Capitolo 28: Parte Due.

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"Intenso ed inaspettato."

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Il suo silenzio, era straziante.
Non volevo, non volevo cedere.
Ma non sopportavo che lui non parlasse con me, che mi ignorasse.
E ancora una volta, seguii il mio istinto.
"Dove mi stai portando?" gli chiesi, cercando di guardare altrove per non dargli troppa importanza.
Annoiato, rispose: "Dove era giusto che ti portassi ieri sera."
Era, forse, un po' masochista da dire.
Ma lo volevo ancora qui con me.
Ero ancora convinta nel tenergli il broncio ma non volevo che se ne andasse.
"Blake, voglio che mi porti in quel posto, dove volevi portarmi all'inizio." gli sussurai in un orecchio.
Lui restò impassibile, confermandomi di non avere nessun effetto su di lui.
Ero davvero sciocca. Blake aveva tutte le donne che voleva, probabilmente, con quasi tutte aveva fatto sesso e, infine, la maggior parte aveva già provato a sedurlo.
Come pensavo che potesse cedere con me? Con una come me.
"Perché dovrei farlo?" chiese, con tono freddo.
Era tornato il Blake freddo ed impassibile, incapace di provare emozioni.
Era così facile distruggere tutto con lui. Bastava una semplice frase, una parola, un azione e puff... Tutto veniva distrutto.
"Perché ne ho bisogno." sussurai.
Non rispose, restando in silenzio.
Ma facendomi intendere un consenso in esso.
Mentre io, con la brezza in faccia, il vento sui capelli e le luci dell'alba, mi godevo quel momento.
L'essere con lui.

Ringraziai, mentalmente, Natalie per aver informato mia madre che fossi rimasta a dormire da lei. Mi aveva informato poco fa con un messaggio.
Ed io non potei che ringraziarla infinitamente.
Il rombo della moto che si fermò, interruppe i miei pensieri.
Eravamo arrivati.
Blake scese dalla moto e in silenzio, si fermò ad osservarmi.
Mi fermai di spalle, un attimo, a pensare.
Non riuscivo a capire cosa lo turbasse, cosa lo obbligasse a non lasciarsi andare con nessuno, cosa lo rendesse così diffidente nel aprirsi con qualcuno.
Mi girai, bloccandomi subito dopo sul posto.
La vista era mozzafiato.
Il cielo era ricoperto di sfumature aranciate e rossastre. Sembrava un dipinto di Van gogh.
Ed infine, sotto ad esso, una distesa liscia celeste.
Quel immagine, mi trasmise serenità.
Mi incamminai, inconsapevolmente, verso la spiaggia, continuando ad ammirare quell'atmosfera e sorridere come una bambina.
Ero così persa nell'ammirare quella meraviglia, che non mi accorsi che Blake stava ammirando me.
Mi guardava come se stesse cercando di entrare nella mia mente, mordendosi e inumidendosi le labbra.
Sembrava mi stesse contemplando con lo sguardo. O almeno, io speravo che fosse così.
"Ti piace ciò che vedi?" chiesi, istintivamente.
Un sorriso spontaneo, alleggiò sul suo volto e mi piacque, mi piacque terribilmente vederlo sorridere.
Delle fossette spuntarono con esso.
"Non ti immagini quanto." rispose, inumidendosi ulteriormente le labbra.
Mi stava provocando.
Lo potevo riconoscere dal suo sguardo, dai suoi gesti semplici ma maliziosi.
Non era il momento giusto poiché potrei, nuovamente, cedere.
E inoltre, non dopo il suo rifiuto.
Ma a Blake non importava.
Perché lui provocava, provocava e provocava.
Gli piace da impazzire farlo ed è nella sua natura, probabilmente.
"Stai attento, potrei rifiutarti io questa volta." risposi, vendicativa.
Blake si avvicinò lentamente, come un'predatore.
Controllato, sicuro e deciso.
"Ed io potrei scoparti su questa spiaggia, mh e questa?" sussurrò, sul mio collo, provocandomi un brivido lungo la spina dorsale.
"...quest'idea ti alletta?" continuò.
E cavolo, quell'uomo ci sapeva proprio fare con le donne.
Riacquistai quel briciolo di lucidità in me e presi il controllo.
"No, per niente..." sussurai, con voce tentennante.
Dovevo resistere.
Sorrise nuovamente, scatenandomi un brivido.
"Allora mi tocca, dover darti una dimostrazione." sussurrò, soffermandosi sulla parte debole del mio collo, succhiando avidamente.
Il piacere prese possesso del mio corpo.
I brividi cosparserò esso.
Ogni sua azione, mi regalava un piacere immenso, uno di quelli mai provati prima d'allora.
Per quanto il desiderio mi annebbiasse i pensieri e per quante mi piacesse ciò che mi stava regalando, non mi sarei delusa.
Avevo una dignità e non me la sarei sotterata.
Avevo fatto una promessa: me stessa prima di tutto.
"Blake, fermati." dissi, spingendolo dalle spalle.
Annuì, sorridendo, quasi soddisfatto?
Lo avevo rifiutato, come poteva esserne soddisfatto?
Cercai di pensare ad altro e mi diressi verso la riva, togliendomi le scarpe e assaporai la sensazione di serenità, di freschezza.
Mi piaceva.
Blake era alle mie spalle. Potei sentire il suo respiro, annebbiato dal suo sapore salato e invitante.
Abbassai, leggermente, il volto. Tanto da poter ammirare i tatuaggi che risalivano le sue braccia.
Lui se ne accorse e si avvicinò lentamente.
La mia schiena aderita al suo petto.
Perfetti insieme.
Con una mano sfiorò delicatamente la mia pelle.
Esse erano enormi, in confronto alle mie.
Ricoperte di tatuaggi, scritte, disegni e significati.
Ora era chiaro: il suo corpo è arte.
Un leggero ansimo, sfuggì dalla mia bocca.
"Fermami." mi sussurrò, leggermente, nel mio orecchio.
"Dimmi di fermarmi, ora." continuò, con pieno eccitamento nella voce.
Provai a sibilare una parola ma non ci riuscii.
"Dimmelo, Gioia."
"...o continuerò, soddisfando ogni mio piacere più perverso." continuò.
Sospirò nuovamente, provocandomi una serie infinita di brividi lungo la schiena.
Il mio corpo venne cosparso dal desiderio.
"Fallo!" esclamò, duro.
Dovevo resistere.
Non dovevo cedere.
"Fermati..." dissi lentamente.
Come promesso, si staccò da me.
Sospirai sonoramente, riacquistando il controllo.
Lo sentì, ancora alle mie spalle, compiere dei movimenti.
Che stava combinando?
Mi girai verso la sua direzione per darmi una risposta.
"Blake, che cavolo stai facendo?" esclamai, sconvolta e arresa.
Mi fu impossibile distogliere lo sguardo da quella visione.
Troppe tentazioni in un solo giorno.
Blake, spalancò le braccia, dandomi la piena visione del suo corpo tatuato.
"Non è abbastanza chiaro?" chiese, squadrandomi da capo a piede e inumidendosi le labbra.
"...sei così santa che il tuo vocabolario si restringe a: cavolo e accipicchia?" mi chiese, deridendomi.
Alzai un sopracciglio, guardandolo furente.
"Oh scusa, se non sono uno scaricatore di porto che beve borboun a tutte le ore e ha rapporti anche con le piante." esclamai, teatrale, guardandolo con un sorrisetto vendicativo.
Rise leggermente, facendo riapparire il suo sorriso.
"Mi hai descritto bene, però." esordì, mantenendo un sorriso sul suo volto e guardandomi sorpreso.
Centro, stronzo!
Alzai le spalle, soddisfatta.
"Posso descriverti anche meglio." continuai, informandolo.
Alzò un sopracciglio e rispose divertito:
"Ah davvero?"
Era questo che cercava. Il confronto, la sfida, la provocazione, lo scontro.
Era questo che lo elettrizzava, che lo eccitava.
"Oh si, potrei descriverti con una sola parola."
Annuì, assecondandomi, mantenendo quel suo ghigno sul volto.
Mi incitò a continuare.
"La parola è stronzo." continuai, facendolo sorridere leggermente.
"...Vedi? Ho allargato il mio dizionario."
Incrociai le braccia, guardandolo vittoriosa.
Il suo sguardo mi oltrepassò da capo a piede, osservando ogni centimetro di esso.
"Io preferisco allargare altro." esordì, guardando la mia reazione.
Le mie guance si colorarono d'imbarazzo, dandogliela vinta.
"Sei un porco!" sussurai contro di lui.
Percorse la distanza che ci separava, ritrovandosi davanti a me, aderito al mio corpo.
"Mi hanno chiamato in modi peggiori." rispose, scattando verso di me e mettendomi sulla sua spalla.
Tutto con un agilità che io mi sognavo di avere!
"Blake, lasciami!" urlai, muovendomi per essere rimessa a terra.
"Ti ho detto lasciami, Blake avanti."
Stringe la presa sui miei fianchi, bloccando i miei tentativi di ribellione. Continuò a camminare impassibile.
"Blake, ti ho detto di-" non mi diede il tempo di finire la frase, che venni investita da un senso di bagnato e freddo.
Quando risali in superficie, vidi Blake alla mia sinistra, ridere sonoramente di me.
Fuorente, mi buttai di peso su di lui, cercando di trascinarlo con me.
Ma in ambito di forza ero davvero scarsa e lui fin troppo dotato di essa.
Infatti, non lo spostai di un millimetro.
"Perfavore..." piagnucolai, da bimba offesa.
Sporsi il labbro in fuori, guardandolo con gli occhioni dal basso.
Alzò un sopracciglio, divertito dal mio intento di convincimento.
Dopodiché mi accontentò, rialzandomi e agganciando il mio corpo col suo.
Facendomi entrare a pieno nel suo mondo, facendomi ubriacare della sua essenza, della sua presenza.
Non fui io a baciarlo, non dopo averlo già fatto.
Ma fu lui.
Scattò verso esse, prendendosi ogni parte di me. Mordendo, gustando, leccando, avido di averne di più.
La sua mano risalì sul mio collo, guidando i miei movimenti.
L'altra scese sul gluteo, stringendo e palpando esso.
Mai e dico mai, avrei permesso a nessuno di fare ciò di me.
Sopratutto se lo avessi conosciuto da così poco ma sentivo di potermi fidare di lui. Che ogni mio senso, quando era con lui, si lasciava andare. Che io stavo bene con lui. Che davvero ero felice.
Continuò imperterrito e voglioso di averne di più. Ma io non ero pronta.
"Non qui." sussurai, sulle sue labbra.
Lui alternò lo sguardo fra i miei occhi e la mia bocca, dopodiché mi fece scendere, acconsentendo la mia richiesta.
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Mi ribellai fra le sua braccia, cercando di persuaderlo a non buttarmi nuovamente in acqua.
"Perfavore, perfavore..." piagnoculai, fra le risate.
Il sorriso non abbandonò i nostri volti.
Ed io mi stavo godendo al massimo il momento. Memorizzando questa parte di lui.
"Stai cercando di convincermi, seducendomi?" chiese, divertito dal mio intento.
Lo guardai, colta in fallo.
"Sta funzionando?" chiesi, imbarazzata e colpevole.
Mi guardò ghignando, dopodiché avvicinò i nostri volti.
"Sta funzionando su altro." rispose, lasciandomi subito dopo andare.
Venni, nuovamente, accolta dall'acqua.
"Deficente!" esclamai, ridendo e da finta offesa.
Mi prese nuovamente, cingendo i nostri corpi, dopodiché uscimmo.
Dirigendoci verso la spiaggia.
Mi avvolse con il mio asciugamano e potei sentire il mio corpo cosparso di brividi, toccato da lui.
Dopodiché, mi fece godere di una visione off-limits.
Le goccioline percorrevano il suo corpo, i suoi capelli bagnati e disordinati vennero ravvivati con una mano, i suoi muscoli in tensione.
Era davvero troppo.
Ed io ero, decisamente, in astinenza.

Quel momento, fu interrotto dallo squillo di un cellulare, non mio.
Blake lo prese e rispose alla chiamata, allontanandosi leggermente dopo aver visto il nome.
Non che mi importasse, ma con chi stava parlando?
Parlò fuori di sé, irruento contro il mittente.
Quando la chiamata, finì. Restò sul posto, irrigidito, a pensare.
Ritornò da me, solo dopo un po' e non mi degnò di un occhiata.
Ma perché? Perché ha cambiato nuovamente atteggiamento?
Bentornato Blake stronzo!
"Asciugati, ti riporto a casa." disse, dirigendosi verso la moto e lasciandomi lì.
Che avevo fatto ora?

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