Tentativo Uno

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Quando arrivammo a casa ero nervoso.

Tancredi continuava a fissarmi, ma nessuno dei due trovava il coraggio di fare nulla. Era come se fra noi due si respirasse un imbarazzo pesante, atipico nella nostra relazione.

L: “Se vuoi..ordino la cena Tanc. Tu disfi le valigie”

T: “Sì, prendi il sushi, mi manca”

Annuii e lo vidi sparire nella nostra stanza. Presi il telefono e decisi per ordinare tanto di quel cibo da farci esplodere.

Ero nervoso, okay? 

Forse sarei dovuto rimanere zitto e non fare quella proposta, ma aspettare di essere...sul momento. Dio, le mie paranoie stavano peggiorando. Nemmeno la prima volta in cui lo avevamo fatto era stato così imbarazzante.

O forse sì.

Flashaback.

Eravamo stesi sul letto e ci stavamo baciando. Sapevo che sarebbe successo e sapevo di non poter più rimandare.

Non ero un grande esperto: non ero stato con molte ragazze e...poi avevo capito di essere gay. 

Il problema? Sapevo come fosse Tancredi e sapevo che non sarebbe stato delicato. Lo percipivo da come mi baciava, da come mi stringeva e da come mi toccava ogni volta.

Frenetico,

Caldo.

Bisognoso.

Non mi resi conto il quel momento di essere con praticamente solo i boxer addosso. Dio, perchè avevo quei boxer osceni a righe fosforescenti? Che imbarazzo.

Lo dimenticai ben presto per quelle che mani che sembravano essere ovunque e da nessuna parte.

Lo facemmo e, come da aspettative, non fu nulla di delicato, ma intenso.

Forse non mi aspettavo nulla di diverso: anche noi eravamo così.

Fine flashback

A quei pensieri arrossii: ero così ingenuo all'epoca, non sapevo nulla di nulla e mi ero semplicemente lasciato guidare. 

Contro ogni aspettativa avevo aspettato un po' prima di concedermi: avevo paura. 

Paura di sbagliare.

Paura che non fosse quello giusto.

Paura di non essere abbastanza.

Paura di essere solo uno dei mille giocattoli che Tancredi aveva avuto.

Paura di perderlo.

Così avevo aspettato e, forse avevo fatto bene: era stato meglio per entrambi. Con il tempo anche il mio ragazzo mi aveva raccontato che anche per lui era stato...difficile: era la sua prima volta con un uomo e non voleva fare cazzate o farmi male.

Perso nei miei pensieri, non mi resi conto del campanello che stava  suonando.

T: “Cazzo Le, mi sta trapanando il cervello, apri sta cazzo di porta”

L: “Stai calmo però, ora vado”

Sbuffai e mi alzai. Aprii la porta e ritirai il cibo, ringraziando il ragazzo delle consegne e lasciandogli una piccola mancia. 

Era giusto così.

Quando tornai in cucina, Tancredi non era ancora lì: che cazzo stava facendo?

L: “Hai rotto i coglioni col campanello e ora non ci sei. Che cazzo stai facendo?”

T: “Stavo disfando la merda di valigia che ti sei fatto. Mammina non ti ha insegnato a piegare la roba?”

L: “Io? Sei tu lo stronzo disordinato che lascia sempre la merda in giro”

Storie sui Tankele//Part oneWhere stories live. Discover now