𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚇𝙸𝙸

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<Questo vuoi prenderlo o no?>
Brian mostrò a Tim un barattolo di nemmeno lui sapeva bene cosa; voleva solo distogliere l'attenzione dell'amico da ciò a cui stava pensando. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, e spento.
Si riscosse non appena lo sentì.
<Eh? No.>
Il più piccolo sorrise appena nel vederlo già più sereno.
Odiava quando Tim si soffermava troppo sul loro passato, perché finiva col colpevolizzarsi di cose in cui non aveva mai avuto voce in capitolo; una di queste era la loro situazione attuale.
Improvvisamente sentì un rumore provenire dall'ingresso.
Subito guardò verso il compagno, e lui fece lo stesso.
<Non sarebbe dovuta tornare alle sei?> chiese, in un sussurro, e Brian si strinse nelle spalle.
<Sì, dopo aver preso i figli al doposcuola. -confermò lui.- Hoodie l'ha pedinata per una settimana.>
I piccoli suoni che potevano sentir provenire dalla porta, come il tintinnio delle chiavi che vengono posate nel portaoggetti o i lievi tonfi delle scarpe lasciate cadere sul pavimento, vennero presto sostituiti dal morbido suono di passi sulla moquette.
Avevano poco meno di tre secondi per decidere cosa fare, e la scelta fu semplice: corsero entrambi in direzione della finestra, senza preoccuparsi di essere silenziosi.
Come denotato dall'affrettarsi dei passi della donna, e dal suo grido strozzato di sorpresa, Brian si rese conto, come previsto, di esser stati visti, ma non se ne preoccupò; in pochi istanti erano già spariti dietro alla fila di macchine parcheggiate in strada.

I due ragazzi corsero in direzione del bosco: sarebbe stato molto più semplice far perdere le loro tracce in un terreno conosciuto, se necessario.
Dopo nemmeno duecento metri dalla prima linea di albero, però, Brian arrestò la sua corsa; si piegò con le mani sulle ginocchia e riprese fiato.
<Stai bene?>
La voce di Tim arrivò attutita alle sue orecchie.
Strano.
Ultimamente gli capitava di stancarsi molto più in fretta del normale, e di essere molto più distratto.
Scosse lievemente la testa, come per schiarirsi le idee, e tornò dritto.
<Sì.>
<Non perché non mi fidi di te, ma il tuo corpo ha appena detto il contrario.>
<Ah, zitto. Fammi vedere lo zaino.>
Tim glielo porse, divertito; Brian si sedette sui talloni, seguito dall'altro, aprì la zip e rovesciò il contenuto della sacca a terra.
Un cartone di latte, due pacchi di pasta, una mezza dozzina di scatolame vario e del pane a fette. Non male. Certo, avrebbero potuto prendere di più, o scegliere meglio, ma, razionandola, quella "spesa" sarebbe durata loro altri tre o quattro giorni.
<Secondo te questa roba li vale dieci dollari?>
Alla domanda dell'amico, Brian fece spallucce.
<Credo di sì. E poi, non potevamo di certo lasciargliene cinquanta. Ci servono per la benzina.>
Già, erano soliti lasciare dei soldi che andassero a coprire, più o meno, il valore di quanto rubavano. Un po' come se andassero ad un supermercato alternativo.
Era stata un'idea di Tim, e Brian aveva subito accettato; quando... Facevano quel che facevano, spesso prendevano soldi e cibo dalla casa della vittima. Servivano più a loro che a lei, e si sentivano giustificati a farlo.
Quella che avevano appena derubato era però una giovane madre sola, senza marito o compagno, che non aveva fatto nulla di male se non abitare in una casa con un modello di finestra facile da scassinare.
Quel briciolo di umanità rimasta negli alter ego dei ragazzi impediva loro di ucciderla e derubarla, quindi avevano provato, come molte altre volte, a rimediare.
Tim rimise il bottino nello zaino e se lo sistemò in spalla, poi si accese una sigaretta e si avviò a passo spedito verso casa.
Brian lo guardò subito, confuso.
<Timothy?>
<Non chiamarmi così.>
La risposta secca dell'amico lo fece sospirare. Si era abituato, ormai, ai suoi sbalzi d'umore, ma lo rattristavano ugualmente.
Lo intristiva pensare a cosa erano dovuti, ed a quanto loro fossero estremamente deboli rispetto all'essere che erano costretti a servire contro la loro volontà.
Brian provava nei suoi confronti un odio viscerale quasi più profondo di quello provato da Tim.
Mentre lo seguiva nel bosco, lasciò la sua mente libera di vagare, cercando di non focalizzarsi su memorie dolorose; memorie come i suoi anni da Sleeper, burattino inerme nelle mani dell'Operatore, che si serviva senza remori di lui, a volte senza preoccuparsi di spegnere del tutto la sua coscienza. Memorie di quando, svegliatosi da quel limbo, aveva scoperto di avere più ossa rotte che intere grazie al dolore lancinante che attraversava ogni fibra del suo corpo.
Memorie dei pochi sprazzi di lucidità avuti in quel periodo, guadagnati, strappati con le unghie e con i denti, utilizzati per cercare di aiutare Tim e gli altri a venire a capo di quella faccenda.
E memorie delle ore e dei giorni subito successivi, in cui presenza più vivida era la sofferenza infertagli come punizione per il suo comportamento.

Same SideWhere stories live. Discover now