2.Il ragazzo nuovo

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Quella mattina mi ero svegliata cinque minuti prima che suonasse la sveglia. "Oggi non avrei fatto ritardo" mi ripetevo ricordando la scottante sconfitta di ieri con il pullman che si allontanava da me con menefreghismo. Mi alzai e andai al bagno a prepararmi e mi lavai i denti. Rimasi a guardare il mio riflesso allo specchio. Mi guardavo dritta negli occhi, i suoi stessi occhi ma distolsi subito il pensiero che sapevo mi avrebbe reso inquieta per tutta la giornata.
Scesi al piano di sotto dove trovai mia madre impegnata con un pacco di documenti. Li rileggeva più e più volte. È molto precisa nel suo lavoro perché è un avvocato e beh, deve esserlo suppongo. Guadagna abbastanza ma per colpa di quella persona (mio padre) ciò che rimane da spendere per noi è molto poco. Per me non esisteva la sua figura né tantomeno mi interessava averla.
«Ann! Ann!» urlò mia madre che non si era neanche accorta che ero già scesa.
«Non urlare, sono qui» le risposi.
«Ah, non me ne ero accorta. Dai forza! O farai tardi!» disse. Ma non c'era bisogno di dire altro, ero determinata a salutare il conducente quel giorno, e non ad insultarlo senza fiato mentre si allontana fino a diventare un puntino all'orizzonte.
Mi misi il giubbotto e uscì di casa.

In autobus ascoltavo sempre la musica (ebbene sì ero salita e avevo guadagnato come ricompensa anche un posto perfetto, il mio prediletto). Era la fermata di Clara. Salì e si sedette di fianco a me, salirono più avanti anche Jane e Eleonor che non fecero che ricordare l'arrivo del nuovo arrivato. Io nel frattempo me lo ero anche dimenticato.

La campanella suonò e tutti entrammo lentamente. Oggi però si respirava un'aria diversa. Tutti aspettavano frenetici l'arrivo di questo nuovo compagno. Sarah si era probabilmente preparata per l'occasione data la maglietta di strass che indossava prepotentemente a costo di accecare qualsiasi povera anime che fosse nel suo raggio d'azione. Questo poteva significare solo che anche lei era pronta per il suo arrivo.
Passò metà mattinata e ancora quello nuovo non era arrivato. Tutti erano impazienti.
Alla quarta ora qualcosa sembrava muoversi. La bidella entrò e fece cenno alla prof di avvicinarsi alla porta e le bisbiglió qualcosa all'orecchio. La prof si girò verso di noi.
«Okei ragazzi..» disse. Tutti erano concentrati sulla porta. Quando fece poi ingresso un ragazzo. Tutti erano rimasti in silenzio a fissarlo. Era un ragazzo alto e magro, i capelli sembravano spettinati e ribelli. "Forse anche lui ha perso contro un pullman" mi ritrovai a pensare.
«Bene ragazzi lui è Lucas! Il vostro nuovo compagno!» disse. Teneva lo sguardo basso. Quando poi alzò lo sguardo fece una panoramica generale della classe dopodiché abbassò lo sguardo.
«Presentati» gli disse la prof. Lui esitò all'inizio ma poi prese fiato.
«Mi chiamo Lucas, ho 17 anni e mi sono appena trasferito» disse.
«Perfetto signorino Lucas! Può andarsi a sedere lì» disse la prof e lui si avvicinò al banco vuoto. La sua camminata era lenta. Teneva lo sguardo basso. Poi lasciò cadere lo zaino a lato e si lasciò cadere anche lui sulla sedia. Tutti lo stavano fissando. Lui teneva lo sguardo fisso davanti a sé, facendo finta di non accorgersene. Vidi sorridere Sarah che disse qualcosa nell'orecchio di una sua amica. Era un sorriso malizioso. Questa voleva dire che le piaceva. Vidi le ragazze guardarlo... mangiarselo con gli occhi. Non potevo obiettare. Pareva davvero un bel ragazzo. Lui abbassò lo sguardo sperando di non avere più attenzioni. I ragazzi lo scrutavano dall'alto al basso. Avevano un espressione indecifrabile.
«Riprendiamo con la lezione» disse la prof «Lucas fa attenzione, poi mi spieghi bene dove sei arrivato tu con il programma» disse. Lui fece cenno con la testa di sì. Tutti prendemmo il quaderno ma pochi prestarono realmente attenzione.

Era finalmente arrivata ora di pranzo. Ci dirigemmo tutti nell'aula della mensa. Un enorme stanza con delle alte finestre e diversi quadri raffiguranti figure cristiane e religiose. I tavoli erano disposti senza un preciso ordine, non per noi studenti almeno.
«O mio dio! Ma quanto è bello quello nuovo?» disse Jane mentre ci sedevamo al nostro solito tavolo.
«In effetti è molto carino» disse Clara.
«Sì non è poi così brutto» disse Eleonor.
«Stai scherzando vero?! È mozzafiato!» quasi urlava Jane. «Vero Ann? Tu che ne pensi?» disse Jane. Io me ne stavo ad ascoltare fissando la poltiglia disgustosa della mensa.
«Penso che alla prossima verifica di algebra sono senza speranza, solo un miracolo mi salverà questa volta».
«Non me ne frega niente di algebra Ann! Il ragazzo nuovo, concentrati» disse sporgendosi con tutto il busto verso di me.
«Ah sì è caruccio» risposi.
«Bellissimo vorrai dire!» disse Jane unendo le mani in segno di adorazione «dove si sarà seduto? Voi lo vedete?» chiese saltellando.
«Sì è lì non lo vedi» disse Clara. Era seduto due tavoli dietro di noi. Io lo vedevo bene. Era da solo e guardava serio il suo pranzo, probabilmente cercando di capire cosa fosse. Muoveva la poltiglia con la forchetta.
«Poverino! Mangia tutto solo. Un po mi spiace» disse Clara.
«E che ti aspettavi è appena arrivato, deve ancora capire cosa lo aspetta tra queste prelibatezze» disse Eleonor fissando disgustata il suo piatto.
«E se lo invitassimo al nostro tavolo?» chiese Jane.
«Sì certo. Va tu però!» disse Clara. Jane la prese alla lettera e si alzò dal tavolo, ma il tempo di fare un passo che Sarah l'aveva già preceduta. Si era seduta di fianco a lui e lui non sembrò fare una sola piega come se non l'avesse nemmeno vista. Gli sorrideva e faceva tutta la carina. Si riusciva a sentire un po.
«Ciao, tu sei quello nuovo, Lucas. Piacere Sarah» disse «ti dispiace se mi siedo e ti faccio compagnia?» lui si giró la guardò negli occhi e si girò di nuovo per poi dire «No affatto».
«Perfetto! Allora raccontami qualcosa di te» disse Sarah «da dove vieni, se fai sport». La domanda così diretta sembrò turbarlo. Aveva intenzione di provarci con lui, era palese questo soprattutto per noi che la conoscevamo da anni.
Lui rimase serio.
«Giocavo a calcio» disse lui.
«Sai in questa scuola c'è una squadra di calcio. Perché poi non ti iscrivi? Sarebbe perfetto» disse lei euforica. Lui non sembrava divertito quanto lei. 
Jane poi sbatté i pugni sul tavolo.
«Non perde tempo!» disse infastidita.
«Dai non arrabbiarti. Sappiamo com'è fatta. È normale» disse Eleonor. Io ero rimasta a guardare la scena. Gli fissavo le mani che si chiusero in un pugno stretto all'improvviso. Gli dava fastidio l'invadenza di Sarah. Lei parlava senza sosta e lui sembrava aver smesso di darle retta. Non faceva che annuire.
Lui all'improvviso alzò lo sguardo che si ritrovò in linea con il mio. Io non mi ero accorta che lo stavo fissando. Mi guardava dritto negli occhi e un brivido mi percorse lungo la schiena.
Abbassai lo sguardo sul tavolo e poi sul cibo disgustoso. Non volevo fissarlo, mi sentii in imbarazzo. Alzai lo sguardo nuovamente su di lui ma senza alzare del tutto la testa. Aveva abbassato anche lui la testa.
«Che hai?» Chiese Clara. Alzai la testa di scatto.
«Cosa? Ehm, niente» risposi.
«Sicura?» chiese.
«Sisi non preoccuparti» le dissi per poi accoltellare con la forchetta quella poltiglia.

Il suo sguardo su di meWhere stories live. Discover now