui mi guardava, mi sorrideva, tutto mi inquietava di lui, ma il mio lavoro era difenderlo, non diventargli amico, così dovevo mettere da parte tutti i pregiudizi che avevo contro di lui ed aiutarlo a riacquistare la libertà, dimostrando la sua innocenza.

"Bene, l'ultima volta ci stava informando sui fatti accaduti il diciassette gennaio..." iniziai leggendo alcuni miei appunti che avevo preso su dei fogli ordinati. La sua voce roca mi interruppe prima che potessi finire la frase.

"Non manca un avvocato?" Chiese con sguardo cupo dandosi un'occhiata intorno. Deglutii rumorosamente cercando di nascondere il mio timore crescente, sarebbe stato davvero difficile questo caso.

"Sta prendendo alcuni documenti" intervenne Harry quando ebbe finito di scrivere un messaggio, probabilmente a Louis, per informarlo di ciò che stavamo facendo. Bower ci guardò intensamente per alcuni istanti prima di abbassare lo sguardo.

"Quel giorno avrei dovuto essere al lavoro fino a tardi, infatti di solito il giovedì mi fermavo fino alle undici, ma avevo ricevuto uno strano messaggio da un numero sconosciuto..." iniziò cercando di ricordarsi i fatti che ormai erano accaduti quasi un anno fa. Scrivevo tutto velocemente, ogni tanto lanciandogli un'occhiata per fargli capire che lo stavo seguendo.

"Cosa c'era scritto in quel messaggio?" Domandò Harry calmo, il carcerato premette le labbra in una linea spostandosi il ciuffo di capelli grigi e sudici, dietro alla fronte. Sembrava facesse di tutto per ritardare la risposta.

"Jack se lei non ci dice tutta la verità, noi non potremo mai aiutarla. Suo figlio è rappresentato da uno dei più bravi avvocati di New York, lei ci deve aiutare" gli ricordai con aria di rimprovero, lui mi fulminò con lo sguardo sbattendo i pugni con forza sul tavolo di legno.

"Lo so, lo so" ripeté con voce roca. "Mia moglie è stata uccisa per questo...ed io non ho potuto fare niente..." mi ricordò chiudendo gli occhi per alcuni istanti, per raccogliere tutti i pensieri. La sua voce si era affievolita ed Harry ne approfittò per guardarmi, voltandosi verso di me e mordendosi leggermente il labbro inferiore.

In quel momento di grande tensione, fece il suo ingresso Louis che reggeva in mano un pacco di documenti e la sua solita cartellina marrone. Ci rivolse uno sguardo accennando un piccolo sorriso, come a chiederci scusa. Prese posto alla mia sinistra, mentre il riccio stava alla mia destra.

"Salve avvocato, sa di essere in ritardo?" esordì il carcerato con voce graffiante, Louis, leggermente intimorito, si spostò a disagio sulla sedia abbassando lo sguardo e facendo finta di scrivere qualcosa.

"Jack" lo richiamai, il suo sguardo si concentrò su di me, dimenticandosi del ritardo del mio collega, o meglio, impiegato. "Cosa c'era scritto in quel messaggio?" Domandai un'altra volta.

"Jack potrebbe aiutarci a vincere la causa" Harry accompagnò le mie parole, cercando di convincerlo. Non era raro vedere questi uomini così timorosi di confessare, probabilmente avevano paura di farsi vedere così vulnerabili, indifesi, avevano paura di ricordare il passato, ma io li dovevo aiutare in tutti i modi. Era il mio lavoro.

"Non era solo un messaggio, c'era anche una foto allegata..." Si inumidì le labbra passandovi la lingua in mezzo. Restai in silenzio aspettando fosse lui a continuare, era già abbastanza sotto pressione. "Una foto di mia moglie, ed un uomo mentre si baciavano..."

"Saprebbe riconoscere l'uomo in compagnia di sua moglie?" Intervenne Louis per la prima volta, in questo caso era lui che aveva parlato di più con la polizia e gli investigatori, perciò era a conoscenza di molti fattori, anche prove scientifiche, che avevano incriminato il nostro cliente.

"Tom Sharon, il mio socio d'affari" precisò guardando Louis a lungo negli occhi, il moro al mio fianco annuì e trascrisse con decisione quel nome, sottolineandolo un paio di volte, quasi lo volesse fissare anche nella sua mente.

"Questi particolari non li ha mai raccontati del tutto alla polizia, loro erano solo a conoscenza di una tua rivelazione su un messaggio..." gli feci notare, incrociando le mani sotto al mento e scrutando i suoi occhi scuri, le iridi erano molto scure, e si confondevano quasi con le pupille nere come il catrame.

"Nessuno mi ha creduto, familiari, amici, perfino mio figlio mi ha voltato le spalle..." sibilò indicando con la mano un punto indefinito davanti a sé. "La polizia aveva raccolto troppi testimoni, tutte le loro testimonianze andavano contro ciò che io raccontavo..." Si fermò per qualche istante prendendo un respiro, la sua voce era rotta, era come se la maschera, che indossava permanentemente, stesse andando in frantumi.

"Hanno cercato di rintracciare le sue ultime chiamate e i suoi messaggi, ma non hanno trovato traccia di quella foto. È davvero scomparsa nel nulla." Ci riferì Louis, Jack annuì lentamente guardando la superficie liscia del tavolo di legno.

"Ero infuriato, in un momento di collera ammetto avrei addirittura chiesto il divorzio, ma non l'avrei mai toccata..." si interruppe stringendo i denti con forza. "Io la amavo..." le sue parole rimasero in sospeso, volatilizzandosi nell'aria e dissolvendosi quasi nel nulla.

"Cosa ha fatto allora?" Domandai con un piccolo sorriso, cercando di non far trasparire troppo la compassione che provavo per quell'uomo.

"Ho lasciato il mio ufficio e sono tornato a casa in pochi minuti" annuii mentre parlava, questa parte della "storia", la sapevo già bene, ma avevo bisogno di più particolari possibili.

"Appena ho messo piede nel salotto, ho visto mia moglie per terra, in una pozza di sangue, che respirava appena" concluse riprendendo il tono intimidatorio che aveva pochi istanti prima.

"Le ha detto qualcosa lei?" Chiese Louis, l'uomo che sedeva di fronte a noi scosse la testa con decisione.

"Mi ha soltanto chiesto scusa" rispose, mi immedesimai all'istante in quell'uomo, rabbrividendo subito. In pochi giorni aveva perso tutto ciò che aveva: il lavoro, la sua famiglia, la sua casa, la sua libertà, aveva visto ogni cosa che aveva costruito andare in frantumi, dissolversi, aveva perso tutto e sicuramente ora non aveva più niente. Né dignità né amore.

The lawyer [n.h.] (#Wattys2015)Where stories live. Discover now