Stretti In Un Abbraccio

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Cosa avevo fatto quella settimana? Assolutamente nulla se non piangere.

Avrei dovuto dimostrare a Tancredi che doveva rimanere con me, che doveva solo stringermi al suo petto, ma appena messo piede nella nostra ormai vecchia stanza venni travolto dai ricordi e,di conseguenza, dalle lacrime.

Non potevo costringere una persona a restare con me se aveva preso la sua scelta, non ne avevo il diritto. 

Mi sarebbe passata, ci sarebbe solo voluto tempo e pazienza. Il problema? Non ci credevo nemmeno io. 

Non gli avevo  permesso di entrare per prendere i vestiti di ricambio per paura che se ne andasse davvero. Stava girando da una settimana con gli abiti degli altri,ma sinceramente? Non me ne fregava un cazzo.

Non che io avessi variato outfit di sovente: continuavo a tenere la sua felpa addosso e la faccia sprofondata nel cuscino.

Dio, ero come le ragazzine appena state lasciate dal fidanzatino. Perchè dovevo essere così sensibile?

Non vedevo nessuno, se non  Diego che saliva a portarmi il pranzo e la cena. Per il resto? Netflix, film romantici in cui i protagonisti finivano per sposarsi e fiumi, laghi di lacrime.

Ero entrato in una spirale di solitudine dalla quale non volevo uscire.

Pensavo davvero di aver trovato la persona giusta. Gli avevo dato tutto, fin dal primo momento e non mi ero mai tirato indietro.

Mi ricordavo nitidamente il momento in cui si era ufficializzata la nostra coppia.

Stavamo per partire per Milano.

Eravamo tutti alla stazione pronti per prendere il treno, ma chi mancava? Tancredi. Nonostante le chiamate continuava a non rispondere e a ignorarci: il presupposto per iniziare un'ottima convivenza. Quando arrivò mancavano esattamente 5 minuti alla partenza, ma lui aveva deciso di farci ancora aspettare.

T:”Ah Le, prima di partire ti volevo chiedere una cosa”

L:”Non puoi farlo in treno? Siamo già in ritardo e non vorrei perderlo”

T: “No, voglio farlo mentre siamo ancora nella nostra città.”

L:”Se è così importante dimmelo, ma veloce”

T: “Ti va di diventare il mio ragazzo?”

Mesi di uscite, di tentativi ufficializzati ,di corsa,  davanti alla banchina del treno. Così era iniziato il nostro rapporto: senza troppe pretese, senza dichiarazioni smielate, ne' cene romantiche. Solo noi due, delle valigie, le urla degli altri perchè stavamo per rimanere a Roma Termini e un abbraccio. 

Lo amavo così, nonostante fosse l'opposto del ragazzo perfetto.

Era il mio ragazzo imperfetto.

Ero così immerso nei miei pensieri che non mi resi conto del bussare incessante alla porta. Erano le 20:30: doveva essere Diego  con la cena.

Mi alzai e gli aprii, regalandogli un sorriso sincero.

D: “Stasera sto un po' con te, ti va?”

L :”Non sono una gran compagnia nell'ultimo periodo, ma se resti con me sono felice”

D :”Ho ordinato le pizze ed..eccole qua! Ho pensato che cibo e chiacchiere fossero il connubio perfetto per tirarti un po' su”

L :”Sei proprio uno...scemo”

Ogni volta che provavo a dire stronzo mi si formava un nodo in gola. Il mio stronzo era solo uno.

D: “Non hai idea di quanto mi ferisca vederti così..come va bro?”

Storie sui Tankele//Part oneWhere stories live. Discover now