𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚇𝚅𝙸

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Le ferite avevano impiegato davvero poco tempo a guarire, come al solito; Brian sospettava fosse a causa sua: da quando era sotto la sua influenza, non v'era stata una volta in cui il recupero da una lesione si fosse perpetuato per più di qualche giorno.
Esclusa una singola occasione.
Dopo appena dodici ore, comunque, era già in grado di camminare senza sentir dolere ogni muscolo del corpo; percepiva ancora quel fastidioso fischio perenne, ma c'era ormai avvezzo.
In quel momento, stava guardando una delle cassette meno recenti. Il televisore rimandava le immagini di Masky mentre spaccava la testa di una donna con la loro vecchia spranga. Non era necessaria la presenza di Brian, ma si erano ripromessi di essere sempre insieme in quei momenti: uno avrebbe agito, l'altro avrebbe filmato. Si erano accordati così per sopperire ai vuoto di memoria che avevano quando controllati.
Nel momento in cui il televisore terminò di trasmettere l'omicidio, il ragazzo fermò il lettore.
<Perchè? C'è ancora pellicola.>
La domanda di Tim lo fece trasalire. Non era la prima volta che visionava quel nastro, ma era la prima che lo faceva in sua compagnia.
<Va bene così. Il resto è noioso. Siamo noi che torniamo a casa.>
<E allora?> Il più grande prese il telecomando ed avviò di nuovo il lettore.
<Tim, davvero, non c'è nulla di importante.>
<Smettila.>
Il tono del ragazzo era estremamente secco, e fece vacillare Brian per un paio di secondi.
Solitamente avrebbe lasciato cadere la questione, però quella volta fu diversa. Quella volta, non poteva lasciar correre.
Si alzò in piedi ed andò a fermare la riproduzione direttamente dal lettore.
<Brian?! Che cazzo fai?!>
<Ti evito un sacco di problemi.> rispose, freddo.
Timothy si irrigidì visibilmente, e Brian, nel notarlo, si morse l'interno guancia. Quella era una delle poche frasi che non avrebbe dovuto dire.
<Cosa intendi? Che mi ha fatto fare..?>
<Ti fidi di me?>
La domanda interruppe il fiume di quesiti del più grande.
<Certo. Certo che mi fido, Brian.>
<Allora non guardarlo.>
Tolse la cassetta dal lettore, la mise nella custodia di plastica e la gettò quasi con rabbia nel borsone in cui conservavano le riprese. Era estremamente tentato di buttarla via, di distruggerla, ma si trattenne; era comunque un frammento di memoria che, per quanto doloroso, voleva conservare.
Detestava quella loro condizione, il diversi affidare a delle registrazioni per ricostruire la maggior parte delle loro serate, o delle loro notti.
Odiava non avere il controllo di sè, della sua testa. Era sottostato a quella condizione per anni, eppure non era ancora riuscito a farsene una ragione.
Chiuse la cerniera ed andò in camera. Sbattè lievemente la porta e si buttò sul materasso, poi prese il telefono. Fece per afferrare gli auricolari, tastando la solita zona sul pavimento, accanto al capo, ma non li trovò.
Poco male.
Fece partire ugualmente la canzone dal cellulare, bloccò lo schermo e lo posò per terra, vicino al cuscino.
Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle rilassanti note di Experience, Einaudi.
Amava la musica, e non ne disdegnava alcuna sfumatura, alcun genere.
Una delle cose che più gli mancava della sua vita precedente era la sua tastiera: Tim gliel'aveva regalata per il suo diciannovesimo compleanno, dopo aver risparmiato per mesi, e Brian teneva estremamente a quell'oggetto.
Aveva perso il conto di quante volte lui e l'amico avessero improvvisato un concerto, a volte con alcuni loro conoscenti come pubblico, spesso invece con solo un paio di gatti randagi ad ascoltarli -o, come diceva Tim, scherzosamente, a sopportarli.-
Questo ricordo strappò a Brian un sorriso; poi, senza quasi accorgersene, cadde tra le braccia di Morfeo.

Same SideWhere stories live. Discover now