𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚇𝚇𝙸𝙸𝙸

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Venne disturbato da un fascio di luce diretto sul viso.
Tastò il materasso dietro di sé, in cerca del lenzuolo, e nel non trovarlo emise un mugolio seccato. Si sedette e si guardò attorno, per poi posare lo sguardo sull'amico ancora addormentato accanto a lui: era rannicchiato su un fianco, con la coperta tirata fin sopra ai capelli, per proteggersi dai raggi di quella stessa stella che aveva svegliato l'altro.
Sorrise lievemente e si stiracchiò la schiena; solo in quel momento si ricordò di non essere in camera sua, ma in quella di Brian.
Fece vagare lo sguardo nella stanza; l'armadio era ancora a terra, e grazie alla luce del sole Tim potè quasi contare i fori fatti dai tarli che lo costellavano. Seguendo i contorni del mobile, alzò lo sguardo verso la parete ai piedi di esso.
Trattenne il fiato.
Ricordava benissimo di aver notato, la sera prima, numerose scritte che imbrattavano le assi scoperte, ma in quello momento, grazie alla luce mattutina, potè averne un quadro completo: oltre al pennarello, per sfregiare la parete era stato usato anche un coltello dalla lama molto affilata, a giudicare dai tagli che ricoprivano il legno.
Si alzò in piedi, senza distogliere lo sguardo, e si avvicinò alla parete; posò una mano su di essa, accarezzando quasi alcune in incisioni sporche di sangue secco che formavano la scritta "HOLLOW".
Lanció un'occhiata al resto del muro, sconcertato. "HATEFUL", "STRONG", cancellato poi con una X ripassata più volte, "PITIFUL", "YOU DESERVED TO DIE"; "you" era stato prima cancellato e sostituito con "he", poi quest'ultimo pronome era stato barrato a sua volta, ed il primo era stato riscritto. Poi "LEAVE ME ALONE", "LONELY", "WEAK", "IT'S HIS FAULT", con un "my" inciso sopra al precedente aggettivo.
E poi ancora, altre frasi e parole sprezzanti rivolte ad uno o più soggetti mai espressi, ma sottintesi, dati per scontato.
Passò i polpastrelli su ogni incisione, mentre un'enorme voragine colma d'angoscia si apriva in lui; e più scritte leggeva, su più segni si posavano i suoi occhi, più sentiva quell'emozione diventare insostenibile.
Era ormai arrivato verso la fine della zona d'interesse; l'ultimo segno in alto a destra era il simbolo che era stato attribuito a quell'essere che erano costretti a servire, ovvero un cerchio barrato da una X.

<Lo faccio per non perdere il controllo.>
Nel sentire la voce di Brian, Tim trasalì; levò subito la mano dal muro, quasi fosse stato colto in fragrante a trasgredire una qualche regola non espressa.
Non di voltò, nemmeno quando udì il sottile cigolio delle molle del materasso. Cinque passi, ed il ragazzo di accanto a lui.
Tim mise le mani in tasca, più per fare qualcosa che per altro; osservò una di quelle di Brian, posata sullo stesso punto che prima stava toccando lui. Spostò lo sguardo sul suo viso, e rimase interdetto nel vedere il piccolo sorriso che aveva, aberrante col tono quasi rassegnato.
<Mi mette delle... Idee, in testa, e non la smette finché non faccio qualcosa di cui pentirmi.>
<Come prendere a pugni il muro finché non ti apri le mani?>
<Mh. O il muro, o te.>
La naturalezza con cui rispose zittì Tim per qualche secondo; decise poi di sorvolare, momentaneamente.
<E le scritte?>
Lo sguardo di Brian si scurì.
<Non voglio parlarne.> disse solo, brusco, lasciando cadere il braccio lungo al corpo.
<Non hai nulla di cui accusarti.- disse Timothy, dopo un istante. Gli risultava strano dire quello stesso concetto che sentiva ripetere dall'amico ogni qual volta il senso di colpa diventava troppo forte per essere ignorato.- Non avevi modo di impedirglielo. Eri solo un ragazzi-...>
<Avrei potuto tenerlo fuori dalla mia testa!> gridò il più piccolo, improvvisamente affannato.

Tim lo guardò a lungo, pensieroso. Ultimamente Brian perdeva molto più facilmente il controllo, bastava un nonnulla per scatenare una reazione esagerata, per il suo carattere, ed oltre a questo, a livello fisico si stancava molto più facilmente.
Non ci si era mai soffermato troppo, ma ormai la cosa andava avanti da qualche settimana, peggiorando rapidamente, e Tim stava iniziando a preoccuparsi.
Prima che potesse formulare una domanda a riguardo, però, il suono dei assi di Brian lo distolse dai suoi pensieri.
<Vado a vedere se c'è qualcosa da mangiare.> disse solamente, sparendo in corridoio.
Timothy sospirò, abbastanza seccato; avrebbe dovuto riaprire l'argomento più tardi, e non ne aveva alcuna voglia.
Forse, poi, si stava preoccupando per niente: Brian poteva anche solo essere un po' stanco. Ma sì, sarà sicuramente così. Si stava fasciando la testa per nulla.
Fu con quest'idea che diede le spalle al muro per uscire dalla stanza.
Si bloccò a nemmeno metà movimento.
L'occhio gli era caduto su una piccola scritta, molto vecchia, incisa nell'angolo in basso a sinistra della porzione di muro precedentemente occupata dall'armadio, subito sopra al pavimento.
Una sola parola, tanto inequivocabile quanto capace di fargli gelare il sangue.

"INFANTICIDE".

Same SideWhere stories live. Discover now