i missed you so much

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Zelda's POV

La Terra si avvicinava sempre di più. Era uno spettacolo magnifico vederla dallo spazio, con gli oceani azzurri e le forme distinte dei continenti che galleggiavano sulle grandi masse d'acqua.

Una morsa allo stomaco non mi permetteva di pronunciare neanche una parola; brividi di emozione mi percorrevano la schiena e scaricavano lungo le gambe. Ero così impaziente di tornare fra le braccia di Bucky.

"Dove atterreremo?" chiesi incuriosita dopo un po', provando a darmi una bella calmata, invano.

"Upstate New York. Abbiamo già mandato le coordinate a Stark." mi rispose Peter mentre si preparava per l'atterraggio.

Il fatto che sarebbero stati tutti lì, ad aspettare me e Thor, mi scaldava il cuore; per la prima volta dopo anni, ero di nuovo parte di una famiglia. Perché gli Avengers erano questo, non degli amici o una semplice squadra. Erano una vera e propria famiglia. Forse ero più intimorita dalla reazione del gruppo alla vista di Loki. Aveva pur sempre causato la Battaglia di New York, nel 2012. Oh, me la ricordavo bene quella battaglia, fin troppo. Chissà che cosa avrebbero pensato o detto. O addirittura che cosa avrebbero fatto. Rispedito su Asgard? Mandato sul Raft? Condannato a morte?
Non avevo idea, ma forse era meglio non fasciarsi la testa, al momento.

All'improvviso eravamo già di nuovo sulla Terra, senza neanche che me ne fossi accorta; mi ero immersa nelle mie riflessioni e non mi ero resa conto dell'atterraggio morbido della Benatar, sull'erba alta e folta.

"Adesso vado a reclamare le altre novantacinquemila Unità. Qui i passeggeri non viaggiano gratis." affermò Rocket, guardando Loki.

"Il passeggero in questione è il principe di Asgard, dio dell'Inganno e legittimo erede al trono di Johtunheim." specificò acido Loki, lanciando un'occhiataccia al cyborg.

"Pur sempre un passeggero rompicoriandoli."

Il cuore sembrava che stesse quasi per saltarmi fuori dallo sterno; quell'attesa era estenuante ma Peter doveva prima terminare le procedure di atterraggio.

"Ci siamo." annunciò quest'ultimo mentre si avvicinava a noi.

Abbassò una leva e la pancia della navicella cominciò ad aprirsi, facendo entrare subito la luce del sole.

Il nostro sole. Il sole terrestre.

A qualche centinaia di metri di distanza, riuscii a vedere due auto parcheggiate, una piccola folla che stava chiudendo gli sportelliAspettai con pazienza che la rampa si appoggiasse sul terreno e appena lo fece, non riuscii a trattenermi.

Era più forte di me: iniziai a correre.

Sentivo delle lacrime di gioia inumidirmi le guance, scivolando via dal mio viso quando la brezza frizzantina mi venne incontro.

Corsi verso la persona più importante della mia vita, che stava aspettando appoggiata al cofano dell'auto, con le braccia incrociate al petto; aveva i capelli legati in un codino e il braccio di Vibranio rifletteva un raggio di sole. Si accorse subito della mia piccola figura che correva nella sua direzione, così si allontanò dall'auto, iniziò a camminare a passo svelto, allargando le braccia.

Quando ci incontrammo a metà strada, non indugiai a scivolare tra le sue braccia, appoggiando la testa contro il suo petto e bagnandogli la maglietta con le mie lacrime. Inspirai il profumo della sua colonia alla lavanda mentre mi teneva stretta a sé, accarezzandomi i capelli senza proferire parola.

Era un momento così bello, da soli nel bel mezzo di un enorme prato e con il venticello leggero che ci avvolgeva. Quel silenzio valeva più di mille parole. I gesti delicati e dolci parlavano da sé.

𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now