Capitolo 30:

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"Mi completo da sola."

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Sono le sei del mattino ed io non riesco a chiudere occhio.
Non dopo, essermi rimagginata nuovamente quella scena.
Un bisogno si impossessa della mia mente.
Che, purtroppo, questa volta non soddisferò.
Ho bisogno di vederlo, di guardarlo negli occhi e di ripetermi che anche lui sente quello che sento io, che non sono solo una povera stupida illusa, che davvero esiste ciò che sento.
Ma la verità è un altra, ed io non amo mentire a me stessa.
Blake ha cessato la complicità che credevo ci unisse, con la scena di ieri, con la sua ultima avventura.
Ho bisogno di stargli vicino, di sentirmi dire che non è stato importante, che quella era solo una scopata, di prenderlo per mano e perdermi nei suoi occhi.
Ma non posso andare da lui, né fare il primo passo nuovamente.
Se è così, se io sono solo un illusa, è arrivato il tempo che io mi faccia da parte e che trovi la mia strada senza di lui.
Recupero il cellulare dalla felpa e invio la chiamata, con coloro che ho bisogno di sentire al momento.
So che mi capiranno, lo hanno sempre fatto.
E nonostante, dalla finestra si possano osservare le prime luci dell'alba, mi hanno detto di chiamarli quando ne ho bisogno, dinanzi a qualsiasi orario, a loro non sarebbe importato.
Fu in quel momento che mi accorsi che non ero sola, che avevo persone intorno a me che mi apprezzavano e stimavano e ne fui così felice.
"Che è successo, piccola?" mi chiese Aaron, dall'altro capo della chiamata. La voce affannata, forse addormentata e, con una nota, di preoccupazione.
"Ho bisogno di parlarvi." sussurai, misurando le mie stesse parole.
Non volevo farli preoccupare, poiché avessi bisogno solo di una conversazione ma loro non se la pensavano come me, evidentemente.
"Stiamo venendo." esclamò, chiudendo subito dopo la chiamata e lasciandomi lì, a rimproverarmi per averli chiamati.
Non volevo venissero, non volevo si facessero chilometri per me, non per un argomento così.
Mi ripetei che Blake era solo un ragazzo e, di conseguenza, non dovevo dargli tante importanze.

Aaron e Natalie sono qui, davanti a me, seduti sul mio letto.
Mi guardano, cercando di scavare nella mia mente ma non c'è nulla da trovare, poiché voglio raccontargli di Blake.
"Ho visto Blake darci dentro con una ragazza." esclamai, guardandoli impassibile.
Ho riprodotto talmente tante volte la scena nella mia mente, che dirlo sembra essere una cosa normale.
Ma dirlo ad alta voce, aveva dato i suoi frutti.
Mi sento immediatamente meglio, un senso di leggerezza si espanse nel mio stomaco e mi venne quasi un sorriso spontaneo sul viso.
"Certo che Sanders non si smentisce mai." sussurrò Natalie, cercando di non farsi sentire.
Ma io l'avevo sentita e sorrisi alla sua affermazione.
Sorrisero con me, guardandomi attentamente.
"Come ti senti?" mi chiese Aaron, sorridendomi dolcemente e accarezzandomi delle ciocche di capelli.
"Benone, pensavo di andare a fare festa fino alle cinque di domani mattina, vi unite a me?" risposi ironicamente, ballando nel mentre come se fossi ad una festa.
"Io prendo in considerazione l'idea." disse Natalie, colei che amava fare festa ed io adoravo andare alle feste.
Una cosa che avevamo in comune.
La sensazione di delusione, di arresa, di cambiamento restò, potei sentirla farsi posto dentro di me, ma sapevo che non avrebbe avuto una lunga permanenza.
Blake è solo un ragazzo, ed io vengo prima di qualsiasi ragazzo. Mi ripetei.
Sorrisi, cambiando radicalmente il mio umore.
"Vi chiedo scusa per avervi disturbato a quest'ora." dissi ad un tratto, imbarazzata.
Natalie si sedette vicino a me, poggiando la testa sulla mia spalla, Aaron mi circondò con un braccio.
"Scherzi? Noi siamo sempre a tuo servizio, piccoletta." disse ironico Aaron.
Risi leggermente, lasciandomi andare nel loro abbraccio.
"Volete rimanere a dormire qui?" gli chiesi, facendo posto nel letto.
Annuirono, accomodandosi vicino a me.
Prima di addormentarmi con una sensazione piacevole, sussurai: "Grazie ragazzi."
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Il sole illuminò la stanza e, automaticamente, ci fece svegliare tutti.
Io per prima.
Scesi le scale, dirigendomi in cucina, dove trovai la mia famiglia.
"Buongiorno Famiglia!" li salutai, stampando un bacio sulla guancia a tutti.
"Fammi indovinare: Aaron e Natalie sono qui." esclamò mia madre, sorridendo divertita e dolce.
Mia madre ha un debole per loro, sa che farebbero tutto per me.
Annui, riservando uno sguardo di scuse per il poco preavviso.
I pancake furono posizionati in tavola e corsi a chiamare Aaron e Natalie, consapevole della loro reazione se si fossero persi i loro pancake.
Be, me lo avrebbero rinfacciato per tutta la vita.
Li scossi, sussurrando parole dolci e piene di affetto.
"Svegliatevi, pigroni!" scuotendoli come se fossero dei sacchi di patate.
Natalie si girò verso di me, guardandomi scioccata: "La pigra qua sei tu!" esclamò.
Misi un dito sulla bocca, mimando di far silenzio.
Ops.
Natalie, con delicatezza e raffinatezza, scosse con forza Aaron, cercando di svegliarlo.
E ci riuscì.
Ma... Perché io no?
"Che volete?" sussurrò con voce assonnata, il sottoscritto.
Sarebbe bastata la parolina magica e si sarebbero svegliati entrambi, subito.
"Pancake." esclamai, sapendo di aver vinto.
Abbassai lo sguardo, guardandoli e- ma dove erano finiti?
Scesi le scale, chiedendomi se non fossero parenti di flash.
Si, probabile. Spiegava molte cose.

Raggiunsi la cucina, ed erano lì.
Seduti comodamente, con metà dei pancake sul piatto.
"Ma ei, li voglio anch'io eh." esclamai, puntandogli un dito contro.
Mi guardarono colpevoli, masticando dei pancake.
La mia famiglia sorrise, dinanzi a quella scena.
Aaron prese a giocare con il piccolo David.
E Natalie prese a giocare con Charlotte.
Io masticai una piccola fetta di paradiso.
"Si sta facendo tardi, ragazzi. Iniziate a prepararvi." disse mia madre, sorridendoci dolcemente.
Li salutai con un bacio e mi diressi, con Aaron e Natalie dietro, verso la mia camera.
Ci preparammo e quando fummo pronti, ci dirigemmo verso il garage, dove si trovava la macchina di Aaron.
"Accomodatevi donzelle!" disse, aprendoci la portiera.
Natalie al mio fianco, si sporse per cambiare musica e alzare il volume.
La musica rimbombò per le strade di Miami, ed entrambe ci alzammo, scuotendo le mani e ballando al ritmo della canzone.
Il vento fra i capelli, i sorrisi sui nostri visi, la musica nelle orecchie, il sole su di noi.
Era questa la vita che volevo.

"Arrivati a destinazione, bellezze!" esclamò, facendoci scendere e baciandoci la mano.
Io e Natalie finsimo di essere delle dive, camminando scuotendo il sedere e sventolando i capelli.
Aaron mimò un espressione affascinata e colpita, dopodiché ridemmo sonoramente e in sintonia.
"Mh, bene. Devo dirvi una cosa." disse Aaron, ad un tratto.
Lo guardammo confusa.
"Si, anch'io." disse Natalie, rivolgendoci uno sguardo imbarazzato.
Sorrisi leggermente.
Annui, incitandoli a proseguire.
Incominciò Aaron: "Io e John abbiamo deciso di provarci seriamente." esclamò, felice e più leggero nel raccontarcelo.
Adoravo vederlo così.
Scattamo fra le sue braccia.
"Bene, tocca a me.
Mi sto frequentando con un ragazzo." disse Natalie, arrossendo leggermente.
E Natalie arrossiva raramente.
Saltai, battendo le mani, allegra.
"Chi è il fortunato?" chiesi, sorridendo.
Natalie tentennò, arrossendo ancor di più.
"Ehm... Ander." disse, mordendosi il labbro e sorridendo.


Tu non sei le altre. Where stories live. Discover now