Capitolo 4- Scherzo infantile e disordine

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"Sono lusingata" gli sorrisi facendogli l'occhiolino lui ridacchiò portandomi fuori della stanza in cui ci trovavamo.

"E sei una brava ragazza scommetto, tipo una santarellina" esordì fermandosi un momento dopo aver chiuso la porta. Odiavo quando la gente usava quel nomignolo, era il più fastidioso.

"Hai troppe convinzioni, Styles" gli risposi guardandolo in modo altezzoso.

"Pivella ti devo insegnare ancora troppe cose, non so se sei pronta per il gran finale" si sistemò i capelli ricci dietro la fronte passandosi poi una mano sul mento.

"Mettimi alla prova allora" feci spallucce incrociando le braccia al petto, lui annuì lievemente.

"D'accordo" Dopo aver percorso un lungo corridoio quasi deserto, entrammo in uno spazio delimitato da grandi ed imponenti scalinate di marmo che si affacciavano sull'atrio principale dalla quale ero arrivata.

"Hai già conosciuto qualche segretaria del piano terra?" Mi domandò affacciandosi e guardando in basso, mi salivano quasi le vertigini a pensare quanto in alto eravamo.

"Sì due, una bionda e una riccia"

"Preferenze?" Ridacchiò, scossi la testa.

"Non le conosco ancora..."

"La riccia è Samantha, una sapientina, meglio non averci niente a che fare. La bionda è Cassie, una ragazza con cui avere avventure di una notte" ridacchiò ancora maliziosamente, lo colpii con poca energia sulla spalla.

"Sei disgustoso" arricciai il naso, odiavo i ragazzi così.

"Ecco l'ho detto io" iniziò con tono seccato. "Sei una santarellina"

"Se con santarellina intendi l'opposto di una troia, allora sì sono una santarellina" feci una smorfia, lui rise di gusto.

"Brava pivella" si complimentò, alzai gli occhi al cielo, per quel poco che ne sapevo, Harry, si dimostrava davvero immaturo a volte.

"Mi spieghi cosa dovremmo fare qui?" Domandai guardandomi attorno, avrei voluto tornare dove c'erano tutti gli altri ed iniziare a lavorare, avevo sempre sognato di avere una scrivania tutta mia, e, a quanto pare, avrei avuto la possibilità di ottenerla qui.

"Oh sì" Harry sembrò ricordarsi il motivo per cui eravamo lì. "Vai in quello stanzino e guarda la telecamera numero due, la seconda da sinistra" precisò prendendo una bottiglietta d'acqua.

"E stai pronta a correre..." ridacchiò aprendola, lo guardai confusa sistemandomi davanti allo schermo delle telecamera due, la segretaria, quella riccia, venne inondata da un getto d'acqua che la bagnò completamente.

"Corri" urlò Harry mentre non smetteva di ridire, cercai di seguirlo ma le mie scarpe con i tacchi abbastanza alti non mi facilitavano molto la cosa.

"Styles sei un bambino" gli urlai fermandomi quando arrivammo nel suo ufficio, lui fece finta di niente sedendosi sulla sua poltrona.

"Ammetti che è stato divertente" mi ordinò con un sorriso stupido.

"No" gli risposi. "Si" disse lui. "No" "Sì"

"Harry..." una voce familiare ci sorprese alle spalle facendoci sobbalzare entrambi.

"Niall" ridacchiò Harry, io mi spostai leggermente uscendo dal suo campo visivo, se ora ero nei guai, sarei scoppiata. Avrei rovinato la mia immagine il mio primo giorno di lavoro...che cosa avrebbe pensato poi Niall?

"Samantha è stata bagnata da qualcuno di questo piano, tu mi assicuri che non centri niente?" Chiese duro il suo capo incrociando le braccia al petto, Harry trattenne le risate guardando nella mia direzione, anche il biondo fece lo stesso.

"Signorina Hall, lei c'entra qualcosa?" Domandò con tono severo, Harry si alzò in piedi.

"Eddai Niall rilassati" lo rassicurò il riccio appoggiando una mano sulla spalla di quello che sembrava un suo amico, non il suo capo.

"Harry, siamo in uno studio legale, non in una sala giochi. Adesso mettiti a lavorare e non importunare la signorina Hall" continuò Niall, fece per uscire dalla porta ma, prima di andarsene, mi invitò a fare lo stesso.

"Penso lei abbia già visto come funzionano le cose qui. Il suo ufficio sarà vicino al mio, le ho già lasciato delle cartelle con dei casi. Dovrà studiarli entro domani, tutto chiaro?" Si sistemò la camicia indicandomi lo studio.

"Sì certo" annuii entrando nella stanza, mi voltai verso Niall, il suo ufficio era proprio di fronte al mio. Mi sorrise leggermente prima di chiudersi la porta alle spalle, era molto affascinante quel ragazzo ma sicuramente troppo serio per avere solo la mia età.

Mi guardai attorno soddisfatta, lo spazio era abbastanza ampio e la scrivania ancora vuota; c'era solo un computer, dei fogli e delle penne e altri articoli di cancelleria sparsi dentro i cassetti. Con qualche modifica avrei potuto renderlo ancora più accogliente.

Arricciai però il naso, quando notai il disordine con cui erano stati disposti i documenti e le penne; così tirai tutto fuori e li sistemai in alcuni contenitori che avevo portato con me; misi i fogli, invece, in ordine alfabetico, sottolinenando con evidenziatori di colore diverso le varie informazioni. Sorrisi non appena ebbi finito il mio accurato lavoro.

Soddisfatta iniziai a leggere i casi che dovevo studiare; il primo trattava di un caso di divorzio, rappresentavamo la donna; mentre il secondo era un caso di affidamento che chiedeva il padre dopo cinque anni distanti dai figli a causa del tempo passato in prigione, forse avrei potuto chiedere aiuto a Liam visto che trattava quotidianamente queste questioni.

Mi ero portata da casa una mela ed una barretta al cioccolato, così non ebbi bisogno di fare una pausa pranzo fuori dal mio ufficio. Lavorai ininterrottamente fino alle sei, orario in cui avrei dovuto smettere. Il tempo era praticamente volato e non mi ero resa conto dell'orario fino a quando Eleanor non mi venne a bussare.

"Ehi Megan, noi andiamo al bar all'angolo a bere qualcosa, ti unisci a noi?" Domandò con tono gentile, alzai lo sguardo da ciò su cui stavo lavorando.

"Non penso di riuscire, ho ancora molto lavoro da fare..." sospirai sistemandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

"È il tuo primo giorno, non penso possa succedere qualcosa se non finisci tutto" rise avvicinandosi.

"No scusa Eleanor, preferirei non venire"

"Capisco, se cambi idea ci trovi lì" mi informò andando verso la porta, si voltò prima di uscire salutandomi.

The lawyer [n.h.] (#Wattys2015)Where stories live. Discover now