VI - iCanOnlySeeTheClouds [parte 1]

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Per certi versi, le preoccupazioni di sua madre non erano totalmente infondate. Spostarsi in un'altra città senza progetti e senza neanche troppi soldi in tasca non era la cosa più semplice del mondo.

Erano trascorse quasi due settimane da quando era arrivato a Los Angeles, e Freddie continuava a vivere in quello squallido motel vicino all'aeroporto. Era ancora senza lavoro, i fondi che si era portato dietro da Seattle erano contati e questo rendeva impossibile trovare un'altra sistemazione.

Giorno dopo giorno stava affrontando le difficoltà di una vita che, se non si è pronti, non lascia scampo. E ad affliggerlo ancora di più, era ovviamente Sam.

Solo nella sua stanza, i pensieri presero a viaggiare verso di lei e, di conseguenza, verso Gabriel.

Doveva dire la verità, non gli aveva fatto una brutta impressione. La sera in cui si erano conosciuti ci aveva scambiato giusto due parole, pronunciate a denti stretti, ma la prima idea che aveva avuto di lui era, tutto sommato, positiva. Sembrava un tipo a posto, tranquillo e convinto di sé, e perfino simpatico.

Un bravo ragazzo, e nessuno sapeva quanto pesasse a Freddie ammetterlo.

Non poteva certo nascondere il fastidio che gli provocava saperlo e vederlo accanto a Sam, o il disturbo che lo avrebbe accompagnato ogni volta che si sarebbero incontrati, ma doveva provarci, o almeno fingere.

Freddie fu improvvisamente distratto dallo squillo del cellulare. Rispose senza prestare attenzione al numero.

- Pronto? –

- Ciao, Freddie. –

La schiena gli si irrigidì all'istante, mentre lo sguardo andava a sbattere contro il muro.

- Sam? – aveva riconosciuto benissimo la sua voce.

- Come stai, Benson? –

- Bene... - balbettò. – Abbastanza bene. –

- Ieri sera ho parlato un po' con Beck. –

Freddie finse spavalderia. – Beck? Non sapevo foste così uniti. –

- Ci conosciamo quanto basta, credimi. –

Lui abbozzò una mezza risata. – Ok, ok... e posso chiedere di cosa avete parlato? -

- Di te. -

- Di me? -

- Esatto, e mi ha detto che ancora non hai né un lavoro né un posto dove stare. E' così? –

Sempre dritta al punto. Freddie si trovò subito a corto di fiato. – Beh, veramente io... -

- Non raccontarmi storie, Benson. Sono più portata a credere a Beck che a te, diciamoci la verità. Allora, è così? –

Il tono di Sam era deciso ma privo di inflessioni, e Freddie faticava ancora a capire il senso di quella telefonata. – E' vero. – confessò abbassando gli occhi.

- Ascoltami, ho pensato a una cosa. Nell'azienda dove lavoro si è liberato un posto nel reparto informatico, potrei organizzarti un colloquio, conosco il tizio. Potrebbe interessarti un vero lavoro da nerd? –

- Come... -

- E non ho finito! – lo interruppe. – In questi giorni hanno liberato un appartamento non lontano dal mio. Da quello che ho visto non è ridotto male, e l'affitto è discreto. -

Freddie non sapeva più che pensare. All'inizio aveva creduto si trattasse di uno scherzo, specialmente conoscendo Sam, ma ora cominciava a prenderla in considerazione. E per un attimo si sentì disorientato.

Diamond Dreaming EyesWhere stories live. Discover now