Scambio Di Personalità

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Quel pomeriggio eravamo usciti per Roma: un giro tranquillo, senza fare nulla davvero, proprio come ai vecchi tempi. Era bello camminare senza che nessuno si girasse a guardarti per il tuo accento e le tue uscite da "coatto". 

Eravamo stati in giro fino alle 18: il tempo era fottutamente volato. 

D: "Stasera che facciamo?"

L: "Cosa avremmo fatto fino a quattro mesi fa?"

T: "Giretto al locale, discoteca e probabilmente finire a sboccare in un parco pubblico"

G: "Appoggio l'idea di Tancredi"

D: "Non male sai? La sera del gioco del drago non ero così carico come ai vecchi tempi"

L: "Mi state dicendo che usciamo a bere? Dio, sì."

Diego, Gian e io scoppiammo a ridere: Lele era sempre stato l'anima della festa, era come se cambiasse completamente personalità. E..attenzione, non quando era brillo, quando era davvero ubriaco.

Lo avevamo visto fare cose che nessuno si sarebbe mai aspettato e io non vedevo l'ora. Non eravamo degli alcolizzati..ecco, forse un pochino sì all'epoca, ma eravamo giovani. 

T: "A che ora ci vediamo?"

D: "Dieci nel solito vecchio posto?"

L: "Raga, mi fate piangere. Non vedo  l'ora"

G: "Andata e mi raccomando: non ci si trattiene. Fanculo la fama, questa notte sarà la nostra notte"

T: "Gian è tornato. Bro, sei tornato"

D: "Ci eri mancato"

L: "Lontano da Marta ecco che si libera l'animo da ribelle"

Scoppiammo a ridere per poi guardarci: era deciso, non si tornava indietro. Dopo esserci salutati ognuno prese la sua strada per casa con un sorriso stampato sulle labbra.

Una volta rientrato, dissi a mia madre e mio padre che non sarei tornato a dormire quella sera dicendo che sarei rimasto da Lele, ma probabilmente capirono: mi conoscevano troppo bene e ci conoscevano troppo bene. 

Mi misi a giocare alla play per ingannare il tempo che rimaneva prima di prepararsi. Ovviamente non si cenava, chiaro. 

Purtroppo, la mia partita più emozionante venne interrotta dallo squillo del mio cellulare: vaffanculo.

Guardai lo schermo: "Lele" e le notifiche di venti messaggi. Cazzo.

T: "Stavo nerdando in tranquillità"

L: "Non me ne frega un cazzo, cosa ti metti?"

T: "Boh, penso la salopette di jeans, maglietta bianca e scarpe bianche.Te?"

L: "Secondo te io ti chiamo senza motivo?"

T: "Potresti, sei pazzo"

L: "Gne gne gne, che cazzo mi metto?"

T: "Stupiscimi , una volta lo sapevi fare bene."

E detto questo staccai. Nemmeno il tempo di posare il telefono che sentii la notifica del messaggio: "Sei proprio inutile, fanculo"

Scoppiai a ridere e decisi di cambiarmi: ormai la mia partita era stata brutalmente interrotta.

Una doccia veloce, capelli e vestiti: ero pronto, pronto al devasto. Uscii di casa relativamente in orario e mi recai verso la metro. Avevo da fare solo quattro fermate: ero il più vicino. Quando arrivai c'era solo Gian: eccolo il mio compagno storico di bevute.

T: "Bro non mi sembra vero"

G: "Sono emozionato come i minorenni durante la prima sbronza"

T: "Mi sento così a casa"

Storie sui Tankele//Part oneWhere stories live. Discover now