a living weapon

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Zelda's POV

Misi il cavalletto alla moto e corsi a prendere l'ascensore nel garage, battendo il piede impazientemente per l'intera durata della salita. La mente mi si era svuotata del tutto, tant'è che non riuscivo nemmeno ad avere un idea di cosa fosse potuto succedere. Ed infatti non ero pronta a quello che stava per apparire davanti ai miei occhi.
Le porte si aprirono e mi ritrovai decine di pistole e fucili d'assalto puntati addosso. Alzai istintivamente le mani, spostando lo sguardo in cerca degli altri Avengers, ma la mia visuale era bloccata dai corpi protetti fino ai denti.

"Fai due passi avanti ed esci dall'ascensore!" esclamò uno degli uomini vestiti con abiti anti-sommossa.

Uscii cautamente, tenendo le mani alzate, mentre continuavano a tenermi sotto tiro con le loro armi. Non capivo. Steve mi aveva detto di tornare subito alla Torre, ma adesso nella Torre c'erano almeno dieci persone che volevano perquisirmi, forse, e poi arrestarmi. E poi compresi: mi aveva consegnato. Era Captain America, ormai, non più Steve Rogers. Difendeva il Paese. Ed io ero una minaccia per l'America.

"Togliti tutte le armi che hai addosso, tenendo le mani bene in vista!" proseguì lo stesso uomo di prima. Sul suo giubbotto antiproiettile nero, riuscii a leggere la sigla bianca. S.H.I.E.L.D. .

"Non ho armi." replicai, cercando di mantenere la calma.

Un altro uomo fece cenno con la testa ad una donna, anche lei in tenuta anti-sommossa, di avvicinarsi a me. Divaricai le gambe e allargai le braccia mentre mi perquisiva con poca grazia. Fece cadere il mio zaino e rovistò in esso. Fu a quel punto che la rabbia mi montò addosso, nel preciso istante in cui ella tirò fuori una delle varie lettere di mio fratello. Non aveva alcun diritto per sfiorare quelle lettere.

"È pulita." sentenziò girandomi attorno per puntarmi l'arma dietro la schiena.

"Cammina lentamente verso di noi." ordinò un altro.

Mi sentivo sempre più nervosa e arrabbiata, così rimasi ferma dov'ero, temendo di reagire male se avessi fatto un altro passo in avanti. La situazione era già delicata, molto delicata, e non volevo peggiorarla.

"Muoviti, cammina nella nostra direzione!" ripeté in modo aggressivo.

Abbassai le braccia e strinsi i pugni lungo i fianchi, fino a farmi sbiancare le nocche. Con un respiro profondo, ripresi il mio zaino e me lo rimisi in spalla.
Sentii l'acciaio delle manette che mi avevano agganciato ai polsi dietro la schiena. La presa tenace del metallo era molto familiare. Dopotutto, i miei polsi erano quasi sempre stretti in anelli metallici, durante le torture.
Ripresi a camminare a testa alta, senza alcuna intenzione di abbassare lo sguardo.

"Fossi in voi, preferirei puntare l'attenzione di qua." la voce di Steve era precisamente alla mia sinistra.

Al suo fianco c'erano Bucky, Tony con l'armatura, Natasha e Clint con una freccia già incoccata.

"E io vi consiglierei di allontanarvi dall'obiettivo. Potrebbe essere instabile." lo avvertì un uomo vestito con un lungo impermeabile nero, con un occhio coperto da una benda dello stesso colore. Si era appena alzato dal divano, e si stava dirigendo verso i quattro alla mia destra.

"Fury, con tutto il rispetto, ma credo che tu stia dicendo un mucchio di cazzate." si inserì Tony, togliendosi l'elmetto.

"Voi invece ne avete fatte tante, di cazzate! Avete disubbidito ad un ordine espresso direttamente dal direttore dello SHIELD e avete nascosto una possibile minaccia assumendola come Avenger!" replicò adirato, e non poco.

"Dovevamo salvarla, Fury!" ribatté Natasha.

"È una fottuta arma vivente, non una ragazzina traumatizzata!" esclamò a voce alta, troppo alta. "Aprite bene le orecchie: la ragazza viene con me al Triskelion, dove sarà tenuta sotto controllo e monitorata per il resto della sua vita. Ha compiuto fin troppi crimini."

𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now