a lot to talk about

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Zelda's POV

La riunione di famiglia era stata più caotica di quanto avessi immaginato: Thor era entusiasta di rivedere suo fratello, ma non appena si avvicinò per abbracciarlo, il minore gli attaccò con velocità straordinaria un piccolo dispositivo rotondo sul collo. E poi era toccato a me, riceverlo.
Il dio del Tuono si era un tantino arrabbiato, ma Loki era completamente passivo poiché lo stava minacciando con un piccolo telecomando che aveva ben in vista fra le mani.
Tecnicamente, Loki avrebbe dovuto confiscare tutte le armi, ma nessuno sarebbe riuscito a sollevare Mjolnir, se non Thor - e io di certo non gli avrei consegnato la Iron Soldier, che al momento era allacciata al mio polso sottoforma di bracciale.

"Possiamo sapere dove diavolo stiamo andando?" domandai arrampicandomi sulla montagnetta di immondizia, annaspando in cerca di aria pulita.

"Al palazzo del Gran Maestro." rispose tranquillo il Dio degli Inganni.

"Ci stai portando da quel pazzo? Dovrò combattere di nuovo in quella maledetta arena?!" ringhiò Thor, stringendo la presa sul martello.

"Non so quali piani abbia per te il Gran Maestro, Fratello. L'importante è che io riceva la mia ricompensa: sai, non vedo l'ora di sistemarmi su questo pianeta." replicò il corvino, ghignando.

Dannazione, perché non avevo ascoltato Steve e Bucky, quando ne avevo l'occasione?

"Dal messaggio che mi hai mandato, non mi sembravi molto entusiasta di rimanere qui." risposi, un tono di delusione nella mia voce.

Si poteva essere delusi e sentirsi traditi da una persona che si conosceva appena? Perché era quello che mi stava succedendo con Loki.

Si girò verso di me, lanciandomi un'occhiataccia penetrante con i suoi occhi verdi. "Non aggiungere una sola parola, Midgardiana."

Mi aveva parlato attraverso la mente, e la cosa mi destabilizzò alquanto, tanto da farmi schiudere le labbra ma senza emanare alcun suono.

"Ti stava ingannando anche in quel caso." proseguì il dio del Tuono, senza accorgersi di nulla.

"Suppongo... Di sì." biascicai, con la fronte ancora corrugata.

Che Loki fosse abilissimo nella padronanza delle arti magiche, già lo sapevo; ma non credevo che potesse parlarmi attraverso la mente, così dal nulla, senza neppure una specie di visione come era successo a Washington.

La ferita sulla coscia pulsava senza pietà, mentre i tessuti si ricostruivano più dolorosamente del solito. Continuammo a camminare per quella che mi sembrò un eternità, mentre i palazzi si facevano sempre più vicini alla visuale, lasciandomi letteralmente senza fiato: la maniera nel quale erano accalcati fra di loro mi ricordava molto un alveare. Aveva uno schema, seppure molto confuso.

Attraversammo i vicoli gremiti di persone, che non appena vedevano la nostra guida Loki, si aprivano per fargli strada. Un comportamento davvero bizzarro.

Il dannato calore sembrava non voler sfociare in un'atmosfera più fresca, nonostante fossimo in cammino da quanto? Tre o quattro ore, forse? Sarebbe dovuta essere più o meno sera.
Il sudore mi imperlava la fronte ormai, nonostante fossi abituata a correre miglia e miglia senza fermarmi: era un aria afosa molto strana.
Alla fine, la strada si aprì in un ampia scalinata, appartenente al grattacielo che avevo visto in precedenza, quello con i volti argentati.

L'umile dimora del Gran Maestro, senza ombra di dubbio.

Le porte si aprirono non appena Loki mise piede sul quarto scalino.

Quel Dio non poteva essere assolutamente un semplice, nuovo concittadino di quel pianeta: era privilegiato, e bastava vederlo dal timore che avevano le persone quando scorgevano la sua sagoma sinuosa ed elegante. Oppure, era facile intuirlo anche dal fatto che portava un mantello nero e oro, di sicuro fatto con qualche tessuto pregiato e raro.

𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora