16* Allenatore

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All'uscita di scuola, trovo Ludo ad aspettarmi.

È leggermente defilata rispetto alle porte, ma perfettamente visibile. Il fiume di persone che scorre fuori dalle porte, le passa attorno senza che lei nemmeno se ne accorga. Resta immobile, col sorriso sulle labbra e i capelli biondi buttati da una parte.

«Ehi.» Mi accoglie quando la raggiungo. «Non ti aspettavo.»

Alza gli occhiali da sole sopra la testa e pettina distrattamente i capelli, continuando a guardare alle mie spalle.

«Sono uscita prima, oggi. Stanno facendo dei lavori in un'ala della scuola, quindi abbiamo le ore ridotte», spiega, continuando a sporgersi in punta di piedi.

«Che cosa stai facendo?» indago, appoggiando lo zaino a terra e legando i capelli in una coda, visto il caldo.

«Niente», risponde banalmente, riportando l'attenzione su di me. «Com'è andata oggi? Ci sono novità? Hai parlato con Bea?»

Annuisco, mentre mi giro nella sua stessa direzione per capire chi stia cercando. «In realtà mi ha scritto tutto sul quaderni delle lezioni, però tutto è cominciato con lei che mi perdona ed è finito con la frase a effetto "la nostra amicizia vale di più di un ragazzo, anche se è un gran figo», racconto.

«Ah, ok.»

«Ma chi stai aspettando?» ripeto la mia domanda, incuriosita.

Ludo mi guarda come se non ricordasse la mia presenza e si morde l'interno del labbro. «Nessuno. Guardavo se conosco qualcuno...»

Mi metto le mani sui fianchi e la squadro con sufficienza.

«Ah. Va bene», ammette con un tono colpevole. «Io potrei aver fatto qualcosa...sabato sera», ammette con gli occhi che le brillano.

«Lo sapevo!» grido soddisfatta, perché ne avevo tutta la sensazione.

«Shhh!» mi rimprovera con uno schiaffetto sul braccio. «Dobbiamo mantenere un basso profilo!»

«Chi è? Quando? Cosa?» snocciolo tutte le domande del caso, mentre lei mi guarda preoccupata. «Ecco, io sono andata con una persona, sabato sera. Prima di tutto il casino stile "dinasty".»

Annuisco, paziente.

«Ieri non te l'ho detto, perché Luca è simpatico, ma insomma, non voglio che tutti sappiano in fatti miei, poi non ho parlato apertamente con questa persona, quindi non sapevo che cosa dire.» Si arrotola i capelli intorno al dito indice e torna a guardare l'ingresso.

«E?» incalzo, perché mi sfugge il motivo per cui faccia tanto la vaga.

Ci fissiamo per un breve periodo, lei con i suoi occhi azzurri pieni di sensi di colpa e io con la fronte corrucciata e il cervello in movimento, fino a quando tutto non assume la giusta forma.

«No!» esclamo, esasperata.

«Sì» risponde, timida.

«Il santone illuminato!»

«Alec.»

«In discoteca? Tu e lui? Perché? Avete fatto...»

Mi da un pizzicotto sul braccio, stizzita. «Abbassa la voce!»

Rido e alzo gli occhi al cielo. «Guarda che è successo almeno alla metà delle ragazze di questa scuola», le faccio notare. «Non erano i bagni di una discoteca, ma immagino si tratti di punti di vista, o di emozione travolgente.»

«Molto spiritosa», mi liquida Ludo. «Per tua informazione, piccola cinica, eravamo nel suo camerino, non nei bagni.»

Scoppiamo a ridere insieme e le appoggio con la testa alla sua spalla. «Quel ragazzo proprio non mi piace. Stamattina è venuto a portarmi la roba del dibattito e non è stato per niente gentile», le faccio notare.

Io senza TeWhere stories live. Discover now