10* Filosofia

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Luca

Oggi non vengo al gruppo di filo.

Cosa????? Non puoi!!

Mi dispiace. Sto male.

Sul serio?

Ti scrivo dal water

...

Schifo.

Buona fortuna.

Anche a te.

Mi trascino verso l'ingresso della scuola, con lo zaino ancora più pesante, a causa della notizia.

A quanto pare, nemmeno Bea sarà in classe, perché è a fare shopping con sua madre, quindi mi toccherà di affrontare cinque ore di tormento e il salasso del gruppo di filosofia.

A causa degli ultimi avvenimenti, i quali hanno preso il sopravvento nei miei pensieri e cambiato la mia vita tranquilla, avevo posticipato le preoccupazioni su questo impegno, ma ora, a sapere di doverlo affrontare da sola, mi sento invadere dallo sconforto.

Come da mia abitudine, cammino con lo sguardo basso, dritta verso l'entrata, senza guardare nessuno. Oggi non devo nemmeno perdere tempo a lasciare la bicicletta, perché è rimasta qui ieri sera.

«Sol!»

Alzo la testa di scatto, incuriosita. Marco mi sta venendo incontro, con il suo sorriso spavaldo e strafottente e l'atteggiamento di chi ama essere guardato. Scocca un paio di occhiate intorno, ammiccando a questa o quella ragazza, ma sempre con l'aria di quello a cui non importa davvero.

Alzo gli occhi al cielo, non capisco il motivo di fingere tutti questi atteggiamenti se poi, una volta conosciuto, rivela essere una persona petulante, certo, ma anche disponibile e comprensiva.

«Ho trovato un DJ», si avvicina, infilando le mani in tasca, lo sguardo eccitato e l'espressione soddisfatta.

Vorrei poter prendere parte a questo entusiasmo, ma sono sicura di non aver capito. E come al solito, non ha nemmeno salutato.

Mi limito a fissarlo, in attesa di una spiegazione, infilando i capelli dietro l'orecchio e stringendo gli occhi a causa del riflesso del sole nelle vetrate alle spalle di Rodda.

«Vallauri mi ha scritto. Dice che un tipo in squadra da Parini è il cugino del barista dello IONE».

Snocciola le informazioni così in fretta, che continuo a guardarlo inebetita. Ancora non ho capito.

«Ehi, ci sei??» chiede diverito, sventolando la mano davanti ai miei occhi.

Scuoto la testa, e faccio una piccola smorfia per scusarmi.

Ruota i palmi verso l'alto e alza gli occhi al cielo, spazientito. Mi fissa qualche secondo, si massaggia il mento e poi prende un bel respiro. Non mi interessa sapere cosa pensi di me in questo momento, ma sono sicura che non sia niente di positivo.

«Possiamo usare questi contatti per farci presentare il DJ e chiedergli se viene a suonare alla nostra festa», spiega infine, parlando molto lentamente.

Mi spazientisco e scuoto le spalle, per il suo tono e per l'informazione. «Non abbiamo mai parlato di un DJ, e non è colpa mia se arrivi sempre, senza salutare, e cominci a parlare aspettandoti che io segua il tuo flusso di coscienza».

Mi fissa serio qualche secondo, poi vedo che stenta a trattenere un sorriso.

«Lo trovi così divertente?» chiedo infastidita.

Io senza TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora