28* Indecisioni

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Non pensavo che stare tra le braccia di qualcuno potesse farmi sentire tanto bene. È come avvolgersi una coperta calda in inverno, sotto il piumone alla domenica mattina, oppure stare distesi al sole caldo dei mesi primaverili.

Da quando siamo arrivati a casa mia, dopo che Logan mi ha letteralmente trascinato di corsa sul dondolo, mi ha avvolto con le sue braccia e non mi ha più lasciata andare. Non ha sentito ragioni, ha voluto che mi sedessi sulle sue gambe e lentamente, mentre torturava le mie labbra, ci siamo ritrovati sdraiati e abbracciati, aggrovigliati. Abbiamo rischiato di cadere diverse volte, una perché il cuscino continuava a scivolare, una per un'oscillazione improvvisa a causa di un calcio che ho dato al palo, perché Logan mi aveva toccato il retro del ginocchio facendomi il solletico.

Non mi sono ancora guardata allo specchio, ma sento la pelle in fiamme e credo che non ci sia un solo centimetro scoperto che, l'adorabile ragazzo biondo che mi tiene tra le sue braccia, non abbia ricoperto di baci.

Proprio nel momento in cui la sua mano acquista audacia e le sue dita si insinuano sotto il bordo della mia maglia, la portafinestra si apre ed esce mia madre con la sua tazza di the.

«Avrei preferito incontrarti ufficialmente, ma sono almeno due ore che siete qui e nessuno mi ha chiamata, perciò...» esclama, prendendo posto al tavolo in ferro battuto, mentre io e Logan balziamo a sedere, lui sbattendo rumorosamente la testa, io scivolando per terra.

«Mamma!» le sorrido, senza smettere di sentirmi comunque in paradiso, «lui è Logan, Davide in realtà.»

«Salve», dice solamente lui, sistemandosi capelli e maglia.

«Davide... sbaglio, o sei lo stesso del motorino di qualche sera fa?» indaga con gli occhi socchiusi.

Spalanco gli occhi per la vergogna e mi copro il viso con le mani.

«Non saprei, ce ne sono molti?» domanda ironico, alzandosi in piedi.

«Più di quanti ce ne siano mai stati...» risponde vaga mia madre, cercando il mio sguardo.

«Beh, allora vado, così cedo il mio posto a qualcun altro», sorride tranquillo, passando accanto a mia madre.

«Immagino che ci rivedremo spesso...» continua mia madre, seguendolo con lo sguardo, mentre sorseggia il the.

«Fino a quando Sol vorrà», conferma, cercando il mio sguardo e strappandomi un sorriso.

Nello sguardo compiaciuto e ammiccante di mia madre, leggo la mia stessa sorpresa.

«Vado a salutarlo», le dico inseguendo il ragazzo meraviglioso che è scomparso dietro la casa.

«Entra in fretta, domani c'è scuola», dice annuendo, mentre rientra soddisfatta.

Sorrido tra me, al mondo, alle stelle, forse anche al buio che mi ha sempre trasmesso qualche inquietudine. In questo momento non mi importa di niente che non riguardi quegli occhi azzurri, appena coperti dai capelli spettinati, che mi stanno fissando come se non avessero mai visto niente di più bello prima.

Un po' meno spavalda di prima, con le mani ancora tremanti, mi avvicino e lascio che sia lui a guidarmi in questa nostra cosa. Ho il terrore di dire o fare qualcosa di sbagliato e non riesco a muovere nemmeno un passo senza che il mio stomaco si contragga.

Baciarlo è stato più semplice. Ora, al momento dei saluti, non so se sto per svegliarmi da un bellissimo sogno, o se quanto è appena accaduto sia reale.

«Vieni qui», mi tira al petto, appoggiando un bacio sulla fronte, «domani sarà così, vero?» sussurra tra i miei capelli.

Posso sentire il suo cuore, battere forte come il mio.

Io senza TeWhere stories live. Discover now