Capitolo 16- Studio e regalo inaspettato

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Passò lentamente un'altra settimana, una settimana lunga ed interminabile, incentrata nello studio delle ultime parti della mia tesi, mancava solo un giorno e mi sarei potuta considerare laureata in giurisprudenza. Al pensiero un brivido di piacere mi percorse la spina dorsale portando le mie labbra a piegarsi in un sorriso.

Tutto sembrava essere così perfetto, sopratutto il lavoro mi dava moltissime soddisfazioni. Da quando avevo vinto la prima causa con Matt Simon una nuova sicurezza si era impossessata di me, adesso mi sentivo talmente forte, coraggiosa, finalmente potevo essere me stessa.

Qualcuno bussò alla porta della mia camera da letto dove mi ero rinchiusa per studiare, senza distogliere lo sguardo da alcune fotocopie che stavo leggendo, invitai ad entrare quella persona- che non poteva che essere Cara.

"Megan" la voce dolce della mia coinquilina fece eco nella piccola stanza, solo quando alzai gli occhi dalle schede notai che reggeva un pacchetto in mano. Doveva essere stato inviato da qualcuno perché portava il timbro della posta.

"È per te, è appena arrivato un signore a portarlo" me lo lasciò sulla scrivania per poi sedersi sul letto. Osservai per un attimo la scatola, era abbastanza grande per contenere una semplice lettera, ma troppo piccola per contenere dei libri o dei vestiti. Era ricoperta da un leggero nastro rosa che lo avvolgeva con cura rendendolo adorabile.

"Che fai non lo apri?" Chiese Cara presa da un'improvvisa trepidazione. Annuii sorridendo e prendendo il pacchetto tra le mani con attenzione, non sapendo se contenesse qualcosa di fragile.

"Chi lo manda?" Chiesi prima curiosa, non mi pareva di aver ordinato niente di recente su eBay o qualche altro sito online, dove spesso compravo scarpe o borse.

"Non lo so, quello che l'ha portato ha detto che non c'era il nome..." fece spallucce, annuii piano non sapendo cosa risponderle. Ero impaziente di sapere chi mi aveva mandato il pacchetto, prima di scoprire che cosa contenesse. Magari se lo avessi aperto, avrei scoperto un biglietto al suo interno...

Così presi velocemente un taglierino, che tenevo in uno dei cassetti della scrivania, rompendo il nastro che ricopriva le aperture della scatola estraendone una piccola quantità di polistirolo che serviva per attutire i colpi che se no avrebbero rovinato una piccola scatola dorata.

"Cos'è?" Domandò la bionda alzandosi e raggiungendomi, sbuffai per la sua impazienza, dovevo ancora scoprirlo io. Lei notò il mio gesto e scoppiò a ridere.

"Afferrato, vado di là e quando sarai meno agitata fammelo sapere" uscì dalla mia camera ancora con il sorriso sulle labbra, di certo non si sarebbe arrabbiata per questo, sapeva che a volte avevo bisogno dei miei spazi.

Prima di aprire la scatolina dorata, però, volevo sapere se c'era qualcosa per scoprire chi era il mittente. Così tastai il fondo della scatola scoprendone una busta di carta siglata N.H. in una calligrafia ordinata ed elegante, probabilmente chi l'aveva scritto aveva usato una penna stilografica, a giudicare dal tipo di tratto preciso.

Feci mente locale di tutte le persone che conoscevo il quale nome iniziava con la N, mi venne subito in mente Natasha Sokolov, la mia ex vicina di casa, il quale cognome però iniziava per S, Natalie Evans, una mia cara amica dell'infanzia, ma la seconda lettera iniziava per E...poi mi venne un colpo di genio Nathan Hood, un mio amico di corso, che si sarebbe laureato come me il giorno seguente. Si N e H, era perfetto, ma avevo solo un dubbio, perché mi aveva mandato quel pacchetto? Non ci eravamo mai parlati più di tanto e non mi stava particolarmente simpatico, quindi probabilmente era impossibile fosse lui.

È Niall Horan idiota- suggerì la mia coscienza beffandosi della mia ingenuità; ma certo doveva essere lui. Nathan non era certo un tipo da penne stilografiche e cofanetti dorati, era un giocatore di football americano e veniva dal Texas.

Se fosse stato davvero Niall mi sarei sorpresa comunque, dopo la nostra uscita era stato chiaro, non voleva che ci frequentassimo più, se non per motivi strettamente lavorativi.

Estrassi il foglio di carta aprendolo e stirandolo leggermente con le mani, improvvisamente un profumo di fiori si fece largo nell'aria arrivando fino al mio naso, doveva essere di rose a giudicare dalla dolcezza. La carta era perfettamente bianca e non c'erano impresse molte parole, solo una frase scritta con cura nel centro del foglio, lo spazio bianco che la circondava sembrava volerla mettere ancora più in risalto. La scrittura ere elegante e ciò si poteva capire ancora meglio rispetto alle due lettere che si trovavano sulla busta.

Il problema non è fare la cosa giusta. E' sapere quale sia la cosa giusta. (Lyndon Baines Johnson)

Riconobbi la citazione di uno dei, forse meno conosciuti, presidenti americani, quello che, a mio parere, si era più battuto per i diritti civili dopo la morte di Kennedy.

Quelle parole continuavano a fare eco nella mia mente, la cosa giusta. Si riferiva quasi sicuramente al mio lavoro, gli avvocati devono difendere ed aiutare le persone, cercando di fare del bene. Ma sarei davvero riuscita a fare la cosa giusta, o almeno ad essere consapevole di quel fosse?

Indecisa ma sempre più curiosa sollevai una parte della piccola scatola dorata, rivelando una scritta in corsivo dello stesso colore, Tiffany & Co, una della più famose gioiellerie. Subito la mi attenzione fu catturata da una collana riposta su un piccolo cuscino di velluto blu scuro. La catenella era molto sottile e il piccolo ciondolo rappresentava una bilancia, il materiale doveva essere sicuramente oro bianco e sui due piatti dovevano essere incastonati due piccoli diamanti. Era bellissimo, così semplice ma raffinato, con un significato così nobile dietro.

Era uno dei regali più incantevoli che avessi mai ricevuto, si poteva capire subito che prima di comprarlo, c'era stato un ragionamento dietro.

Cosa cercava di dirmi quello, che pensavo fosse, Niall Horan?

The lawyer [n.h.] (#Wattys2015)Where stories live. Discover now