22. Punti deboli

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Logan mi ha portato a casa perché potessi lasciarci il borsone, ma abbiamo scoperto che i miei genitori non ci sono, quindi si è infilato in cucina e non sembra avere intenzione di uscire.

Mia madre ha sempre avuto un debole per le fotografie. Non quelle belle, gli scatti d'autore, ma quelle che immortalano dei momenti di vita, testimonianze delle tappe raggiunte, ricordi che ti stimolino a cercare di fare sempre del tuo meglio. Per questo motivo, casa nostra è praticamente rivestita di cornici di tutte le forme e colori, con dimensioni variabili dal piccolo quadretto tascabile al poster che occupa mezza parete. Ognuna custode di un piccolo pezzo di vita di questa famiglia. I miei genitori prima di essere sposati, il loro matrimonio, il primo mobile costruito da papà, la ristrutturazione del fienile, i pranzi con tavolate che escono dall'inquadratura e piccoli momenti rubati alla quotidianità. Le mie preferite, ad esempio, sono quella dove mia madre legge sdraiata sulla panchina in giardino e quella dove mio padre suona la chitarra davanti al camino, mentre mia madre gli sorride innamorata. Ho scattato quella foto accidentalmente quando avevo otto anni, infatti l'inquadratura è strana e l'immagine è parecchio buia, ma mia madre se n'è innamorata all'istante e ha voluto stamparla.

Ho imparato che, quando lei e papà hanno dei litigi, le piace riguardare le loro foto, rimuginare per ore davanti ai vetri e ritrovare la serenità che le appartiene normalmente.

Logan sta guardando queste immagini una ad una, cercandomi in ogni foto, domandandomi spiegazioni e annuendo ammirato.

«Non avevo mai visto una cosa del genere!» dice, mentre mi osserva il primo giorno di scuola. «È una follia, ma anche una cosa pazzesca. Voi avete una storia, una storia vera, e non avete paura di raccontarla.»

Sento il rossore salire al volto e mi ritorco le mani per controllarne il leggero tremore.

«In casa mia ci sono solo quadri di altri, paesaggi o fotografie d'autore che arredano, ma non lasciano il segno. Qui è quasi inquietante. È come se mi avessi invitato a conoscere i tuoi!» prosegue stupito.

«Non lo so, io ci sono cresciuta. Immagino non mi faccia tanto effetto», rispondo andando verso il frigo per versarmi dell'acqua e impegnare le mani.

«Ti ho messo a disagio, scusa», dice avvicinandosi. «Avevo capito che fossi strana, ora capisco perché...» scherza.

Gli concedo un accenno di sorriso.

«Dobbiamo andare?» gli chiedo notando che ha guardato l'orologio sulla credenza.

«La proiezione è tra dieci minuti, io ci sono, se vuoi.»

Mi guarda sereno, aspettando che io prenda una decisione.

«Lo so che non ci conosciamo, ma insomma, la situazione tra Marco e Bea mi mette in difficoltà. Potrei andare un po' fuori di testa...» ammetto, bevendo l'acqua per nascondere il viso.

«Hai paura di spaventarmi, o che me ne vada?» domanda divertito.

Appoggio il bicchiere sul tavolo e prendo il toast che mi hanno lasciato per cena, non ho voglia dell'insalata, quindi la lascio di proposito in frigo. Mi siedo al tavolo e scarto l'involucro, poi, con tutta la calma, accendo il grill e infilo il pane.

«Io non sto capendo la maggior parte delle cose che mi sono successe nell'ultimo periodo», ammetto, guardandolo negli occhi. «Sembra tutto così diverso da prima, tanto poco plausibile da sembrare irreale.»

«Plausibile...» ripete, allargando il sorriso.

«Convincente, credibile. Io mi sento cambiata, ma non credo sia possibile in così poco tempo. Fino a un mese fa il mio mondo ruotava intorno a due cose e una manciata di persone. Ora sono qui, con il ragazzo che piace a una delle mie migliori amiche e mento a un amico per coprirla...», continuo senza preoccuparmi che capisca.

Io senza TeWhere stories live. Discover now