𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚇𝙸𝙸𝙸

97 18 25
                                    

Il cigolio della porta di casa distrasse Brian dai suoi pensieri; appena entrato, prese lo zaino che Tim gli stava porgendo, ed andò in cucina per mettere a posto il cibo. Aprì il frigorifero, ed un sonoro sbuffo uscì dalle sue labbra nel notare la lucina spenta e nel percepire la temperatura proveniente dall'elettrodomestico, non così bassa quanto sarebbe dovuta essere.
<Tim, dobbiamo ricaricare il generatore!>
La risposta dell'amico giunse dal bagno.
<Sì, bisogna anche riempire la cisterna.>

Settanta minuti ed altrettante centinaia di imprecazioni dopo, avevano finito.
Timothy era particolarmente seccato; riempire la cisterna dell'acqua fu abbastanza semplice: bastò loro andare fino ad un lago vicino, riempire una decina di taniche che tenevano nel bagagliaio dell'auto e svuotarle poi all'interno della vasca.
Fece un paio di prove, e l'acqua uscì da più o meno tutti i rubinetti della casa, limpida, al contrario di com'era inizialmente. Era molto probabile che nelle tubature fosse stato impiantato un sistema di filtri; non si fidavano comunque al punto di berla, però. La prudenza non è mai troppa. Se si fossero presi qualcosa, poi, non avrebbero potuto nemmeno recarsi in ospedale -per ovvi motivi-, quindi era meglio evitare.

Per il generatore, invece, la questione fu lievemente più complicata.
Non avevano più scorte di benzina, e non avevano abbastanza soldi per comprarne a sufficienza; quindi, dopo oltre un quarto d'ora passato a scervellarsi, Brian ebbe un lampo di genio: ricordò di aver giocato ad un videogame, tempo fa, in cui la co-protagonista rubava della benzina da un'auto con un tubo.
Decisero quindi di sacrificare un po' del carburante della loro macchina. Recuperarono un vecchio tubo da giardino, ne tagliarono un pezzo lungo una cinquantina di centimetri, ad occhio, e ne misero un'estremità nel serbatoio pieno.
Estrassero poi a sorte chi avrebbe dovuto aspirare dall'altro lato del tubo con il caro vecchio "pari o dispari"; vinse Brian, e lui, con un sottofondo i risolini malamente trattenuti del più piccolo, dovette adempire all'ingrato compito, che gli consentì di sperimentare l'ebbrezza di scoprire che sapore avesse la benzina.

Aveva funzionato, e non vi erano state vittime -escluso l'orgoglio di Tim, sepolto dai suoi stessi colpi di tosse e dalle risate di Brian-.

Proprio mentre si stava facendo una meritata doccia, però, una familiare sensazione di vuoto lo assalì.
Interruppe l'erogazione dell'acqua con un colpo mal assestato al miscelatore, e barcollò fuori dalla cabina; dovette aggrapparsi al lavandino per riuscire a stare in piedi, mentre un'angosciante sensazione di sconforto si faceva largo tra le sue viscere come un serpente in una catasta di rami.
Cercò forsennatamente un flacone di quelle pillole dolciamare che tanto detestava, ma a cui doveva la vita. Ne trovò uno contenente ancora due capsule; col fiato corto e le mani estremamente tremanti cercò di svitarne il tappo. Non appena ci riuscì, si rovesciò l'esiguo contenuto del flacone direttamente in bocca, e deglutì a fatica, soffocando a stento uno dei tanti ascessi di tosse che lo scuotevano.
Chiude gli occhi, inspirando profondamente per cercare in qualche modo di calmarsi; faticava a mantenere il contatto con la realtà, ma il freddo della ceramica scheggiata del lavabo cui era appoggiato e delle gocce d'acqua che, dai capelli, scendevano lungo la sua schiena fino ad infrangersi a terra gli davano un buon faro su cui focalizzarsi.
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Sei.
Così, fino a centotrentotto.
Per due minuti e diciotto secondi fu costretto a lottare, a combattere fino allo stremo per mantenere il controllo del suo corpo.
Aprì gli occhi, ormai quasi del tutto tranquillo, e guardò il proprio riflesso attraverso lo specchio crepato. Un timido sorriso increspò le sue labbra.
Ad un occhio esterno, ignaro della situazione, sarebbe risultato patetico, ne era più che sicuro: lì, a sorridere come un idiota di fronte allo specchio, nudo, con i capelli ancora bagnati incollati sulla fronte dall'acqua mista a sudore, scosso da brividi di freddo causati da quella stessa acqua che si raccoglieva in una piccola pozza ai suoi piedi.
Beh, lui non si vedeva come una persona patetica, nè tantomeno si definiva tale.
Aveva vinto. Aveva vinto contro di lui.
Queste erano le due frasi che continuava a ripetersi in testa, quasi euforico, mentre si rivestiva.

E queste erano le due frasi che si ripeteva in testa mentre sentì di nuovo quella stessa, terrificante sensazione, provata solo pochi minuti prima.

Same SideWhere stories live. Discover now