trust me

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Bucky's POV

La porta trasparente scivolò di lato, alle mie spalle. Non mi voltai, piuttosto, rimasi con lo sguardo puntato sui grattacieli. Mi sentivo spezzato, di nuovo dopo anni. Credevo che non sarebbe successo più, una volta che ne fossi stato fuori - ma era quello il problema: non ne sarei mai stato fuori. Ero destinato a non poter amare, perché ero costretto ad essere solo un arma; e se le armi non esitano, tantomeno possono amare. Quindi come mi ero potuto illudere che sarebbe tornato tutto com'era negli anni '40? Come avevo potuto prendere un abbaglio così grande? L'HYDRA aveva creato un alter ego all'apparenza invisibile e dormiente, ma che prendeva il sopravvento non appena recitavano le trigger words. Era ovvio che non potessi amare nessuna persona senza ucciderla, o perlomeno provare a farlo. Mi diedi dello stupido, consapevole che ero costretto alla solitudine eterna. Nemmeno i miei amici potevano fidarsi di me: ero pericoloso, avrebbero finito per odiarmi e spedirmi di nuovo nelle mani di quei pazzi, in Siberia. E a quel punto, non li avrei neanche biasimati. Avrebbero fatto bene.

"Bucky..." mi chiamò lei, con la voce più dolce e delicata che potesse avere.

Non replicai neppure, ero troppo impegnato a perdermi nella mia testa malata e contagiata dal virus velenoso che era l'HYDRA. Se si fosse avvicinata... Rabbrividii. Le avrei fatto male, troppo male, di nuovo. Non potevo. Tenevo troppo a Zelda per rovinarla con la mia presenza pericolosa e fuori controllo. Avvertii la sua presenza avvicinarsi sempre di più, fino a quando non arrivò al mio fianco, vicino all'enorme finestra. La sua spalla sfiorò il mio braccio e, istintivamente, mi ritrassi, per poi spostare con uno scatto lo sguardo su di lei.

"Lo sai che non è colpa tua." proseguì scrutando i miei occhi, alla ricerca del codice per decifrare cosa stessi pensando.

"Certo che la colpa è mia." replicai cupamente, interrompendo il contatto visivo e abbassando la testa. Non avevo neanche il coraggio di guardarla in faccia.

"La colpa è solo di Schimdt, di Zola e di Schulz. Non trattarti così duramente Bucky, siamo solamente due vittime." Zelda prese la mia mano di Vibranio e la appoggiò sulla sua guancia

Come se dentro di me fosse scattato un ingranaggio, scossi la testa e sussultai, ritraendomi ancora una volta dal contatto con lei. Avevo paura, molta di più di quanto avrei mai potuto ammettere. "No! Per favore, ti farò del male se ti tocco!"

"Fidati di me. Non succederà nulla."

La sua visione insanguinata, distesa sul quel pavimento gelato in Germania, mi fece rabbrividire: non ricordavo niente, ma feci presto, una volta in volo per New York, a prendere coscienza del fatto che ero stato io a farle del male. Volevo uccidere la persona che amavo di più, e questo pensiero mi avrebbe rincorso per tutta la mia vita. Come potevo darle una vita felice, con me, se bastavano dieci parole per farmi perdere la razionalità? Io mi fidavo di Zelda, ma invece lei?

"Non lo farai, Bucky. Fidati." disse nuovamente con un tono calmo, marcando bene l'ultima parola.

La sua voce aveva lo strano potere di rilassarmi; mi dava fiducia e sicurezza, e in questo momento gliene ero così grato. Cautamente, ancora spaventato da cosa avrei potuto farle senza rendermene conto, sfiorai con la punta delle dita di metallo la sua nuova cicatrice.

Quella che le avevo procurato io.

Ma che cosa le avevo fatto? Neppure le mie emozioni più forti erano riuscite a bloccare il siero.
Fui tentato dal ritrarmi di nuovo, ma la fermezza della voce di Zelda mi raggiunse ancora una volta, tenendomi con il fiato sospeso. "Non mi farai niente, lasciati andare." ribatté notando la mia esitazione.

Mi persi nelle sue iridi ammirandone ogni dettaglio: dai piccoli screzi color nocciola, che partivano dalla pupilla per poi perdersi nel verde più profondo, fino al cerchio esterno blu scuro, che aveva un distacco quasi impercettibile dal verde, anch'esso di una tonalità scura. "Se diventerò il Soldato d'Inverno, un'altra volta, tu uccidimi." le ordinai, riscuotendomi dal caleidoscopio che erano i suoi occhi.

"No, Buck. Non voglio lasciarti andare; l'ho già fatto una volta, in guerra, e non ho intenzione di farlo definitivamente." 

"Proverò ad uccidere te."

"Ti impedirò anche questo. Potremo combattere questa cosa solo se saremo insieme. Due metà rotte che si amano, si guariscono a vicenda, ricordatelo." disse inclinando appena la testa.

La attirai a me, stringendola forte contro il mio petto, come se fossi sull'orlo di perderla. A quel punto volevo sentirla solo vicina a me, anche se fino a pochi secondi stavo facendo il possibile per ottenere il contrario. "Dimmi che non mi abbandonerai, o rimarrò da solo con il mio peggior nemico." mormorai piano, riuscendo a respirare il profumo di gelsomini che aveva la sua pelle.

"Lo sai che non lo farei mai. Non ti abbandonerò mai, Bucky, e se riusciamo a sbarazzarci dell'HYDRA, questo pensiero non ti sfiorerà neppure. Non ci sfiorerà neppure."

"I miei demoni rimarranno ancora dentro però: quelli che infestano i miei sogni, che mi fanno rabbrividire e mi ricoprono di dolore e sofferenza. Rimarranno per sempre, non è vero?"

Ella fece un leggero sospiro. "Sai, una volta mia madre mi disse che non riusciremo mai a sconfiggere i nostri demoni a pieno, neppure per tutto l'oro del mondo. Ma possiamo controllarli e tenerli nei meandri nascosti del nostro corpo, impedendo loro di mostrarsi." sussurrò Zelda, mentre tracciava dei cerchi sulla mia schiena nuda, utilizzando le sue dita affusolate.

"Credi che ci riuscirò?" le chiesi sinceramente, alzandole il mento con due dita, così da poterla guardare negli occhi.

Alzò una spalla, per poi accennare un sorriso rassicurante, che irradiava calore e mi faceva sentire al sicuro. "Dobbiamo darci del tempo, ma ci riusciremo. Te lo prometto." rispose prima di tornare a posare la testa sul mio cuore.

Era riuscita ad annullare tutte le mie paure, almeno per quella sera.

Rimanemmo così per ancora qualche minuto, fino a che Zelda non si tolse i suoi vestiti e si infilò una mia t-shirt nera che le andava così larga che arrivava a sfiorarle metà coscia.
Ci sdraiammmo, e lei si rannicchiò contro il mio corpo sospirando beatamente mentre le avvolgevo un braccio intorno alla sua vita, per tenerla ancora vicino a me.

"Riusciremo ad avere una vita normale, magari più in là?" domandai ad un tratto.

Zelda alzò lo sguardo, così da guardarmi in volto. L'ombra di un sorriso le attraversò il viso, e non potei fare a meno di pensare a quanto fosse bella e a quanto non mi meritavo una persona così speciale come lei. "Per quanto due ultra centenari con le sembianze di due ragazzi di vent'anni possano essere normali, suppongo di sì, forse un giorno ci riusciremo."

"Te la immagini una casa a Brooklyn, sulla 6th Avenue, vicino alle nostre vecchie case d'infanzia?"

"A proposito di Brooklyn, una di questi giorni devo andare a casa di mia sorella. So dove vive e devo assolutamente spiegarle tutto." mi disse con un sorriso di genuina felicità. 

Ero davvero felice per lei. Almeno poteva avere una sorella su cui contare, un pezzo di famiglia. Volsi il pensiero a Rebecca, la mia Becky, che era morta chissà da quanto tempo. Era la mia sorellina, ed io non ero riuscito neanche a salutarla per l'ultima volta. "Sono felice che tu l'abbia ritrovata, Zelda. Davvero felice." replicai e, contagiato dal suo sorriso, sorrisi a mia volta.

"Tornando alla casa, sarebbe magnifico trasferirci lì. Coroneremo il nostro sogno, prima o poi, ne sono certa."

"Oh, lo spero tanto. Questa Torre sembra avere occhi e orecchie dappertutto!" scherzai riferendomi a Jarvis, che era praticamente onnipresente all'interno del grattacielo.

"Si, concordo. Insomma, non abbiamo tutta questa intimità, qui dentro." aggiunse Zelda ridacchiando, con occhi furbi.

"Che cosa stai cercando di dirmi con quegli occhi, Caporale?" le chiesi in un sussurro, puntellandomi con un gomito sul cuscino e appoggiando la testa sul palmo della mano aperta.

"Hai capito benissimo, Sergente."

Come aveva già detto prima Zelda, i nostri demoni non possono essere sconfitti, ma solamente domati: e che modo migliore per domarli, se non amare incondizionatamente qualcuno?

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Salve wattpadiani!
Spero che questo capitolo dal POV di Bucky vi sia piaciuto e soprattutto che sia rimasto almeno un pochino fedele al Buck che conosciamo dai film :D.
Al prossimo capitolo gente ❤️

𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now