a lot to talk about

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C'era qualcosa sotto, ne ero certa.

Entrai nel Palazzo, guardandomi attorno e osservando le guardie con dei vestiti quasi primitivi e delle maschere raccapriccianti. Sembrava si stessero quasi trattenendo dal saltare addosso a me e Thor, per sbranarci; eppure lasciavano perdere Loki, come se neppure fosse lì.
Arrivai a domandarmi se quegli esseri riuscissero a vedere il Dio delle Malefatte.
In ogni caso, non mi lasciai intimorire, neppure quando salii sull'ascensore cigolante e che si bloccava ogni dieci secondi. Quel luogo era un intero paradosso: era sfarzoso, ma al contempo trasandato.

Dove diavolo eravamo finiti?

"Loki, giuro che se mi consegni di nuovo in mano a quel-"

"Cosa hai intenzione di fare? Scappare di nuovo, per caso? Non questa volta. Non con me che avrò sempre il fiato sul tuo collo." concluse il Dio dell'Inganno, alzando in aria ancora una volta il piccolo telecomando.

"Bastardo." sibilò a denti stretti Thor.

"Fratello, sei per caso affetto dal disturbo bipolare? Qualche ora fa eri così entusiasta, di rivedermi!" ghignò Loki, uscendo dall'ascensore con passo svelto.

Io e Thor lo seguimmo per i corridoi asettici, tenendo il suo passo.
Mi guardai attorno, lanciando occhiate alle enormi finestre e scrutando l'ambiente in modo accurato. Non era difficile ricordare la strada, al contrario, era davvero facile ricordare da dove eravamo arrivati; meglio così, in caso di fuga non avrei avuto problemi a ritrovare l'uscita.

Loki si fermò davanti ad una porta dorata, dalla quale riuscivo a sentire della musica provenire dall'interno. "Sapphire!" esclamò il Dio, spostando lo sguardo su una donna dai capelli di un blu vibrante, che stava già arrivando nella nostra direzione. "Annunciaci." proseguì il corvino facendole un sorriso falso.

La donna spinse le ante della porta in avanti, rivelando un salone riempito dalla musica, dalle luci stroboscopiche, dal vociare e dalle risate. "Loki, principe di Asgard, ha portato i due prigionieri." esclamò a gran voce Sapphire, facendosi da parte subito dopo.

Tutto il rumore si interruppe all'improvviso, e i presenti della festa si fecero largo per farci passare.

O meglio, per far passare Loki.

Lanciai qualche sguardo di fuoco sulla folla, più che altro per evitare di ascoltare qualche commento sul mio aspetto attuale. E anche odore, aggiungerei.

Alla fine di quell'enorme salone, si trovava un uomo vestito con drappi dorati, azzurri e rossi, che gli donavano un aria all'apparenza regale. Partendo dal labbro inferiore, fino al mento, aveva una striscia di colore azzurro, in tinta con i suoi abiti e lo smalto che portava.

Il Gran Maestro. Regnante di Sakaar.

Una volta davanti a lui, il dio degli Inganni si fece da parte, facendo un cenno con la mano, come a dire 'ecco qua i due poveri stolti che si fidano di me'.

"Chi si rivede! Lo zio del Tuono!" esclamò il Gran Maestro allargando le braccia e sorridendo sornione.

Dei piccoli fulmini saettarono fuori da sui pugni stretti, raggiungendo anche le iridi azzurre.

"Thor, non fare nulla, per favore. Capisco la tua rabbia, ma non attaccarlo, oppure sarà peggio per noi." lo implorai mormorando, per poi poggiare una mano sul suo braccio.

Sentii i suoi muscoli rilassarsi in modo piuttosto forzato, ma almeno non stava più saettando.

"La ragazza mi sembra interessante. Come hai detto che ti chiami?" proseguì il sovrano di quel pianeta.

"Non mi ero neppure presentata." replicai, cambiando dal tono di voce rassicurante che stavo utilizzando per Thor, ad uno più duro.

"Ma ora ti sto interpellando. Ed é meglio che tu risponda."

"Zelda. Caporale Zelda Wyatt." ricalcai bene il grado, spostando la gamba sinistra leggermente più indietro dell'altra, ruotando leggermente i fianchi: era stato istintivo mettermi in posizione di difesa.

"Sembri giovane. In un pessimo stato, attualmente, ma sembri comunque giovane." commentò il Gran Maestro scrutandomi.

"Ho più anni di quanti tu possa immaginare." risposi freddamente.

"Può darsi, può darsi. Ma l'età è solo un numero. Il tempo è relativo, no?"

Non capivo dove stava andando a parare. Forse era semplicemente pazzo.

"Il tempo. Ah! Non hai idea di come il tempo stia remando a mio favore." aggiunsi, mantenendo la posizione.

"Il tempo ci rema contro, Zelda. Qui sono passate poche ore... Ma sulla Terra sono stati giorni, forse settimane." intervenne Thor, guardandomi.

Quella frase mi fece crollare una montagna addosso; i nostri amici ci avevano dato ufficialmente morti, allora?

"Domani deciderò cosa farmene di voi due. Anche perché lo zio del Tuono dovrebbe essere giustiziato per la sua fuga da Sakaar. Loki, ti dispiace portarli alle loro stanze?" ci congedò il Gran Maestro.

"Affatto." rispose l'interpellato.

"Le Unità accordate sono state già state trasferite sul tuo conto. Ottimo lavoro, mio caro."

Il dio delle Malefatte ci superò, facendoci cenno di seguirlo.

La mia mente si era svuotata del tutto, tanto che non riuscii neppure a processare i corridoi che avevamo preso oppure le svolte alle quali avevamo girato.
Tornai alla realtà solo quando ci fermammo davanti ad una stanza senza porte, ma con due guardie ai lati.

"Mettiti comodo Thor: hai riavuto la tua vecchia stanza. Le finestre sono state murate per alquanto ovvi motivi. Buonanotte, Fratello." annunciò il corvino, rimettendosi a camminare senza neanche aspettare una risposta.

Mi misi al suo passo, questa volta affiancandolo.

"Tu hai il privilegio di stare nella mia camera." annunciò Loki, nascondendo un sorrisino.

"Qualunque cosa tu abbia in mente che io faccia, dimenticatela, se non vuoi un pugno al Vibranio sul tuo bel visino." ringhiai sprezzante.

"Caratteristica Midgardiana è la mente perversa, la maniera con la quale pensate sempre al sesso."

"Risparmiati il monologo e vai al dunque."

"Non avevo intenzione di fare di te la mia schiava sessuale - questo è solo quello che ho lasciato pensare al Gran Maestro. In realtà, abbiamo solamente molto di cui parlare."

"Posso confermare." affermai guardandomi attorno.

All'improvviso mi sentivo stanca, quasi sull'orlo di crollare in un sonno profondo; anzi, una dormita era quello che mi ci voleva proprio, dopo una giornata del genere.
Ma non potevo dormire, non dovevo.
Entrai nell'unica camera da letto con le porte di tutto quel palazzo, e il mio primo pensiero della giornata, che non era attinente a quel maledetto pianeta, fu proprio a lui, a Bucky.

Buck, sappi che troverò un modo per uscire di qui e tornare da te.

𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now