Ascoltavo in silenzio, ancora sotto tiro e circondata da agenti. Ero spaventata a morte: e se mi avessero portato via? Avevo ritrovato Bucky e Steve da così poco tempo. Non ero pronta ad andarmene di nuovo. Erano l'unica famiglia che mi era rimasta.
Spostai il mio sguardo negli occhi celesti di Steve e annuii impercettibilmente in segno di ringraziamento. Ovviamente, non mi aveva consegnata; mi aveva fatto una soffiata per non essere arrestata da sola, senza che nessuno potesse venire a tirarmi fuori da quella situazione. E io avevo dubitato di lui, come una stupida. Come avevo potuto?

"Anche io sono un arma. Eppure sono qui." replicò Bucky con voce fredda, apatica e distante. Avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.

"Anche su di te avrei molto da ridire, Barnes, ma tu hai ricevuto un processo regolare davanti a un giudice. Ma se c'è una fuorilegge nel team che io ho creato, allora neanche un giudice può essere più d'aiuto!"

"Arresta anche me, allora. Perché non metti sotto custodia cautelare anche me? Anche io sono stato un fuori legge, per un periodo." continuò porgendo i suoi polsi davanti al viso di Nick Fury.

"Ti ho già detto che tu sei un caso a par–"

"Non è un caso a parte," si pronunciò Natasha. "Processo regolare o processo non regolare, questi due sono la stessa identica cosa: vittime. Se abbiamo disubbidito ai tuoi ordini è stato solo per salvare un innocente, e altrettante innocenti vite che avrebbe potuto uccidere per conto di quei pazzi terroristi. Ormai è tardi per farle un processo."

"Devi lasciarla andare, Fury. Abbiamo bisogno di lei in questa squadra." disse Clint, parlando per la prima volta e facendo ancora più pressione.

L'uomo sospirò esasperato e fece un cenno con la mano, che ruppe il cerchio di agenti che mi teneva bloccata. La donna che mi aveva perquisito sbloccò le manette e mi lasciò andare. Feci per camminare verso i miei compagni, quando Fury mi bloccò con una mano sulla spalla. "Se fai qualunque cosa contro lo SHIELD, di nuovo, giuro che ti sbatto in una cella e ci rimarrai fino alla fine dei tuoi giorni," mi ringhiò lanciandomi un occhiataccia. "Ti voglio vedere domani allo Triskelion, e poi sarò io a decidere se eri una vittima oppure no."

"Anche per me è un piacere rivederti, Nick."

"Non chiamarmi così." concluse duramente, per poi superarmi.

Non appena la squadra entrò nell'ascensore e le porte si chiusero, corsi ad abbracciare Steve. "Una soffiata, eh?" gli dissi con un sorriso grato.

"Ti avevano già rintracciata. Stavano arrivando a Brooklyn."

"Grazie," gli scoccai un bacio sulla guancia, che gli fece abbassare lo sguardo, leggermente stupito e forse anche un po' in imbarazzo. "Non farci l'abitudine, Rogers." ammicai scherzosamente.

Abbracciai e ringraziai anche gli altri, per poi sospirare sollevata. Senza di loro, a quest'ora sarei in un carcere galleggiante nel bel mezzo dell'oceano Pacifico.

***

Mi alzai dal letto senza guardare neppure l'orologio. L'oscurità all'esterno mi fece intuire che era ancora molto presto; forse erano le 4, le 5 del mattino?
Presi un bicchiere, lo riempii d'acqua e sgattaiolai silenziosamente fuori dalla mia stanza, con l'intenzione di dirigermi all'ultimo piano con accessibilità ad una terrazza. Raggiunsi l'attico e presi un sorso d'acqua mentre ammiravo i grattacieli di New York.

"Nemmeno tu hai sonno?"

Mi voltai e trovai Steve, seduto con la testa contro la vetrata e le braccia incrociate al petto. "Già. Dormo davvero poco," replicai andandomi a sedere vicino a lui, stringendo le ginocchia al petto. Alzai lo sguardo sulle stelle, appena visibili con il traffico degli aerei e la luce che emanava la città. "Come sapevi che volevano arrestarmi?" gli domandai girando la testa alla mia sinistra, scrutando il suo profilo.

𝒕𝒊𝒍𝒍 𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now