X - iFaceMyMistakes

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Erano ormai cinque giorni che Tori non si presentava a lavoro. E cinque giorni che Thomas che non aveva notizie di lei.

Aveva lasciato scorrere il primo giorno, preferendo far finta di nulla e lavorando come al solito. Ma già dal secondo, quando gli altri avevano cominciato a farsi domande, Thomas si era ritrovato da solo a fare i conti con la sua assenza.

Perché la giustificazione che aveva usato Tori, un'improvvisa influenza, poteva aver funzionato con il direttore e con i colleghi, ma non con lui. Era una scusa che poteva stare in piedi per tutti, tranne che per chi la conosceva veramente.

Per lui era chiara come il sole, la ragione per cui Tori avesse smesso di venire a lavoro.

Ma ogni mattina, Thomas era obbligato a nascondersi dietro una maschera e comportarsi come se fosse tutto tranquillo. Non poteva permettersi di rivelare a qualcuno quello che c'era stato con Tori, o quello che era successo quella maledetta sera di Ottobre.

Nessuno doveva sapere, ne andava del suo matrimonio.

Le cose con Tori si erano svolte così rapidamente, tanto travolgenti da non lasciargli tempo e modo di realizzare quanto fosse difficile la situazione. Si era lasciato sopraffare da un attimo di debolezza, da un legame basato sulla complicità, sull'eccitazione di un bacio. Non sentiva di dover rimpiangere ciò che aveva fatto, ma ancora oggi non riusciva a trovare una spiegazione alle sue azioni.

Avrebbe voluto soltanto sapere come gestire tutto questo, e l'unica persona con cui desiderava parlare, era anche l'unica che non gli rispondeva al telefono.

Chiamate rifiutate, messaggi ignorati. Tori sembrava essere sparita dalla sua vita nel giro di poche ore.

Ogni giornata che passava Thomas si malediceva per essere arrivato a questo, per averla fatta scappare, ma non voleva darsi per vinto. Stava male, e stava male anche per lei. Credeva di capire cosa provasse, ma più di tutto aveva bisogno di sentire di nuovo la sua voce.

Provò per ore a telefonarle, sul cellulare e a casa, ma mai nessuno si faceva vivo dall'altro capo.

Giunto al quinto giorno, nonostante continuasse a provare, le speranze si erano ridotte al lumicino. Thomas aveva appena terminato il suo turno e, nel parcheggio davanti alla sua moto, si stava preparando a riattaccare l'ennesima chiamata inascoltata.

Stavolta, però, fu Andre a spezzare un silenzio che durava da troppo. Ne aveva abbastanza di essere tempestato di telefonate mattina e pomeriggio, ma soprattutto, di vedere la sua migliore amica sempre in lacrime. Aveva dunque deciso di prendere il coraggio a due mani, e intromettersi in una questione già dannatamente complicata.

Appena sentì aprirsi la comunicazione, Thomas ritrovò un barlume di fiducia. – Pronto, Tori? Tori, sei lì? –

Si trovò subito a scontrarsi con Andre, già seccato. – No, non sono Tori. –

Thomas non chiedeva altro che poter parlare con lei, provare a chiarire, semmai ci fosse stato un modo per farlo. – Puoi passarmela? –

Andre si voltò verso l'amica, a un paio di metri da lui. Era raggomitolata sul divano, avvolta in una calda coperta e con il viso ancora rigato dal dolore. Gli si spezzava il cuore, a vederla così per colpa di un ragazzo che aveva saputo accontentarsi di ciò che aveva nella vita.

- Non ci penso nemmeno. –

Thomas trasse un profondo respiro. – Andre, per favore, lasciami parlare con lei solo per un minuto. –

- Tu non meriteresti di parlare nemmeno con me, ma mi sono stufato di questa storia, e mi sono stufato di te. –

- Lasciami provare a spiegare... -

Diamond Dreaming EyesWhere stories live. Discover now