she looks like aunt meg

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Zelda's POV

Feci un gran respiro e suonai al campanello. Mi guardai attorno, scrutando il viale silenzioso e vuoto, e alzai lo sguardo verso il vecchio porticato. Ero tornata a casa mia, dopo due settimane che ero tornata a New York.

La porta verniciata di bianco, probabilmente anche da poco, si aprì molto lentamente, rivelando un bambino che faceva capolino con la testa bionda. "Chi sei?" mi chiese curioso.

Gli sorrisi dolcemente. "La tua mamma o il tuo papà sono in casa?" domandai a mia volta.

"No, ma vado a chiamare la nonna." annuì saltellando via e lasciando la porta socchiusa.

Mi sistemai il cappello con la visiera e aspettai con calma, chiedendomi se fosse stata una buona idea. Molto probabilmente non mi avrebbero nemmeno fatto mettere piede dentro casa, figurarsi farmi andare in soffitta. Attraverso le finestre aperte e le tendine ricamate azzurre, riuscivo a sentire il profumo pungente di ragù di carne. All'improvviso mi venne fame.

"A nonna, ma io c'ho da fare, chi è che sta alla porta?" sentii una donna dire in italiano. La capii perfettamente, e non potei trattenere un sorriso spontaneo.

La porta si aprì di nuovo, e questa volta mi trovai davanti una donna di forse sessant'anni, con i capelli corti tirati indietro in una codina grigia e due perforanti occhi castani, che quando mi videro si illuminarono per un secondo. "Buongiorno. Cosa desidera?" mi disse con un leggero accento italiano.

"Salve. Il mio nome è Zelda Wyatt e mio zio era il proprietario di questa casa. Forse ha sentito parlare di me. Avrei bisogno di recuperare alcune cose che avevo lasciato qui del tempo fa. " replicai educatamente, appoggiando le mani alla cintura in pelle. Non avevo molte speranze riposte, ma pregai che tutto filasse liscio. E poi, non potevo neanche dire che ero la figlia del proprietario della casa perché, d'altronde, chi mi avrebbe creduto?

"No, guardi, mi dispiace ma questa casa è stata venduta più di cinquant'anni fa al padre di mio marito, buonanima. Forse ha sbagliato numero civico? Il 192, dal lato opposto è stato venduto da poco ad una famiglia giovane." cercò di liquidarmi dandomi le informazioni che conosceva. Quella donna sapeva tutto del viale, ne ero certa.

"Lei è Mariarosa Tosto?"

"Si, sono io. Mi puoi ripetere come ti chiami?"

"Zelda Wyatt."

"Il signore che mi ha venduto questa casa si chiamava Wyatt. Sei qualche parente loro?"

"Sì, mio zio si chiamava George Wyatt." ripetei pacifica, rispondendo, tuttavia, col nome di mio padre.

"Hai una faccia conosciuta. Giacomino, è lu ver che la signorina, qua, sembra la zia Meg quand'era giovane?" disse chiamando il nipotino. Inserì anche del dialetto nella frase, rendendomi un po' più complicato capire.

Sussultai quando sentii il nome femminile; quando ero sul fronte, mia madre mi scrisse della mia sorellina neonata che avevano deciso di chiamare Margaret. Meg è il diminutivo di Margaret. O forse mi stavo solo lasciando suggestionare.

Il bambino di prima mi raggiunse e mi squadrò da capo a piedi, replicando in inglese perfetto. Probabilmente capiva l'italiano, ma non lo parlava altrettanto bene. "Sì sì nonna, sembra la zia Meg."

"Allo', che ti serviva?" mi chiese di nuovo asciugandosi le mani al grembiule.

"Prima che andassi–" mi fermai, e le parole mi morirono in gola. Potevo dire 'prima che andassi in guerra'? Ovvio che no. "Prima che andassi a vivere a Manhattan, molte delle mie cose sono rimaste nella soffitta."

𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now