Capitolo 3:

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                "Gioco di Sguardi..."

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Lo seguì in silenzio nella sua stanza, ancora un po' troppo sbronza per poter rispondere alla sua evidente provocazione.
L'unica cosa che voglio in questa momento, è dormire.
"Come ci organizziamo?" gli chiesi, sperando che non usasse la sua parte da stronzo poiché con l'irritazione da sbronza che ho in corpo, potrei divorarlo con sole parole.
"Io dormirò nel divano e tu nel mio letto. Nulla di particolare." disse sfilandosi la maglietta e uscendo dalla stanza.
Questo ragazzo brilla di gentilezza, ed io di puzza d'alcool.
Mille pensieri mi innebriano la testa. Io a casa del solitario, uao.
Chi se lo sarebbe mai aspettato? Di certo non io.
È palese che non gli sto a genio.
Perché non riesco a dormire? Forse ho sete, si, ho sete.
Scendo in cucina, con la delicatezza di un orso incinto e riempio il mio fantastico bicchiere d'acqua.
"Dovresti essere nel mondo dei sogni tu." disse Blake, facendomi fare 3 salti in 2 secondi per la paura.
Stronzo.
"Già, prima di essere accolta dal mondo dei sogni, necessitavo di un po' d'acqua." risposi, appoggiandomi al tavolo.
Mi squadrò, come suo solito fare, da capo a piedi avvicinandosi lentamente.
Cosa sta facendo esattamente? Non è il momento adatto per provocarmi.
Ho ancora dell'alcool in corpo, posso essere abbastanza pericolosa o eccitata, dipende.
"Puzzi." una semplice e sola parola. L'unica che non mi sarei aspetta. Lo guardo come si guarda qualcuno che ti leva la pizza di davanti. O qualcuno che mette l'ananas su essa.
Certe cose non si fanno
Si, sono italiana. Sorpresa eh.
"Ma come? Pensavo di profumare, dopo aver vomitato anche l'anima in una spiaggia.
Questa rivelazione mi coglie impreparata." risposi ironicamente, incrociando le braccia e guardandolo in segno di sfida.
"Mh, dato di fatto." rispose avvicinandosi ancora di più.
Mh, non mi sono accorta prima d'ora di quanto fosse attraente.
"Allora, non ti dispiacerà se io e il mio dato di fatto andassimo a dormire, giusto?" chiesi in una domanda retorica.
"Nha. Forse mi faresti un favore."  Mi guardò sorridendo, in una evidente provocazione.
"Mi stai sfidando?" dissi guardandolo in modo interrogativo e incrociando le braccia.
"Secondo te?" disse avvicinandosi e mostrandomi tutta la nostra differenza d'altezza.
Quanto poteva essere alto? 1.90? 1.85? Di sicuro non meno di 1.80.
Continuai a guardarlo, sguardo su sguardo.
Mi piaceva il modo in cui mi sfidava, nonostante ci conoscessimo da un solo giorno.
"Dove vuoi arrivare ora?" gli chiesi nuovamente, cercando, in modo invano, di alzare le punte per dimostrarmi più alta.
"Quanto ancora vuoi alzare quelle punte per dimostrarti più alta?" chiese in modo retorico e sarcastico.
Gli rifilai un occhiataccia e misi il broncio, in segno di scherzo.
"Quanto voglio" risposi, dopodiché gli rivolsi un ultima occhiata di sfida e me ne andai.
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Ad interrompere il mio sonno, fu una cosa umida sul mio viso.
No, non pensate male.
E tipo.. Tipo... Tipo una.. Lingua!
"LINGUA?" Esclamai rimbalzando sul letto, spalancai gli occhi e cercai di mettere a fuoco l'ambiente in cui mi trovavo.
L'unica cosa che vidi davanti a me, furono due grandi occhioni celesti ad ispezionarmi con aria sospetta.
"Ei, chi sei tu? Sei più carine delle ragazze che porta a casa quello stupido." disse la bambina, con fare adulto, mettendo le mani sui fianchi.
"Ehm io.." non seppi formulare una frase, quella bambina nonostante dimostrasse 7 anni, metteva timore.
"Mh, sei carina. Posso accettarla una ragazza così per mio fratello." continuò mettendosi il dito nel mento, come se stesse pensando.
"Ah, tuo fratello?" Una notte, una sola. E sto già facendo la conoscenza della sua famiglia, non era nei miei piani.
"Si, lo so. Può sembrare strano. La simpatia non è un dono che viene dato a tutti." rispose lei, sorridendo.
"Piacere, Zoe." continuò, tendendomi la mano.
Mi venne spontaneo ridere davanti a quella scena. Io e la piccola zoe avevamo in comune l'autostima.
Al contrario del fratello, adorai già dai primi 5 secondi quella bambina.
"Io mi chiamo Gioia." mi presentai, sorridendo e alzandomi dal letto, iniziando a prepararmi.
"No, non andare. La mia mamma sta preparando i pancake. Perché non resti con noi?" chiese, mettendo il broncio e facendo gli occhi dolci.
Quella bambina era un genio. 3 secondi di conoscenza e già sapeva il mio punto debole.
Da spaventarsi eh.
"Grazie cucciola. Ma devo andare. Sarà per una prossima volta." dissi abbracciandola e uscendo prima che venissi fermata nuovamente da qualcun'altro.
C'è la stavo quasi facendo, manca poco e...
"Ciao, ci conosciamo?" disse una donna sulla trentina. Alta, con un bel fisico, grandi occhi celesti e capelli bruni.
"Sono Gioia, un amica di Blake." risposi, in modo in, evidentemente, imbarazzo.
Bene, ed io che non volevo incontrare la famiglia di Blake. A proposito, dov'è il sottoscritto?
"Ah, un amica di Blake. Strano, di solito non gli da le sue magliette." analizzò la madre, con un evidente sorriso di sospetto sul volto.
Cavolo. Ehm.
"Mh, me l'ha solo prestata per la notte..." dissi, stendendo le braccia sul davanti, gesto che facevo quando mi trovavo in imbarazzo.
Ad un tratto, dei passi si udirono dalla porta della cucina.
Ci manca solo che entra Blake.
La porta fu aperta e.. "Riunione di famiglia?" disse, in modo ironico.
Come non detto.
Non mi degnò di una sola occhiata.
Senza maglietta, andò davanti al frigo estraendo una bottiglia di birra.
Dì mattina già ubriaco, bene.
"Sono le otto" puntualizzò la madre.
"Ed io sono assetato." rispose Blake, continuando a bere.
"Esiste l'acqua per quando si ha sete" si aggiunse la sorella.
Blake sbuffò e, per la prima volta durante questa conversazione, mi guardò o squadrò.
Sempre sostenendo il mio sguardo, rispose con: "L'acqua non è nei miei principi."
"Ah, Gioia. Lascia pure la mia maglietta in camera." Dopodiché se ne andò.
Ma.. Non gli e lo ha chiesto nessuno di darmela.
Non gli e la darò e non perché io voglia un ricordo di una notte imbarazzante e inutile.
Ma perché la mia è interamente ricoperta di vomito. Sembra come se si fosse incollata al tessuto, come se facesse ormai parte di esso.
Non ci tengo a puzzare fin quando non arriverò.
Saluto tutti, il più in fretta possibile, e recuperando le mie cose, vado o scappo.

Tu non sei le altre. Where stories live. Discover now