Ricordi

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Ann PDV
Mia madre venne rimessa presto dall'ospedale e iniziai a prendermi cura di lei a casa. Stavo ben attenta dal farle fare qualsiasi cosa. Così mi feci carico di tutto, come avevo fatto nei suoi giorni di degenza. Lavavo, cucinavo, pulivo e mettevo in ordine quanto me ne concedeva il fisico pieno di lividi, che tenevo ben nascosti dalla vista di mia madre che confusa dopo quanto accaduto pensava che fossi completamente guarita, e il tempo dato che avevo la scuola e il quadrimestre stava finendo, e non mancavano verifiche ed interrogazioni. Lei comunque aveva ripreso a lavorare subito, da casa. Aveva ricominciato ad impazzire dietro i fascicoli dei suoi clienti ma per quanto inizialmente mi fossi opposta, mi resi conto presto che questa era una buona distrazione per lei. Aveva l'ansia perenne, ed io con lei, di sentir bussare alla porta e vederci riapparire di nuovo mio padre. Probabilmente il postino aveva iniziato a definirci delle pazze data la faccia con cui gli aprivamo la porta. Sta di fatto che lui non si fece vivo dalle nostre parti. Le amiche di famiglia della zona che venivano a trovarci per farle visita, tra un pettegolezzo e l'altro, non avevano mai avvertito mia madre di averlo visto, non frequentava i bar del nostro paese evidentemente. Questa notizia mi rincuorava parecchio. Ovviamente loro non conoscevano la vera natura di quell'uomo. Per loro mia madre aveva avuto un'incidente, e credevano che fossero divorziati con cattivi rapporti. Non sapevano quanto fossero cattivi questi rapporti.
Feci due assenze da scuola i primi due giorni in cui mia madre tornò a casa e nient'altro, lei non avrebbe permesso di più. In quei due giorni ebbi tempo di riflettere di quella che sarebbe stata la mia "vita scolastica" dopo quanto successo con Jane e soprattutto con Lucas. Avevamo rotto nel peggiore dei modi. Mi diedi così tanto da fare con mia madre che riuscì ad ingannare la mia mente di non aver altro a cui pensare se non a lei. Questa era chiaramente una grossa bugia ma reggeva bene, finché non arrivò il giorno in cui dovetti tornare a scuola. Avevo riflettuto parecchio sul come affrontare l'argomento con Clara, perché non potevo più rimandare ormai. Meritava di sapere e mi convinsi maggiormente di questo quando appena mi vide neanche mi salutò che subito si lanciò su di me per stritolarmi in un abbraccio, che mi fece male fisicamente ma allo stesso tempo bene. Era molto preoccupata e desiderosa di sapere come stavo e quali tipi di pensieri avessi dopo la rottura con Lucas.
'Lo sai che se hai bisogno di sfogarti con me puoi farlo' mi disse prendendomi la faccia tra le mani e avvicinando il mio volto al suo come a cercare di fissare il messaggio che secondo lei non entrava nella mia testa a dovere. Cercai di tranquillizzarla al massimo delle mie capacità. Le avrei parlato di tutto mi ripetevo, ma non sull'autobus, non era il luogo giusto. Eleonor quando salì ci saluto debolmente non convinta di ricevere una risposta. Con Clara parlammo a bassa voce del comportamento che aveva adottato Eleonor in questa situazione e a Clara non piaceva la posizione di neutralità che aveva preso. A me non dava tutto quel fastidio. Potevo capire il suo punto di vista e anzi conoscendola avrei scommesso che non avrebbe tagliato i rapporti con Jane.
'Comunque le parlerò oggi, non può continuare così' disse Clara decisa.
'Lascia invece che ci parli io' ero convinta che sarebbe finita male se lo avesse fatto lei.
Poco felice della decisione accettò di non aprire l'argomento con lei e fece un grande sospiro.
'Con lui cosa vuoi fare?' mi chiese e non c'era bisogno di aggiungere chi. Ammetto che schiaffandomi davanti l'argomento mi resi conto di quanto non ero pronta ad affrontare la discussione. Tutta la fatica di cui mi ero caricata i giorni precedenti mi avevano dato l'idea di poter affrontare la sua vista tranquillamente ma tutte le mie già precarie certezze crollarono scendendo dall'autobus e vedendolo davanti al portone.
Abbassai lo sguardo e presi per un braccio Clara incitandola ad entrare subito. Ammetto di aver sentito un grande pugno allo stomaco vedendolo. Tutte le forze dei precedenti giorni sembravano essere svanite mentre la tristezza si impadroniva di me vivida. Entrammo per prime in classe e prendemmo posto ma prima di sedermi Clara mi disse 'vedrai che andrà meglio, fai passare un po di tempo' sorridendo e fui molto grata di quelle parole. La classe si riempì poco a poco ed io ingnorai completamente la sua presenza per tutte le ore che susseguirono. Non fu facile, per nulla. Una parte di me voleva ancora la possibilità di parlargli come prima, avrebbe voluto ridere e scherzare, ma la soffocai immediatamente sentendo l'impulso improvviso di piangere per quante cose avrei voluto fare e avere, e quante cose invece mi erano state tolte nel giro di così poco tempo. 'Lo sai che io ci sono per te' mi disse una volta, ma quelle parole suonavano tristi come non mai adesso. Pretendevo di avere un muro dal lato in cui avrei potuto incontrare la sua figura con lo sguardo e potrei quasi scommettere che lui stesse facendo lo stesso anche se con sentimenti diversi. Quando ruppi il muro immaginario per un secondo notai che non stava seguendo la lezione e che anzi aveva la testa appoggiata sul banco tra le braccia come se stesse dormendo, con la faccia rivolta dall'altra parte. 'Sarà come non averti mai incontrato' pensai e non mi girai più dal suo lato, neanche per sbaglio.

Il suo sguardo su di meWhere stories live. Discover now