Capitolo 34- Ufficio del capo

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"Signorina Hall" iniziò Harvey alzando lo sguardo dal documento che stava leggendo, incontrando il mio sguardo preoccupato, se lui e Niall mi avevano mandato a chiamare, doveva essere una cosa molto seria.

Mi morsi prepotentemente il labbro cercando di nascondere il più possibile l'angoscia che serbavo dentro di me, incontrai gli occhi del mio capo, Niall. Erano completamente inespressivi, come il suo volto, spenti e bui, come se non fosse occupato nel pensare a niente, come se non stesse nemmeno percependo la mia immagine davanti a sé, sembrava quasi fissare un punto indefinito. Dov'era finita l'elettricità che provavo quando li vedevo?

"...Volevamo farle quindi questa offerta, pensiamo sarebbe un ottimo trampolino di lancio per la sua carriera" la voce bassa del sessantenne mi riportò alla realtà, sembrando aver appena terminato un discorso. Riportai l'attenzione su di lui facendo un'espressione confusa.

"M-mi scusi non ho capito..." sorrisi imbarazzata, sistemandomi a disagio un ciuffo di capelli che mi era finito sopra le lenti degli occhiali. Harvey sembrò perplesso come me, ma non insistette a chiedermi le ragioni e ripeté ciò che probabilmente aveva appena detto.

"Le stavo proponendo di lavorare insieme al Signor Horan e agli avvocati Styles e Tomlinson al caso Bower, che ne dice?" Sorrise preso da quello che mi sembrò finto entusiasmo, spalancai gli occhi sorpresa, quello si poteva definire il caso di una vita, uno dei processi più difficili che avrei mai potuto affrontare, e ciò mi faceva impazzire, amavo le sfide. Anche se sinceramente mi preoccupava la reazione di mio padre, probabilmente non ne sarebbe stato altrettanto felice.

"Ugh sarebbe fantastico" dissi incerta sulla risposta più appropriata che avrei dovuto dare, voltai lo sguardo su Niall che questa volta guardava anche lui l'altro uomo con grande sorpresa, certamente anche per lui quella era una novità.

"In realtà io..." balbettò Niall con preoccupazione, guardando l'uomo al suo fianco. "Non avevamo parlato di questo prima" disse con voce più bassa, sarebbe stato abbastanza maleducato se avesse cambiato la mia offerta davanti a me, ma evidentemente era proprio quello il suo scopo.

"Harvey pensavo che..." Niall si fermò corrugando le sopracciglia e inumidendosi le labbra passandovi la lingua fra di esse, faceva tutto ciò per tardare sempre di più la continuazione della sua frase, ne ero più che certa.

"Signor Horan, con tutto il rispetto, abbiamo riflettuto con gli altri membri del consiglio e siamo arrivati alla conclusione che, per tutti noi, lavorare ancora al fianco di Megan Hall poteva portare nuove possibilità di lavoro e dei miglioramenti..." bofonchiò il sessantenne lisciandosi la barba poco curata, gli occhi di Niall saettarono nella mia direzione incontrando i miei.

Aveva voluto forse mandarmi via dalla Horan Practice? Dopo tutto quello che avevamo passato aveva voluto o solo desiderato che me ne andassi? Dentro di me sentivo una tempesta di emozioni, paura, rabbia, angoscia, ma più di tutti sentivo quell'amore che ero ormai del tutto certa di poter ricambiare. Ma forse ancora una volta mi ero sbagliata, Niall mi guardava in modo diverso dal solito.

Il suo petto si alzava ed abbassava sempre più velocemente e il suo respiro si faceva sempre più pesante. I nostri sguardi erano ancora concatenati e sembrava volesse esprimermi qualcosa che a voce non era in grado di dirmi, ma non sapevo cosa. Certo la preoccupazione era l'emozione più visibile nel suo viso, ma non capivo se avesse a che fare con me o con qualcos'altro.

L'uomo della festa- mi ricordò la mia coscienza, subito riaffiorarono alla mia mente ricordi del sabato sera e del drink consumato in compagnia di quel ragazzo di cui solo in seguito ero venuta a conoscenza del nome. Harry non mi aveva detto molto di lui- forse perché non mi allarmassi- sapevo solo il suo nome, Michael Vitale.

"Quando si è riunito il consiglio?" Mormorò Niall con voce roca guardando in cagnesco quello che doveva essere il suo braccio destro nell'amministrazione della sua attività. Harvey sembrò sempre più in imbarazzo e si alzò in piedi tossendo leggermente.

"Alcuni giorni fa" rispose facendo qualche passo per superare la scrivania, il biondo seguì con attenzione i suoi movimenti veloci e privi di grazia, prima di alzarsi ed avvicinarsi di più a lui.

"Non pensi sarebbe stato meglio avvisare anche il direttore, o almeno la sua segretaria?" Domandò retoricamente il capo con tono più duro alzando ulteriormente il volume della sua voce ed indicandolo con fare minaccioso. "Sai di solito la sua partecipazione è essenziale..."

"Ci siamo riuniti per parlare di faccende di vitale importanza, problemi di cui lo studio potrebbe risentire se rimesse lei alla direzione" sospirò guardando nella mia direzione, io abbassai lo sguardo imbarazzata, probabilmente, se io non fossi stata presente, avrebbero continuato quella discussione importante.

"Allora convocherò un'altra assemblea alle diciassette, così potremo parlarne ancora" disse Niall velocemente senza variare il suo timbro di voce. "Chi non si presenterà sarà licenziato dato che sono ancora io il direttore di tutto questo!" aggiunse aprendo la porta in un evidente gesto compiuto per allontanare Harvey facendolo uscire dal suo ufficio. L'uomo annuì sembrando leggermene intimorito dal ragazzo. Niall lo guardò ancora infuriato prima di sbattere la porta con violenza.

"Se vuoi io me ne vado..." sussurrai talmente piano che inizialmente non mi aspettai neanche che lui mi avesse sentito. Mi alzai leggermente dalla comoda sedia in cui ero stata negli ultimi minuti ma lui mi bloccò con un gesto veloce della mano senza che riuscissi ad allontanarmi.

"Tu resti esattamente dove sei Megan" disse duro, i muscoli della sua mascella erano tesi e potevo giurare di vedere scintille che ardevano di rabbia nelle sue pupille contornate di ghiaccio. Si avvicinò con movimenti rapidi alle ampie vetrate tirando con entrambe le mani le tende scure che solitamente teneva ai bordi di quelle stesse grandi finestre.

Subito la stanza fu privata della luce mattutina del sole e la stanza piombò in un buio agghiacciante, la poca luce entrava da sotto la porta di legno che ci separava dal resto degli uffici dei suoi dipendenti. Lo sentii avvicinarsi lentamente, la sua figura era appena visibile, ma con il passare dei secondi la mia vista si adattava sempre di più e riuscivo quindi a percepire i lineamenti del suo viso. Lo vidi chinarsi accanto a me e sentii le sue labbra lasciarmi un casto bacio sulle fronte, giurerei di averle sentite tremare, al rapido tocco, e avevo anche la netta sensazione che lui stesso stesse provando una grande paura.

"Tu non devi accettare quest'offerta, lo sai vero?" Sussurrò piano al mio orecchio, il tono era più dolce e la voce sembrò tranquillizzarmi, ma sapevo che era tutta un'illusione, eravamo entrambi in evidente pericolo.

The lawyer [n.h.] (#Wattys2015)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora