Capitolo 15

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Bellamy
Giornata senza dubbio frustante. Wells mi aveva fatto urtare i nervi più del previsto, mi chiesi come faceva Clarke a stare con una persona del genere. Ormai da quel orribile giorno erano passati un pò di giorni, io e Clarke avevamo litigato, per la prima volta. Motivo: non mi aveva detto che poteva andare per 5 mesi in un'ospedale per fare assistenza ai bambini. Non capì bene il motivo ma non ne parlò con nessuno, neanche con Reven. Ero felice per lei, ma pensandoci bene riusciremo a tenere, anche solo per 5 mesi, una relazione a distanza? Questo ospedale era a 8 ore da Miami, e di certo non potevamo vederci, sia per economia, sia per mezzi di trasporto. Mancavano 3 giorni alla fine del mese, quindi ritorneremo alla vita monotona. Murphy per l'ultima serata ebbe già in mente di fare una mega festona, che a quanto pare l'idea piacque a tutti, o quasi. Clarke era chiusa in camera, rimase li fin dal primo momento in cui avemmo litigato.  Dalla mia camera la sentivo piangere, anzi, dalla stanza di Murphy si sentiva pure cosa rompeva, povera camera. Reven tentò di entrare un paio di volte, ma Clarke sembrava più sul 'se qualcuno entra mi suicido' che al 'lasciatemi sola per un pò'. Io non ci potevo fare niente, anche se mi dispiaceva troppo. Poteva almeno accennarmelo. Era tra l'una e l'una e un quarto di notte, tutti avevano già preso sonno, tranne io e Rev che sentivamo tutto provenire dalla stanza di Clarke. Come al solito ero in terrazza, mi rilassava, qualche volta notai Rev che faceva qualche smorfia strana sentendo tutti quei rumori, non aveva mai visto la sua migliore amica in quelle condizioni. Una porta improvvisamente sbattè, si sentì un tonfo incredibile che per fortuna non fece svegliare gli altri, Rev mi fissò incuriosita e uscimmo dalla nostra stanza, notammo che Clarke era uscita dopo tanto. Capelli scompigliati, occhiaie violacee per il pianto e alcune lacrime che stavano ancora per scendere, dalle mani aveva le nocche sbucciate e sanguinanti, con il resto rosso. Clarke andò in cucina, io e Reven la seguimmo, non la vedavamo da veramente troppo. Clarke tremava, il motivo non si sa ma tremava. "Clarke Clarke Clarke, non rompere niente qui in cucina, vieni da me se vuo-" Reven non finì la frase che tutte le porte dei mobili della cucina stavano sbattendo "cosa stai cercando?" le disse con voce tranquilla sempre Reven. "UN FOTTUTISSIMO KIT MEDICO" parlò Clarke, piove? No non piove. "sarà in bagno." dissi secco io. Clarke mi sorpassò, sfiorandomi e facendomi aria. Continuammo a seguirla. Lo trovò e si rinchiuse dentro la sua stanza. Non gliela lascevamo vinta, infatti una volta ritornati in stanza, io e la mia compagna di inseguimenti andammo nella sua parte di terrazza. "Dai Clarke aprici!" disse Reven sbattendo i pugni sul vetro che era poco coperto dalle tende. Aveva fatto un casino sulla stanza, era tutta in disordine e vicino alla mia vetrata notai la collana che le avevo regalato, mi scese una lacrima, pensando a come la amo e a come la sto lasciando morire dentro. "Clarke ti prego" dissi questa volta io, triste e ormai pentito. Senza risposta. "Voglio parlarti" continuai. "Ti Prego Principessa" sapevo che aveva un debole per quel soprannome. Mi sentì osservato da Reven che aveva un sorriso in faccia, sapeva che ci sarei riuscito. Se ne ritornò in stanza, vedendo che Clarke si presentò davanti di me, spalancando la vetrata.

Clarke
Dire che non me ne va bene neanche una?
Ho perso tutto, il mio tutto. La litigata con Bellamy mi spiazzò, non mi piaceva litigare con le persone che amo che fin dal principio mi sono state vicine. Aprì la vetrata con il rotolo di bende nella mano sinistra, mi stavo bendando la destra. Bellamy entrò. Vorrà dirmi che sono un disastro, e che ho pure creato un disastro. Le mie mani tremavano, facevano male e il sistema nervoso non voleva far uscire quel genere di dolore. Bell una volta entrato si mise seduto sul letto, lasciandomi spazio. "lascia che io ti aiuti" mi disse, prendendo le bende che avevo in mano e finire il lavoro che avevo inziato. Avevo ancora le lacrime agli occhi. Se fosse stato per Bellamy non ci andrei in quell'ospedale, strapperei l'invito e lo brucerei. Ma dal momento che abbiamo litigato forse starmene lontano è una buona occasione. Finì di girarmi le bende, e me le ridò. Con solo il suo dito che mi sfiorò la mano sentivo quel suo contatto, quel brivido che mi mancava troppo. Non mi ama più? Questa è la domanda che mi fligge nella mente, non ci riuscì a stare un minuto di più senza a piangere, e riniziai. Bellamy mi mise le mani attorno ai finchi, muovendola in alto e in basso per tranquillizzarmi. "Io ti ho perso Bellamy" sussurrai io. "Non mi hai perso" rispose lui fissandomi. Quei dannati occhi. "Io credo proprio di si" iniziai. "Clarke, l'ho presa un pò male ma non perchè vai, ma perchè non me lo hai detto, lo hai capito?" mi disse lui. "Avevo paura che avresto reagito proprio come hai fatto e ho solo peggiorato le cose". Tirai un calcio, diciamo il settimo, al cestino buttato a terra.   "E se ti trovassi un'altra? Se non mi amassi più? Se inizierai ad odiarmi?" li disse le domande che avevo in testa. "Se succederà avresti l'obbligo di uccidermi" e rise piano. Vuol dire che lo avrebbe fatto. "Lo farai vero?" sapevo com'era fatto il Bellamy Blake di cui mi ero innamorata. "Se non ti fidi potresti mettere un'agente a osservarmi" diventò ironico quel suo discorso che prima era serio. "Principessa, fidati di me, rimarrai la mia principessa" le prese il viso tra le mani. "Bellamy io.." non li avevo mai detto una vero e proprio 'ti amo' , cercavamo entrambi di farcelo capire con le azioni, ma serviva anche qualcosa di concreto. "Ti Amo Piccola Principessina Coraggiosa" finì la mia frase lui. Lo aveva detto lui. Lui. A quelle parole non feci altro che sorriderli e a commuovermi "anche io idiota" e, dopo una settimana circa, mi ritrovai di nuovo, sulle labbra di qualcuno, del mio qualcuno, del qualcuno che mi faceva sentire protetta e speciale, che mi faceva stare tremendamente bene. Si staccò delicatamente e senza allontanarsi troppo disse "però è meglio se diamo una sistemata a sto macello". Le sue parole attaccate alle mie labbra, risi per poi riattaccarmi a essi. Chiunque avrebbe toccato Bellamy lo avrei ammazzato con le mie stesse mani, se bisogno. Avevo paura, ma allo stesso tempo ero di nuovo felice. "Lo faremo domani ok?" disse asciugandomi con il pollice le mie lacrime, per poi spingermi nel letto, con lui. Mi accocolai nell'incavo del suo collo, e dopo avermi dato il bacio della buonanotte, cademmo in un sonno, che principalmente io non avevo fatto da quando lui non c'era al mio fianco.

Rimaniamo solo io e te.Where stories live. Discover now